di TOMMASO VERGA
QUESTA VOLTA, GIOVANNI Tagliapietra, l’editore-giornalista preferito, dovrebbe concedere che non è stato tradito. Di contro – vessillifero com’è dell’obiettività dell’informazione –, sarebbe bene convenisse che «non c’è stata partita». Vuoi mettere una ragione sociale come «View Point Strategy» con «Ince srl»? Accostare il personale titolo a quelli di Francesca Immacolata Chaouqui, «founder e Ceo» della prima? E lui? tutt’alpiù amministratore. A evitare contrapposizioni inappropriate, ha provveduto Giuseppe Quintavalle, inserendo nel portafoglio-clienti della Asl Roma4 colei che la maldicente pubblicistica del tempo definì la «papessa». Per chi non lo rammenta, Immacolata Chaouqui, «founder e Ceo» della «View Point Strategy», fu protagonista del «Vatileaks II», lo scandalo che rischiò di travolgere le mura vaticane e congelò i bollenti spiriti di alcuni monsignori. Dopo gli arresti, il procedimento penale. Concluso con l’assoluzione dei giornalisti autori dei libri sull’argomento – Via Crucis di Gianluigi Nuzzi, e Avarizia di Emiliano Fittipaldi – e la condanna da parte del Tribunale dello Stato della Città del Vaticano dello spagnolo Lucio Angel Vallejo Balda (monsignore, 13 mesi), e di Francesca Immacolata Chaouqui (10 mesi; pena sospesa per 5 anni). Il procedimento penale si concluse il 7 luglio, la sentenza venne depositata il 22 dicembre del 2016.
Il «cappello» fornisce la traccia del «cosa si tratta»: un affidamento della Roma4, della durata di dodici mesi – dal 1° maggio al 30 aprile dell’anno prossimo –, per un valore di 46.360 euro Iva compresa. La firma della delibera numero 706, risale al 16 aprile 2020, è del capo della Asl Roma4 Giuseppe Quintavalle. Per quali compiti? «Servizio di assistenza nella comunicazione» si legge, essendo la View Point Strategy «una società esperta, a cui commissionare i contenuti scientifici e multimediali dell’Asl Roma 4».
Una «società esperta» allora. Che, «grazie all’expertise acquisita in contesti prestigiosi, svolge un importante ruolo di player nella consulenza strategica e nell’assistenza ad aziende, istituzioni pubbliche e private, associazioni di categoria e grandi manager».
A verificare, non si apprende altro che la W.P.S. (View Point Strategy) è una srl che si avvale della contribuzione di due soci, Francesca Immacolata Chaouqui per l’80 per cento e del consorte Corrado Lanino per il resto. A osservare poi l’home page della società, si nota una non indifferente quantità di clienti: «Viewpointstrategy – è il dettaglio – è l’agenzia internazionale di comunicazione e Public Affairs di Francesca Immacolata Chaouqui, Founder e CEO, nata per affiancarsi ai grandi gruppi privati, alle istituzioni e ai professionisti nello sviluppo e nella cura della comunicazione, del marketing e delle relazioni esterne. Tra i successi ottenuti dall’agenzia nell’ultimo biennio rientrano: la cura della comunicazione per Orpea Italia, divisione italiana del Gruppo francese Orpea, leader europeo nell’assistenza socio-sanitaria (case di riposo, ndr); la cura delle relazioni pubbliche per il Gruppo Manital (sarebbe importante sapere se si tratta della medesima azienda i cui lavoratori da mesi senza stipendio si sono scontrati a gennaio con la polizia a piazza Colonna, a Roma, ndr), IVRI, Banca Rothshild Italia, Segreteria di Stato della Santa Sede e altri organismi pubblici e privati» eccetera eccetera».
Un biglietto da visita di assoluto rilievo non fosse per quella ignota Banca Rothshild Italia: un refuso? sia mai, a questi livelli poi. Piuttosto un’antagonista con diversa leggera indistinguibile denominazione della Banca Rothschild Italia. Come insegna la vulgata in questi casi, «è il marketing, piccola!».
Se sull’attività della W.P.S. è inutile cercare attestati – un video, un cd, un manifesto, un depliant, un dvd, dalla delibera non si apprende nulla, solo che è «società esperta», «grazie all’expertise acquisita in contesti prestigiosi» – un motivato interrogativo riguarda la liceità dell’affidamento. Perché Francesca Immacolata Chaouqui ha subito una condanna a 10 mesi, pena sospesa. Sanzione venuta dal tribunale della Città del Vaticano. Poteva comunque assumere la commessa da un’azienda pubblica nello Stato italiano? Caso particolare indubbiamente. Al quale deve rispondere l’Anac, l’autorità anticorruzione. Ricerca eseguita il 14 aprile dalla Asl: «non sono state individuate annotazioni per i codici fiscali specificati». Si vedrà.
Punto e a capo, Giovanni Tagliapietra capirà di non aver nulla da recriminare. Perché Giuseppe Quintavalle, il suo vicino di casa, mette per iscritto che lui, il fidatissimo partner in cose di comunicazione, persino insegnante dei corsi che dovrebbero far capire ai dipendenti come si devono propagandare le Asl (al plurale) che Quintavalle amministra, è stato sostituito. Si direbbe retrocesso a un gradino inferiore.
Nemmeno per altro verso l’editore-direttore potrebbe obiettare. Tutti, salvo lui stesso, sono rimasti nelle postazioni assegnate, la pianta vittorfeltriana non ha subito rimaneggiamenti. Se Quintavalle ha dovuto/voluto amputare un ramo, un altro ne ha preso il posto. Infatti, a fianco di Francesca Immacolata Chaouqui, a parte la numerosa «colonia calabrese», nella W.P.S. c’è Tommaso Farina, «guru della forchetta» si presenta, figlio di Renato, il «Betulla» vicedirettore numero 1 di Vittorio Feltri a Libero prima che i vice diventassero una mezza dozzina: Gianluigi Paragone (dopo la direzione della Padania ed elezione con i 5stelle), Fausto Carioti, Luigi Santambrogio, Pietro Senaldi e… Giovanni Tagliapietra: ma perché dicevano che fosse l’uomo di fiducia della famiglia Angelucci?
Alla conclusione del racconto, dopo l’ampia illustrazione del «caso», ha nulla da obiettare, osservare, replicare, Alessio D’Amato, il pluriennale assessore alla Sanità (e all’integrazione socio-sanitaria) della Regione Lazio, sull’ennesima «comunicazione» di Giuseppe Quintavalle, pluridecorato dg della Roma4 di Civitavecchia, omnicommissario straordinario in tutte le Aziende sanitarie temporaneamente prive del direttore generale? E’ d’accordo D’Amato sulla spesa di 46mila euro in pubblicità? In conclusione del pezzo pubblicato il 16 aprile (sette giorni fa), si chiedeva al potente governatore della sanità regionale un giudizio sulla ennesima distribuzione di soldi pubblici da parte di Quintavalle, motivata dalla necessità di «promuovere» la Asl. Evidentemente contrapposta a chi la «boccia» (tertium non datur).
La domanda apparsa alla fine di quel servizio giornalistico: assessore «non c’è nulla da obiettare su 25mila euro in tre anni?» erogate da Quintavalle in prevalenza all’immortale Giovanni Tagliapietra (un pluri anch’egli: di euro stanziati dalle Asl della provincia). Non ci si aspettava che Alessio D’Amato rispondesse, figurarsi. Sarebbe stato come evocare il Marchese del Grillo («io so’ io e voi nun sete un c…»). Che però un risultato l’ottiene: fa ridere.