(t. ve.) STAMATTINA, ALL’ALBA, tra le 4 e le 5, Tivoli e Guidonia Montecelio sono state teatro dell’«operazione Adriano», nel corso della quale i carabinieri della Compagnia di Tivoli hanno eseguito un’ordinanza di custodia cautelare emessa dal gip presso il tribunale di Tivoli, su richiesta della procura della Repubblica, nei confronti di 11 persone (5 in carcere e 6 agli arresti domiciliari) per il reato di «spaccio aggravato di sostanze stupefacenti». Numerose le relative perquisizioni.
L’«operazione Adriano» – così convenzionalmente denominata dai carabinieri –, ha consentito di ricostruire l’operatività di un gruppo criminale dedito allo spaccio di sostanze stupefacenti, operativo principalmente all’interno dell’«Adrianella», il complesso delle case popolari dell’Ater meglio noto come il «triangolo», vicino a Villa Adriana, il sito dell’Unesco, ed anche a luoghi insospettabili, quali una frequentatissima, famosa non soltanto localmente, gelateria.

IL GIP DEL TRIBUNALE DI TIVOLI: «UNO SCENARIO FRANCAMENTE ALLARMANTE»
«In un periodo di investigazioni relativamente circoscritto – si è trattato di un bimestre che ha compreso gli scorsi mesi di febbraio e di marzo 2019 – i tenaci ed efficaci sforzi dei militari hanno fatto emergere uno scenario francamente allarmante, caratterizzato dalla disinvolta, pervicace e ben organizzata realizzazione, in varie zone del territorio tiburtino, di stabili punti di spaccio di stupefacenti assortiti (cocaina, crack, derivati della cannabis e anche eroina). Principale motore di tale ininterrotta attività di colonizzazione delittuosa di più zone del tiburtino – da Tivoli a Villa Adriana e a Tivoli Terme – è certamente M. S., che promuove, organizza, coordina, rifornisce, controlla e dirige più piazze, presidiate da vari pusher alle sue dipendenze, organizzati su turni e orari nel cuore della notte, talora anche riforniti di vitto e generi di conforto; qui vengono smistati e indirizzati numerosi tossicodipendenti, molti dei quali sono clienti abituali»

Dal comunicato diramato dai carabinieri e dalla procura della Repubblica, si apprende che l’inizio delle indagini, a febbraio dell’anno scorso, si deve alla solerzia di un carabiniere fuori servizio, «che, nel passeggiare per il centro cittadino di Tivoli, percepiva una concitata conversazione telefonica tra un professionista del luogo ed altra persona in merito a pagamenti di somme di denaro. La professionalità dei carabinieri della Compagnia di Tivoli ha consentito di svelare “ramificazioni criminali” in cui emerge la figura di M. S. del 1989 – dal dicembre 2019 agli arresti domiciliari per detenzione di un fucile a canne mozze – che, con la collaborazione di numerose persone, tra cui L. C. del 1969 e M. M. del 1986, aveva organizzato un fiorente mercato di più tipologie di narcotici, sia delle cosiddette droghe leggere, sia di cocaina e crack, circondandosi di più pusher che partecipavano alla redditizia attività delittuosa.
«L’attività investigativa dei carabinieri – conclude il comunicato –, svolta con intercettazioni e servizi di osservazione, ha interrotto una diffusa e capillare attività di vendita di narcotici nell’area tiburtina che tendeva a estendersi nei comuni limitrofi e anche al IV e VI municipio di Roma».
La delimitazione «“Tiburtina dentro-Tiburtina fuori” il confine della capitale», conferma come l’occupazione del territorio «geografico» sia tema sempre più interessante, al limite della sopravvivenza, per le bande. Perché all’accentuata presenza delle forze dell’ordine e alle «azioni mirate» che hanno caratterizzato gli ultimi mesi – si pensi alla più recente di due giorni fa tra Tor Bella Monaca-San Basilio-San Lorenzo –, in esecuzione della strategia «piazze dello spaccio», corrisponde l’occupazione da parte delle cricche criminali della «seconda periferia», la «cintura» capitolina.

Qui e in alto, il «triangolo» degli alloggi Ater all’Adrianella

Tra gli elementi acquisiti dell’«operazione Adriano», spicca lo «stipendio» agli spacciatori, 50 euro per ogni “turno di lavoro”, sull’esperienza di San Basilio – e prima ancora, dell’«originale» partenopeo di Scampia – organizzati per coprire un nastro orario di 12 ore quotidiane, mentre i rifornimenti a domicilio erano garantiti dai rider, che provvedevano alle consegne senza alcuna interruzione. Per evitare «improduttività», la banda provvedeva a vitto e generi di conforto.
Altre modalità («regole» sostanzialmente), il divieto per l’«interno» di utilizzare utenze telefoniche non «coperte», per «rendere difficile ogni intercettazione telefonica», altrettanto dicasi circa la cessione di stupefacente a credito, così come ricorrere ad altre forme di pagamento al di fuori del denaro contante.