di TOMMASO VERGA
FARINA DEL SACCO di Michel Barbet e Giuseppe Proietti. 12 novembre 2019, profilo ufficiale Facebook del sindaco della città aeronautica. «Occupazione, ambiente e marchio di qualità per uno sviluppo sostenibile del comparto, sono questi i temi al centro dalla richiesta avanzata alla Regione Lazio dal Sindaco di Guidonia Montecelio Michel Barbet e di Tivoli Giuseppe Proietti per definire quanto prima un accordo quadro sul settore estrattivo». Ancora (si perdoni il lessico decisamente soggettivo), si precisa che «Il documento prevede la definizione di norme e percorsi che assieme a Regione Lazio, imprenditori e cittadini, si arrivi alla definizione puntuale di un piano che garantisca la razionale e sostenibile prosecuzione delle attività estrattive, ma che abbia come altro e chiaro obiettivo il risanamento ambientale, morfologico e paesaggistico del territorio».
Sorpresa conoscendo le modalità della politica, Barbet e Proietti sono stati ascoltati, la Regione Lazio sta portando a compimento in questi giorni le modifiche alla legge del 6 dicembre 2004, la numero 17 su cave e torbiere. Variazioni spesso radicali, per la regia di Valerio Novelli, presidente 5Stelle della VIII commissione consiliare. Un grappolo di cambiamenti altrimenti noto come «collegato». Da domattina alle 11 se ne discute in Consiglio regionale, entro la settimana si approva. Seppure in ritardo, a causa del prolungarsi del dibattito su rifiuti e sanità che ha modificato i tempi convenuti nell’assemblea dei capigruppo.
Decisione sul filo di lana. Perché sta scadendo l’anno e mezzo concordato a ottobre del 2018 tra Regione, Comuni di Tivoli e Guidonia, imprese e sindacati. La «traccia» che condusse il Consiglio regionale a farsene carico fu la trattativa sull’«accordo di programma» che impegnò Maria Ioannilli e Davide Russo, assessori nei rispettivi enti locali, nel confronto con l’assessore Gianpaolo Manzella (esclusi sindacati e imprese a causa di formalità istituzionali). A coronare il riepilogo, si dovrebbe esternare un grido di giubilo, un «finalmente!». Invece niente. E’ il contrario. Perché si registra che il sindaco (di Guidonia) dopo il sollecito di 3 mesi fa, si sia scordato della Regione. Stracciata dalla «convenzione tra l’Amministrazione Comunale e le imprese di settore». Non l’unico deficit di memoria. Barbet non ha citato la «convenzione» nemmeno davanti alla telecamera di Buongiorno Regione di Rai3 venuta apposta da queste parti per parlare di travertino. Il paradosso? Tutti hanno parlato praticamente di niente. Quanto alla «convenzione», siccome gli intervistati non risultano affetti dalla benché minima ombra di timidezza, escludendo che l’omissione sia da addebitare a pudore, unica possibilità è che se ne siano già pentiti.
Altro fatto curioso, il servizio del Tg3 del 6 febbraio ha riguardato soltanto le cave di Guidonia. Quando si vuole citarle, l’utilità del paragone con Tivoli investe esclusivamente i tributi. A differenza della consorella lì non ne pagano, perché lo splendido Palazzo San Bernardino non ne chiede.
Dopo l’annuncio di Barbet, che fine ha fatto la “convenzione”?
Entrando nel merito, in attesa di conoscere i dettagli, non resta che illustrare i contorni della «convenzione». Partendo dal supporto, il «tavolo grande» del 29 gennaio. Attorno al quale – come spiega la foto presa in prestito dal profilo Facebook del sindaco – Michel Barbet non sedeva da solo. Del Comune ci si sarebbe aspettati di vedere Manuela Bergamo, l’assessora all’Ambiente, e quello alle Attività produttive, Davide Russo, protagonista come detto dell’«accordo di programma» con Manzella. Niente, assenti entrambi. In cambio, la delegazione comunale era formata da due assessore che non c’entravano niente: Chiara Amati, Urbanistica, in rodaggio da vicesindaco; Elisa Strani, Cultura e pubblica istruzione. Le quali, verosimilmente, della materia sapevano tutt’alpiù quanto letto sui giornali 18 mesi fa. Nulla fosse, nella riffa tra chi prende parte e chi non, Barbet ha dimenticato le competenze – e ci risiamo…–, il che non stupisce. Competenze? Propaganda, da vendere in campagna elettorale. Bastante il sindaco, con in mente cosa dire e fare.
Rimirando l’autoscatto, con il sindaco di Guidonia Montecelio e gli imprenditori del travertino, per non pigiare il coltello nella piaga, si dirà che, a differenza dell’altra, la presenza di Chiara Amati non mena scandalo, per quanto non risulti un suo particolare coinvolgimento nelle tematiche del settore, in fin dei conti conosce il Prg e quindi la dislocazione della quarantina di cave guidoniane. D’altronde, «quando il sindaco chiama una risposta non gliela puoi negare» (pur che si voglia: né ammesso né concesso). Altri al suo posto si sarebbero comportati allo stesso modo. Una volta vigeva «uno vale uno», ora «uno e pure le altre».
Di Elisa Strani – perdoni la posizione, la scaletta è compilata in ordine alfabetico –, assessora alla Cultura dal novembre 2017, sindaca-ombra-omnitutto, non si citano iniziative e opere proprie della delega di appartenenza. Le cronache recenti si appuntano sull’incarico del Comune (in odor di revoca) a Francesco Consalvi (15 mila più spese), l’avvocato titolare dello studio con lei «praticante».
L’agenda del sindaco dipende dalle correnti, dalle liti interne ai 5stelle
Allungare il racconto significherebbe perdere di vista Michel Barbet. Nei confronti del quale si è stati a lungo silenti, consapevoli che occorreva tempo per prendere conoscenza della macchina amministrativa ingolfata dai problemi (e dai buffi) ereditati dalla destra (mancanza che ha scatenato gli impeti degli affabili «pecorai da tastiera». Una pioggia di insulti mai letta allorché si svuotavano le casse del Comune o quando gli arresti lo decapitavano). Ora, dopo il «rimpasto» dell’altro giorno e quello annunciato per i prossimi – «ci saranno ulteriori cambiamenti, tutti con il chiaro obiettivo di rendere ancora più efficiente e funzionale la nostra attività politica ed amministrativa» – il già rutelliano Michel Barbet (à la guerre comme à la guerre direbbero i francesi; soltanto i francesi però) ha deciso di annunciare alla città che il tirocinio è terminato. E che intende governare. «Privatizzando» la funzione, affidando la sua agenda alle correnti del suo partito, alle liti interne tra i pentastellati. Per garantirsi la permanenza gli occorreva una «prova fedeltà». La sua.
Quindi, come indicavano da qualche tempo le avvisaglie provenienti dal Palazzo, è finita una fase, si cambia. La successiva sarà riepilogata da un manifesto, «la nebbia». E i 5stelle? un orpello. L’opzione di sindaco, supporter e fedelissimi è una «lista civica». Mentre Guidonia Montecelio ha necessità di «buona politica» che partorisca «buona amministrazione». Direzioni opposte.