(t. ve.) LA NOTIZIA: IL sostituto Paolo Ielo e la pm Barbara Zuin hanno optato per il rito immediato. Inoltrata la richiesta, attendono che il gip decida. Stesso stato d’animo per Marcello De Vito, nuovamente segregato nella propria abitazione, mentre riprende la conta dei termini di custodia cautelare. Come noto, a suo carico l’addebito dei pm che facesse parte del gruppo di sostegno alle mire di Luca Parnasi, una frazione del «metodo corruttivo» dell’imprenditore. Si parla dell’«affaire Stadio della Roma» a Tor di Valle. Un’accusa smontata pezzo per pezzo dai giudici delle Cassazione. Per i quali i pm di piazzale Clodio avrebbero «interpretato», a proposito di De Vito, le accuse di Parnasi, non meglio «esplicitate» né sostenute «da ulteriori elementi indiziari». Effetto, l’annullamento dei provvedimenti cautelari. Di qui la scelta della pubblica accusa del rito immediato che si traduce nel superamento del giudizio preliminare e l’affidamento al dibattimento in aula l’esito delle indagini.
Il nuovo stop per Marcello de Vito ha avuto conseguenze anche sotto l’aspetto «politico», poiché il/ex presidente del Consiglio comunale di Roma non potrà riassumere le funzioni rappresentative precedenti l’arresto. Comprese quelle svolte nell’ambito della Città metropolitana nella quale assolveva al compito di «assessore» per Mobilità e Viabilità, Pianificazione strategica e Urbanistica e Lavori pubblici. Tutto interrotto il 20 marzo scorso.
Per questa parte, dopo le decisioni giudiziarie, gli incarichi erano transitati verso Carlo Caldironi, consigliere comunale pentastellato di Tivoli. E confermati dopo le elezioni amministrative. Per surroga. In entrambi i casi. Perché il titolo di consigliere metropolitano dipende dalla elezione a consigliere comunale. Il «gioco dell’oca». A causa dell’arresto, De Vito dovette rinunciare al Campidoglio, e, di conseguenza, a Palazzo Valentini. Se fosse stato reintegrato nell’aula Giulio Cesare, la sindaca avrebbe dovuto sottoscrivere la revoca relativa dagli incarichi nella Città metropolitana. Per
mantenerli a Carlo Caldironi. Il quale li ha potuti ri-assumere dopo essere subentrato nel Consiglio comunale di Tivoli alla dimissionaria Rosa Saltarelli, non eletta sindaco per i 5stelle il 26 maggio scorso, ma entrata di diritto nell’assemblea cittadina. E, in sequenza, nella Città metropolitana. Il 25 giugno il decreto della Raggi con l’assegnazione delle «mansioni» esecutive a Caldironi (la legge Del Rio istitutiva delle città metropolitane esclude la presenza di assessori, con quel che ne consegue).
Lo stesso 25 giugno, la sindaca Virginia Raggi ha nominato la vice. A un anno e mezzo di distanza dalla revoca della delega a Fabio Fucci, ex sindaco di Pomezia. Ora la città metropolitana è affidata a Teresa Maria Zotta, presidente della commissione Scuola della capitale. Mentre per la Città metropolitana si occuperà di Politiche culturali e Giovanili, Edilizia scolastica, Formazione professionale, Attività turistiche, Bilancio e partecipate. E’ romana. Vedremo come si occuperà della provincia.