L’AMMINISTRAZIONE DELLA CITTA’
di Guidonia Montecelio crede fermamente
e sta rispettando il percorso intrapreso assieme alla Regione Lazio
per risolvere, dopo decenni di immobilismo, il problema delle cave
per il rilancio dell’economia e la salvaguardia dell’ambiente
di TOMMASO VERGA
BEL DISCORSO. CHE PREMIA l’ambizione e la chiarezza. Né si presta a «interpretazioni». Se finisse qui rimarresti colpito, prevarrebbe il sapore del buon gusto. Papille che assumono invece quello di rancido se si intendesse scovare il «seguito», le azioni utili necessarie a favorire il «rilancio dell’economia» e la «salvaguardia dell’ambiente».
Hai voglia a scrollare, il seguito non si trova, tempo sprecato, nessun «seguito». Un flop che travolge la coerenza, la difesa dei valori, i «sacri principi». Ma prima ancora l’autore, Michel Barbet, il sindaco di Guidonia Montecelio.
Oggi, a due anni di distanza – il proclama» è del 14 agosto 2018 – sarebbe opportuno che il primo cittadino spiegasse alla città perché non ha realizzato il disegno, chi gliel’ha impedito, due obiettivi che nella versione positiva, avrebbero trovato consenzienti tutti i protagonisti. Dica: chi ha boicottato il progetto?
A meno che il sindaco, dentro di sé, non covasse l’ambizione che un po’ di parole messe in fila l’avrebbero condotto alle glorie della cronaca politica. Sì fosse, in risposta al punto di domanda forniresti l’indicazione della categoria nella quale l’avrebbe collocato Leonardo Sciascia.
Invece non si può. Perché verrebbe fuori l’elenco della quantità di azioni compiute dal personaggio nel biennio passato! Tutte opposte a quelle propagate. Contronatura. Basti enumerare il servizio permanente effettivo del Consiglio comunale riunito per discutere di travertino, per deliberare a favore dei cavatori. Cosicché «rilancio dell’economia» e «salvaguardia dell’ambiente» hanno assunto i colori della beffa, della presa per il naso. Frasette da pensierini, da compito in classe (elementare).
Signor Barbet, dalle sue belle parole, alla città che lei amministra, ai suoi concittadini, cosa ne è venuto?
La commissione? E’ fuori. Doveva fare una commissione…
Inizio giovedì mattina, 18 giugno, quando, come di consueto, s’è riunita (pro-forma) la Commissione ambiente del Comune di Guidonia Montecelio – presidente Alessandro Cocchiarella, 5stelle, un passato da demolitore di cave –. Il solito giovedì del telefono a gettone. Anche stavolta s’è dibattuto di vaghe stelle dell’orsa («ahò! noi siamo ecologisti, anzi, protezionisti; chi penserebbe sennò a quella povera orsa?»). L’argomento ha occupato i bit disponibili cosicché la videoconferenza ha evitato di confrontarsi sullo «schema di convenzione» per le società del travertino (il dibattito, dopo la figuraccia del presidente della settimana precedente, con il «la prego, s’accomodi in cattedra» rivolto a Filippo Lippiello, è stato abrogato).
Dimenticanza? Nient’affatto. Una scelta semmai. Lo «schema di convenzione» dev’essere approvato e basta. In Comune, complici gli influssi emanati dalla dirimpettaia casa del fascio, è stato ripristinato l’ufficio-riunioni-decisive, dove le corporazioni – amministrazione comunale, partiti politici, organizzazioni sindacali, rappresentanti di categoria, professionisti, acquaioli – delibano tutti insieme atti, gesta e conclusioni, fino al caffé. In genere d’orzo. Così, mentre la Commissione ambiente combinava di lasciarlo sepolto sotto la coltre di polvere risalente all’esordio del 28 maggio, lo «schema di convenzione» iniziava clandestinamente il suo cammino verso il Palazzo, proponendosi inaspettatamente a disposizione del presidente del Consiglio comunale Angelo Mortellaro. Il quale aveva sorprendentemente mobilitato per il giorno successivo, il 19 giugno, venerdì, i capigruppo. Oggetto: «Convocazione Urgente Consiglio Comunale» (tutto maiuscolo, le eredità si raccolgono, non si disprezzano). Urgente? Perché urgente? si saprà domani, lunedì 22, dalle ore 15. Nessuno crede che possa dipendere dal tema-principe, dallo «schema di convenzione» sgattaiolato dalle grinfie della Commissione ambiente ardentemente protesa alla vidimazione. C’è un lacciuolo, relativo allo Statuto, sul quale “i presenti” chiameranno il presidente Mortellaro ad osservare, il quale contempla che ogni argomento si approfondisca prima del Consiglio comunale. Anche se si tratta dello «schema di convenzione», anche se interessa le cave del travertino. Osservazione liquidata da un’assidua del tavolo, dall’appropriato lessico: «ma chissene frega delle contemplazioni, mica stiamo tra le belle statuine». E i servitor cortesi servono.
