di TOMMASO VERGA
IL TEMA? LE CAVE DISMESSE. E abbandonate. Una decina, nel solo bacino del travertino di Guidonia Montecelio. Monumenti alla speculazione, che dovrebbe «recuperare» il Comune. Sarebbe come dire che pagheranno i cittadini. Affermazioni di buon senso, elementari. Problemi? dipende dal punto di vista. Cominciando dai protagonisti che non appaiono così interessati. Infatti nessuno – privati, pubblico – si pone il problema. Nonostante il possibile utilizzo dei premi delle polizze fideiussorie atti a ripristinare condizioni ambientali sostenibili. Forse perché, ipotesi, non esistono polizze fideiussorie, almeno legittime, oppure la finzione è la compagnia di assicurazione, o magari nessuno ha mai riscosso le somme previste dai contratti. E dire che l’oggetto delle polizze è uno, uno soltanto, fissato per legge: «garanzia della realizzazione del progetto di recupero ambientale approvato». Beneficiari, lo Stato o altro ente pubblico. In questa circostanza, il Comune di Guidonia Montecelio.
Il cui sindaco, Michel Barbet, dal 24 marzo si trova a dover rispondere a un inusitato appello inviato inoltre all’«area VI» del Comune. Dal «Centro per la valorizzazione del travertino romano» (la società consortile di categoria), insieme con «Anna Giansanti» e la collegata «G.B. travertini marmi e graniti srl». Tutti e tre firmatari di distinti ma identici documenti nei quali si chiede la «sospensione dei termini per la presentazione delle polizze fideiussorie».
Causa: la malattia. Non una qualsiasi ma quella dell’epoca, specifica, il «Covid 19». Almeno a leggere la nota indirizzata al primo cittadino di Guidonia (che avrà già passato l’incombenza ad Elisa Strani, la taumaturgica assessora competente in «casi sanitari», che, a sua volta, avrà chiesto la protezione di Santamaria, il dirigente del settore cave del Comune).
A ben vedere però, a lume di ragione, il problema si direbbe ormai superato. Con il «decreto liquidità» e lo stanziamento di 400 miliardi – 200 per le aziende operanti sul mercato interno, altrettanti per quelle esportatrici: il travertino annovera entrambe –, lo stop causato dal «Coronavirus» dovrebbe appartenere ai ricordi del passato, per quanto non graditi. Ancor più per il fatto che, secondo il governo, le procedure relative all’erogazione dei prestiti sarebbero ridotte al minimo.
Quindi, secondo Giuseppe Conte II il supplizio causato alle imprese dall’assenza di liquidità è stato superato (non per Salvini e la Meloni per i quali l’erogazione non doveva essere in prestito ma a fondo perduto; così, esclusi entrambi e relativi entourage, una sessantina di milioni di italiani ci avrebbe sicuramente perduto: in tasse. Qual è l’orazione del chierichetto? «Prima gli italiani»; appunto). Ora, il tema all’ordine del giorno dovrebbe essere «ripresa della produzione». Che invece, ammesso venga rilasciato il «via libera» delle attività, le cave di Guidonia Montecelio non potranno ripigliare.
Motivo: per le aziende del travertino sarebbero scadute o in scadenza le polizze fideiussorie di assicurazione sul risanamento ambientale. Obbligatorie.
Più che il virus probabilmente il motivo che ha portato alla richiesta di posporre la data delle polizze fideiussorie, dovrebbe risalire al discusso sopralluogo del 21 febbraio alla «Str spa», la cava di travertino di Filippo Lippiello. Azienda che in quella circostanza vide concesso il rinvio dell’assicurazione – il terzo consecutivo – pur consentendo la coltivazione «in regime di prorogatio in assenza della polizza fideiussoria. Il Comune ha concesso 60 gg per ottenere le garanzie di legge, in mancanza si procederà alla sospensione dell’attività e della relativa autorizzazione» è annotato sul famoso verbale-riservato a firma Egidio Santamaria http://(www.hinterlandweb.it/wordpress/2020/03/presente-flaminia-tosini-la-dirigente-della-regione-lazio)
Un «visto, si approva» che avrà stimolato la competizione delle altre aziende, un semplice «perché soltanto alla “Str”?» che ne ha provocato la reazione. Richiesta che (è la certezza) nel Palazzo comunale stanno esaminando alla ricerca della soluzione corrispondente ai desiderata delle imprese. More solito, dovrà essere ancora una volta lo stesso Santamaria a doversi «inventare» la scappatoia che il binomio Barbet-Strani ha prefigurato essere nelle facoltà del Comune.
D’altronde, negli imprenditori è decisamente prevalente la certezza di poter contare – qualunque la supplica – sulla «vicinanza politica» dei reggitori del Palazzo comunale. Un idem sentire con Michel Barbet e con il gruppo civico degli ex grillini che lo sostiene. Gli stessi che un paio d’anni fa, nell’«estate calda» del 2018, furono protagonisti della folle agitazione che sfidava le aziende e i lavoratori delle cave proprio sul tema del ritombamento). Non risulta siano intervenute modifiche. Per illustrare di quanto sia mutato l’orientamento del gruppo consiliare un tempo pentastellato, si dirà che nonostante la semina del percorso di ostacoli, la sconfitta del municipio di Guidonia Montecelio davanti al Tar su esposto della «Str spa» è stata accolta con un brindisi: dei perdenti a 5stelle.
Il premio per il risanamento ambientale di una cava di 4,5 ettari costa 30/40mila euro. Per un rischio che ammonta a 1.463.205,35 euro. Risulta evidente la difformità. Così la “buca” dismessa e abbandonata non sarà mai risanata
MA QUANDO SI PARLA di polizze fideiussorie (per una cava di travertino come di un’altra azienda del settore estrattivo) si conosce, risulta chiaro il motivo del trattato? di cosa si tratta? cosa «protegge»? Il principio è simile a quello di un contratto per la responsabilità civile (sarebbe divertente assistere al colloquio tra un assicuratore e un soggetto al quale è venuto in mente di chiedere il rinvio della scadenza). In questo caso il «bene» assicurato è il territorio che l’imprenditore compromette e che deve ripristinare. Come per le garanzie richieste nella rateizzazione del debito delle cave, la fideiussione bancaria risale a un’azienda di credito, mentre la polizza viene rilasciata da imprese di assicurazione autorizzate all’esercizio del ramo cauzioni.
Quale che sia la scelta, beneficiario (in questo caso) è il Comune di Guidonia Montecelio (la legge: le aziende estrattive devono «costituire cauzioni con polizze fideiussorie a garanzia di obbligazioni verso lo Stato ed altri enti pubblici», affinché sia «garantito nel caso di parziale o totale difformità circa la realizzazione del progetto di recupero ambientale approvato e/o in caso di attivazione, a carico dell’esercente, di una delle procedure concorsuali previste dalla normativa vigente». In sostanza, l’obbligo si propone la tutela dei luoghi. Difficile da capire? Tutt’altro. Semmai incomprensibile.