di TOMMASO VERGA
LA POSTA? 20 MILIONI. Ma potrebbero essere di più; sensibilmente di più. Da quanto si mormora (con una punta di vergogna) tra poco si arriverà a conoscere l’importo. Perchè gli uffici del Comune stanno riepilogando le cifre del contenzioso: a quel punto Guidonia Montecelio finalmente saprà a quanto effettivamente ammonta il credito. E’ l’effetto paradossale causato dalla «vertenza tributi» avviata dai titolari delle cave di travertino.
Perduti procedimenti giudiziari, più d’una le sentenze a sfavore della Cassazione, la recriminazione investe l’esattore dei tributi comunali : «La Tre Esse Italia srl ha avviato negli ultimi giorni – denuncia il “Cvtr” (Centro per la valorizzazione del travertino romano) – una molteplicità di azioni esecutive nei confronti di una pluralità di imprese estrattive che operano nel bacino del travertino del Comune di Guidonia». E’ il cruccio. Compreso in tre cartelle, riepilogo di una controversia iniziata quasi vent’anni fa, unita al «lancio» di una rivendicazione non più riguardante la legittimità del tributo. Che dev’essere corrisposto ha sancito la Cassazione. Salvo l’aliquota, inferiore rispetto a, poniamo, una abitazione.
La «manovra-condono» la deve deliberare il Comune. Al quale è vietato
Era l’Ici un tempo, l’Imu dopo, la Tasi, insomma i tributi locali tutto compreso. Ammontare ragguardevole, che le aziende vogliono sia «limato». Una rivendicazione che chiama in causa il sindaco Michel Barbet e l’assessore al Bilancio Carlo Alberto Pagliarulo. Ovvero, il Comune di Guidonia Montecelio.
Perché – si sottolinea nella «piattaforma rivendicativa» – «in qualità di ente concedente, codesto Comune ha il potere di dare indicazione al concessionario (la Tre Esse appunto, ndr) su come procedere al fine del miglior soddisfacimento degli interessi del concedente che il concessionario è tenuto a garantire con priorità su ogni altra considerazione». Tanto più che lo «stesso Comune ha auspicato e promosso il formarsi di una sede conciliativa nella quale le contrapposte istanze ed esigenze, incluse quelle di carattere tributario, riferibili all’attività estrattiva, possano trovare un componimento soddisfacente per tutte le parti».
Un preambolo che riporta all’ordinanza della Cassazione del marzo 2009 contro la «Travertini Caucci spa», a favore dell’ente locale. Illustrata su queste pagine, evidenziando la diversità tra l’obbligatoriamente acquisito versamento dell’imposta e la differenziazione dell’aliquota. In sostanza, i tributi debbono essere corrisposti; mentre la «destinazione d’uso vale solo per la diversa determinazione del valore venale, cioè dell’imponibile, essendo ovvio che un’area con destinazione industriale / estrattivo, ai fini esclusivamente edificatori, ha un valore oggettivo inferiore rispetto ad un’altra destinata a edilizia residenziale».
Pretese che il «Cvtr» ha avuto modo di illustrare nella riunione di ieri pomeriggio a Guidonia, nel palazzo comunale. Con il primo cittadino affetto da raucedine, a sparare a palle incatenate ha provveduto Elisa Strani. Bersaglio prescelto, la «Tre Esse», rappresentata dalla general manager Delia Corsi. La quale avrà preso nota del fatto che, a dire del «Cvtr», «le procedure esecutive sono viziate da errori e duplicazione degli importi …». Possibile? Certamente. Stranezze e inesattezze «marca Tre Esse Italia srl» non sono rare, talvolta l’azienda si è mostrata non esattamente ineccepibile nella sua attività.
Mentre, invece, appare assai complicato lenire una «consistenza che in alcuni casi è superiore ai quattro milioni di euro, che comporterebbe, ove tali pretese dovessero essere coattivamente soddisfatte, l’impossibilità per le imprese interessate di proseguire nella loro attività…»
Si diceva della Strani, ma l’interrogativo investe anche le opposizioni in Consiglio comunale – in questa circostanza d’accordo con Barbet –: sono sicuri la vicesindaca «reale» e gli altri che la «Tre Esse» sia la controparte? Perché, stando alla nota del «Cvtr», dovrà essere il Comune di Guidonia a sbrogliare la matassa. Nessun impedimento per il futuro. Ma quel che si richiede urgentemente è una manovra-condono del pregresso. Atto che toccherebbe al Comune che però, a ogni effetto, non può agire, impedito com’è da vincoli di varia natura. Non escluse le sanzioni: chi pagherebbe l’eventuale danno erariale? Infine, un inverosimile «sconto» non potrebbe non avere ricadute sull’intera città: come potrebbe Palazzo Matteotti negare simile beneficio al cittadino non titolato? Alla «rottamazione» non fu possibile aderire – neppure alle aziende – a causa della condizione di pre-dissesto dei bilanci. Un ripensamento? impossibile.
Il «tavolo» (si immagina sempre il solito), verrà rioccupato, come s’è detto, alla fine della perlustrazione dei crediti del Comune. C’è un rischio per le aziende: che il debito delle cave aumenti. Comportamenti strani.
Giovanni Bailonni, «Tre Esse Italia»: la «vertenza» è iniziata nel 2002 Non ci è consentito agire con discrezionalità, le regole vanno rispettate
Giovanni Bailonni è tra i dirigenti della «Tre Esse Italia», l’azienda che si occupa della riscossione dei tributi della città di Guidonia. Cosa sta succedendo, come si deve intendere la «vertenza» sui tributi locali aperta dai proprietari delle cave di travertino?
«Non possiamo sospendere le azioni in atto, non possiamo ricorrere a modifiche o cambiamenti, per il pregresso non ci è consentito agire con discrezionalità a fronte di norme stabilite dal Comune di Guidonia Montecelio. Per il futuro, com’è ovvio, se le regole venissero modificate, ci adeguereremmo».
– Siete accusati di non interessarvi alla possibile chiusura delle cave, così denuncia il Centro per la valorizzazione del travertino.
«Non posso soffermarmi su quel che richiedono gli imprenditori, l’unico termine che permette di entrare nella vicenda riguarda la funzione della Tre Esse. Siamo consapevoli del disagio delle aziende, non si pensi a mancanza di sensibilità. Ma ci sono le norme, le regole che dobbiamo rispettare. E’ come dire che l’agenzia delle entrate crea un danno, favorisce la chiusura delle imprese. Si tratta di leggi, non di scegliere l’opzione da adottare, quale la più preferibile. D’altronde, quella che lei definisce “vertenza” va avanti dal 2002, gli imprenditori potevano accantonare in tutto o in parte le somme relative ai tributi, non irrigidirsi sulla posizione che non dovessero pagarle. I nodi prima o poi vengono al pettine. La Cassazione ha stabilito il contrario, i ricorsi sono stati respinti. Noi non possiamo che continuare a fare il nostro compito».
– Non si potrebbe rateizzare le somme richieste?
«Non è possibile. C’è in proposito una delibera del Consiglio comunale di Guidonia Montecelio che lo vieta in presenza di contenzioso. Come nel nostro caso».