L’ex movimento 5stelle indossa gli abiti del «trasformismo»
Domani allora, lunedì 22 alle ore 15, si giudicherà lo «schema di convenzione» ma innanzitutto quanto il trasformismo sia diventato la seconda pelle dei vessilliferi della legalità a Guidonia Montecelio, l’ex movimento 5stelle. Non tanto o non solo per gli aspetti conseguenti alla mirabilia dovuta a cave in attività benché prive della copertura assicurativa – ma non era il partito della legalità? ma il sindaco non è inoltre l’assessore de-legato? –, quanto al fatto che si illustrino modifiche letali, che ricadono pesantemente sulla condizione del territorio e su chi vi risiede.
Si prenda la vexata quaestio del ritombamento, argomento vecchissimo. Talmente tanto che non ci si aspettava l’araba fenice. Discuterne in Commissione ambiente sarebbe stato pericoloso, si sarebbe potuto cancellare l’articolo dallo «schema di convenzione» che intende innovare la pratica. Come sarebbe stato giudicato il fallito impegno del sindaco e dell’assessora alle Cave? che figura avrebbe fatto Elisa Strani?
Nello «schema di convenzione» si legge che «nel caso in cui il materiale di cava non sia sufficiente a completare il piano di recupero, la Ditta titolare dell’autorizzazione che sottoscrive la presente convenzione, sarà tenuta all’osservanza delle normative vigenti in materia e nello specifico: Delibera di Giunta Regionale n. 177 del 9 aprile 2019, DPR n. 120/2017 e ss.mm.ii». Tradotto: le macerie possono essere scaricate nelle cave; oltre che del terremoto, quelle delle costruzioni comprensive di amianto e tutto il resto a seguire. Una bella competizione con le cave di Civita Castellana.
La falla cancella la storia delle lotte contro la politica dei rifiuti degli ambientalisti di Guidonia Montecelio, grillini e non. Una falla che preluderebbe all’ingresso tout court dei prodotti della filiera: se si possono ritombare le cave con le macerie perché non ricorrere, visto che ce l’abbiamo a portata di mano, al Cdr (o come si chiama adesso) e agli altri articoli del Tmb? E perché non utilizzarli, poniamo, nelle caldaie dell’Unicem?
Infine, cosa intendono Egidio Santamaria, dirigente all’Ambiente, Elisa Strani, Michel Barbet, tutta la corte dei miracoli, per «materiale non sufficiente a completare il piano di recupero»? Si fa finta di non sapere che alla base dell’autorizzazione la normativa obbliga alla redazione d’un progetto, tutto dev’essere dimensionato e tenuto sotto controllo fin dall’inizio, altrimenti niente autorizzazione. Così la legge regionale. Barbet intende cambiarla? Faccia un po’.
Gli studiosi del monocolore ex-5stelle, «dopo decenni di immobilismo (…) per il rilancio dell’economia e la salvaguardia dell’ambiente», hanno trovato la terapia. Un bacino come quello del travertino, pieno di cave dismesse e abbandonate, non va modificato.
Per evitare dimenticanze accostabili al precipizio che segna il limite temporaneo d’una cava, va segnalato che non sono scomparse né inabissate le organizzazioni sindacali. Nella sala-riunioni-ristrette ci sono anche Cgil-Cisl-Uil. Consenzienti.
Domani, chi se la sente, voti a favore. Se e quanto l’argomento possa interessare (anche) la Corte dei conti è terreno sconosciuto. Ma non esattamente una diceria. A rispondere possono in due. Il signor Barbet (che avrebbe dichiarato di aver segnalato non specificando la cosa all’autorità giudiziaria) ed Egidio Santamaria, che ha confermato la denuncia nell’ultima riunione utile della Commissione-Cocchiarella, a seguito del quesito formulato dalle tre componenti l’organismo (Cacioni, De Dominicis, Roscetti). Vedremo cosa dirà. I monitor del Consiglio già ribollono dalla curiosità.