di TOMMASO VERGA
SANITA’: PRIORITA’ DELLA NOTIZIA? Un medico che «massaggia» i ricoverati nell’ospedale di Tivoli: forse; probabilmente; possibile; eventualmente. Il comunicato della Asl è ultracauto. «Nella nostra Azienda – si legge – ci sono ottimi operatori e le azioni di una sola persona – sempre qualora confermate – non devono minare la fiducia dei cittadini verso l’Istituzione» («istituzione»? mah). Meglio altro, il tradimento degli sci che ha causato la rottura del crociato di Giorgio Santonocito costringendolo il 12 febbraio a operare il ginocchio nell’ospedale di Colleferro (per i non addetti, fanno testo le notizie dei quotidiani sportivi relative agli analoghi infortuni dei giocatori Zaniolo e Demiral). Causa-effetto che non può non stimolare la malizia, perché alla riabilitazione del direttore generale della Rm5 provvede l’«impero Faroni»: il capo della sanità pubblica del territorio a est della capitale è soccorso dalla «Villa Dante» di Jessica Faroni, presidente dell’Aiop Lazio (Associazione italiana ospedalità privata).
Ma c’è l’attualità. Che si sofferma sul nuovo appuntamento con i sindaci dei distretti di Colleferro e Palestrina. Dal quale si apprende che il direttore generale intende conoscere di persona i problemi della Asl che deve governare.
Già. Ma allora che fine farà l’atto aziendale che Giuseppe Quintavalle rivendicò tra le sue competenze, a quale destino andrà incontro? (altra parentesi: la Rm5 ha speso quattrini per insegnare a divulgare – «Dalla Comunicazione istituzionale alla Comunicazione organizzativa», 28 novembre 2018, deliberazione n. 996, a favore di Giovanni Tagliapietra del Nuovo Corriere editoriale, pubblicata dallo stesso Quintavalle –. Allora perché il doppio comunicato-stampa che annuncia l’incontro del 20 febbraio?).
Saltando senza infortunarsi, si arriva al 26 febbraio, ieri l’altro. Deciso: si sceglie di raccontare la «Storia di due ginocchia». Che inizia – ripetizione – con Giorgio Santonocito operato al «Parodi Delfino». Dell’accaduto, il direttore generale della Rm5 perdonerà se non passerà alle cronache per la sua titolazione, quanto per l’effetto positivo di un evento – questo sì in dipendenza della sua persona – che ha esaltato, parzialmente quanto si vuole, le qualità (e l’orgoglio) di un nosocomio da decenni in ginocchio tra falsi annunci e reali minacce.

I vertici di Ortopedia del Sant’Andrea e del «Parodi Delfino» (in alto); al centro, Giorgio Santonocito

Comunque, in virtù dell’altro ginocchio – seppure «su un paziente d’eccezione» –, viene fuori che Ortopedia del «Parodi Delfino» si colloca tra «i pochi centri in Italia dove si può eseguire l’innovativo intervento di “riparazione” del legamento crociato anteriore (Lca) grazie alla collaborazione tra l’equipe della Asl Roma 5 guidata dal dottor Alvise Clarioni e quella del Sant’Andrea guidata dal professor Andrea Ferretti»: così il comunicato ufficiale.
Due ginocchia quindi. Per almeno uno l’«intervento» è riuscito. Si apprende dal bollettino che illustra i dettagli della «nuova tecnica» e soprattutto dal ringraziamento di Giorgio Santonocito all’equipe di Colleferro. Con la «promessa»: il mio ginocchio «non rimarrà un caso isolato, ma attraverso una partnership con il Sant’Andrea contiamo di mettere a disposizione della cittadinanza una procedura realmente innovativa, un punto di partenza per riqualificare e rilanciare l’offerta sanitaria di un ospedale che è e sarà sempre di più, un punto di riferimento per i cittadini». Da qui la stipula della convenzione tra i due ospedali. Firmata il 26 febbraio.
Un’esplosione di sentimenti, un nemmeno celato impegno che vorrebbe dire rimettere in condizione un nosocomio palleggiato tra abbandono e trascuratezza da anni. A cominciare dalle fondamenta, le ginocchia. Stando al comunicato, il direttore generale si direbbe intenda (restituire…) «collocazione strategica» del «Parodi Delfino» sul versante sud della Asl. Il compito più difficile, si vedrà quanto Giorgio Santonocito sarà capace di misurarsi con disegni concepiti e decisi altrove, dalla Regione Lazio all’«atto aziendale» di Giuseppe Quintavalle, il suo predecessore al vertice della Rm5.
Riabilitazione più riabilitazione, per le ginocchia del presidio ospedaliero e dello stesso Santonocito. Al quale provvedono gli specialisti di «Villa Dante». Verrebbe da dire che John Elkann preferisce una Ford a una Fiat. Però, a quanto risulta, non ci sono Fiat nella Rm5.