di TOMMASO VERGA
E’ LA PRIMA VOLTA: nella multidecennale storia della discarica di Guidonia Montecelio, un atto processuale attesta che all’Inviolata sono stati scaricati illegalmente rifiuti speciali «e segnatamente pneumatici usati, rifiuti cimiteriali, radiologici, sanitari, fanghi di depurazione delle acque, rifiuti provenienti da demolizioni (anche contenenti residui di cemento-amianto)».
Non è l’unico motivo che dà corpo agli addebiti, ma certamente si è in presenza di un «inedito». Che, per quanto a distanza di tempo, scalda i cuori perché dà ragione alle accuse (non giudiziarie) di tantissimi cittadini, in larga misura – ma non solo – abitanti di Guidonia Montecelio e di Mentana (non soltanto quand’era una) – in lotta contro la discarica dell’Inviolata. Senza timore alcuno. Il riepilogo è contenuto nella richiesta di rinvio a giudizio a firma del sostituto procuratore della Repubblica Alberto Galanti. Accolta da Ezio Damizia, giudice per le indagini preliminari. Tredici le persone convocate in Camera di consiglio a piazzale Clodio domani, 27 febbraio.
La pubblica accusa, relativamente ai rifiuti speciali sotterrati negli invasi dell’Inviolata, specifiche tabelle illustrative a parte, sostiene trattarsi di attività risalenti a Ivano Felici (preposto all’«Ecoitalia srl»), Paolo Magrini (direttore tecnico e procuratore speciale della discarica stessa), dell’autotrasportatore Dino Scarocci (conferitore di rifiuti non autorizzati); tutto sino al 12 febbraio 2014 – data di chiusura del sito –. Costoro, «con più operazioni e attraverso l’allestimento di mezzi e attività continuative organizzate» «gestivano abusivamente» «ingenti quantitativi di di rifiuti all’interno del sito» al fine di «conseguire un ingiusto profitto».
L’elenco inizia con la «Z», come Zadotti. Insieme al nome, Francesco e a un numero, il +12. A Francesco Zadotti – legale rappresentante della «Colari Ambiente srl» – fanno seguito (in ordine di «titoli») Gianmario Baruchello, «inventore» dell’impianto per il trattamento biologico dei rifiuti (il Tmb) all’Inviolata di Guidonia Montecelio (entrambi difesi dall’avvocatp Franco Giampietro); Flaminia Tosini, direttrice delle Politiche ambientali e del ciclo dei rifiuti della Regione Lazio (il 21 febbraio era presente al sopralluogo della cava di travertino della Str spa); Umberto Ferrucci, già sindaco di Guidonia Montecelio, successivamente dirigente dell’Urbanistica del medesimo Comune (difeso dall’ex parlamentare missino oggi leghista Vittorio Messa); Stefania Panella Prosperetti, archeologa, funzionaria del Mibact; Manlio Cerroni, il «re della monnezza»; la «Ecoitalia srl». Inoltre: il capo della segreteria dell’ex assessore regionale Michele Civita, Francesco Raffaelli (al quale il pm contesta, insieme a Graziella Zizi, dirigente di Autostrade per l’Italia, anch’essa indagata, di aver soprasseduto sulla mancanza del parere della società. Secondo il pm ciò avrebbe consentito la costruzione, non permessa stando ai regolamenti, dell’impianto a 30 metri dal confine autostradale).
Tra le accuse mosse da Alberto Galanti ci sono i dati delle falde acquifere inquinate che sarebbero stati tenuti nascosti per consentire lo smaltimento dei rifiuti. Gli atti finiti nell’inchiesta sono stati emanati nel biennio 2013- 2015. I permessi e le omissioni – dai rifiuti speciali, alla costruzione dell’impianto per il Tmb in presenza di vincoli archeologici, dalla formazione del sesto invaso dell’Inviolata all’inquinameno delle falde acquifere: tutto, a giudizio del pm Alberto Galanti sarebbero passati per provvedimenti irregolari a favore degli interessi del gruppo di Manlio Cerroni.
Ad agevolare le aziende dell’avvocato di Pisoniano, il riepilogo annota dirigenti della Regione Lazio, della Soprintendenza regionale e di Autostrade per l’Italia. Stralciate le posizioni della consorte di Mauro Ceci, Isabella Stolfi, titolare dell’«Edil Moter», la srl costruttrice del Tmb, e di Monica Cerroni, figlia di Manlio, il «Supremo» dell’immondizia.