Il codice Iban: IT 46 S 08327 39450 000000002042

500 FAMIGLIE AL limite della quotidiana sopravvivenza. Non si parla di «contagiati» ma degli effetti arrecati dal lockdown, il blocco deciso dal governo quale contrasto del Coronavirus. Un protocollo di emergenza che impedisce i movimenti delle persone e delle attività in tutto il Paese. Obiettivo, salvaguardarne la salute ed anche la vita. Quanto accaduto nei mesi scorsi in Cina, a Whuan e nella provincia dello Hubei, si ripropone in Italia in questi giorni. Con ricadute pesantissime. Prima fra tutte, lo scompiglio apportato dal Coronavirus alle regole del «lavoro nero».
Del fenomeno aveva parlato due giorni fa Giuseppe Provenzano, il ministro per il Sud e la Coesione sociale: «L’economia meridionale ha una vasta zona grigia di sommerso che ha riflessi anche sull’economia legale – aveva esordito il ministro –. Finora, chiaramente, le misure del governo a sostegno dei lavoratori hanno riguardato ‘l’emerso’. Ma se la crisi si prolunga, dobbiamo prendere misure universalistiche per raggiungere anche le fasce sociali più vulnerabili: le famiglie numerose, oltre a chi lavorava in nero. Non basta la cassa integrazione in deroga per gli artigiani».
Dice Davide Russo, assessore ai Servizi sociali di Guidonia Montecelio: «Un ragionamento premonitore quello di Provenzano. Oggi, nella nostra città, dobbiamo contare circa 500 famiglie prive dei supporti elementari necessari per la sopravvivenza. A cominciare dal cibo quotidiano».
S’affaccia un discorso d’altri tempi, di quand’erano altre le condizioni generali. Mentre invece potrebbe essere proprio «la fame» l’indicatore del mutamento di questi giorni, d’una fase storica che riconduce ad avvenimenti come la guerra per esempio.
Il «lavoro nero», come ben si sa, un fenomeno molto diffuso nel territorio a est della capitale. A causa della numerosa presenza di attività produttive e di un indotto funzionale alle tipologie. Il blocco totale delle attività e delle grandi aziende dovuto al Coronavirus – la Trelleborg, l’Unicem, il travertino, l’edilizia, i due Pip di Tavernelle – ha provocato conseguenze pesantissime sulle lavorazioni «a valle», dalle trasformazioni alla manutenzione, ai trasporti. Chiuso il «centro» è saltato il delicato meccanismo dipendente.
Un risultato che potrebbe non arrestarsi qui. Si pensi alla numerosissima presenza di lavoratori dell’est europeo, dai quali dipendono non soltanto gli introiti del supermercato o dei luoghi di ritrovo, ma – in abbondanza – le locazioni. Chi è «coperto» dalla cassa integrazione – intuizione felice quella del «patto sindacati governo» di una capertura di massa –, non ne risulterà colpito, ma il lavoratore in nero rischia di trascinare con sé anche l’affittuario, spesso un pensionato che aveva messo a frutto i risparmi di una vita.
In termini «operativi», l’assessore Russo ha proposto la formazione di una «cabina di regia» ai rappresentanti dei partiti di Guidonia Montecelio. L’indirizzo è quello di chiedere innanzitutto ai supermercati di farsi carico delle difficoltà del momento delle famiglie in sofferenza.

Così come ai cittadini di versare un contributo economico sul conto corrente intestato alla Croce rossa italiana di Guidonia Montecelio. Andrà indicata la causale «Emergenza Covid-19 Famiglie Guidonia Montecelio». Il codice Iban:
IT 46 S 08327 39450 000000002042

I cittadini e le famiglie in difficoltà dovranno contattare agli operatori del Segretariato Sociale che risponde ai numeri 0774.301488 – 344.0480471
oppure scrivere una e-mail a segretariatosociale@guidonia.org

UNA LETTERA «AGLI AMICI CINESI»
Quanto al «versante sanitario», Davide Russo ha inviato agli «amici cinesi» una lettera per richiedere «mascherine, guanti e igienizzanti da distribuire alle famiglie in difficoltà economiche, ai volontari, agli operatori sanitari e alle Forze dell’Ordine che in questo periodo svolgono il duro compito di sostegno e controllo del territorio».