(t. ve.) LA «NOTIZIA STRETTA» non può che far seguito all’attualità, alla «sentenza d’assoluzione». Che, è noto, il 15 giugno ha premiato il ‘gruppo Cerroni’, Manlio e altri 5 imputati, concludendo in primo grado il processo penale nel tribunale di Tivoli. Imputati, i gestori dell’impianto di Tmb (trattamento meccanico biologico dei rifiuti) all’Inviolata, di proprietà della società «Ambiente Guidonia», del ‘gruppo Cerroni’ appunto.
Per il «re dell’immondizia» e la figlia Monica; per Isabella Stolfi, amministratrice della Edil Moter, l’azienda costruttrice dell’impianto facente capo al consorte Mauro Ceci; Paolo Stella, amministratore «Ambiente Guidonia srl»; l’ingegner Gian Mario Baruchello, la procura della Repubblica di Tivoli aveva ipotizzato il reato «di aver realizzato il Tmb in un’area sottoposta a vincolo paesaggistico e aver installato senza autorizzazione un impianto finalizzato al trattamento dei rifiuti al centro del Parco archeologico naturalistico dell’Inviolata».
Reati per i quali era stata chiesta la conferma da parte del pubblico ministero Luigi Altobelli, con la condanna a 18 mesi per ciascuno dei sei. Niente da fare. Il reato ambientale attribuito a chi aveva progettato, costruito e gestito l’immobile (solo sulla carta, in quanto l’impianto è stato sequestrato cautelativamente per circa cinque anni), alla presenza di un bene archeologico tipizzato nel Ptpr (Piano territoriale paesistico regionale), è stato definito insussistente dal giudice, Giuseppe Petroni. Le motivazioni entro 90 giorni. Ci si attende che procura e/o parte civile si predispongano all’appello.
L’impianto è stato dissequestrato. L’avvocato Alessandro Diddi, difensore del ‘gruppo Cerroni’, immeditamente dopo la sentenza ha annunciato il possibile utilizzo del Tmb dell’Inviolata per risolvere il problema dei rifiuti capitolini.
Archiviata provvisoriamente la sentenza del tribunale di Tivoli, sul ‘gruppo Cerroni’ è comunque aperta un’altra serie di procedimenti giudiziari di ogni ordine e grado. Compresa l’istruttoria del pm Alberto Galanti, che però riguarda l’interramento nella discarica dell’Inviolata di rifiuti pericolosi (https://www.hinterlandweb.it/wordpress/2020/02/pneumatici-rifiuti-cimiteriali-radiologici-sanitari-depurazione-delle-acque-amianto/).
Stando alla «notizia stretta», l’attualità segnala fra tre settimane una nuova sentenza. Perché il Tar del Lazio ha fissato per il 14 luglio l’udienza conclusiva sul ricorso del Comune di Guidonia Montecelio contro il «famoso» via libera del presidente del Consiglio Paolo Gentiloni alla vigilia di Natale del 2017. Il 22 dicembre di quell’anno, il capo del governo stabilì «il superamento del dissenso espresso in conferenza dei servizi in merito alla prosecuzione del procedimento per il rinnovo dell’autorizzazione integrata ambientale (A.I.A.) rilasciata dalla Regione Lazio alla società CO.LA.RI. Ambiente Guidonia S.r.l., relativa all’impianto di trattamento meccanico-biologico per rifiuti urbani non pericolosi in Guidonia Montecelio (Roma), località Inviolata, nel rispetto delle prescrizioni indicate». In soldoni: per come sono state ormai disposte nel tempo, le condizioni non appaiono modificabili. L’impianto può essere attivato.
Decisione rigettata dal professor Guido Meloni, legale del Comune di Guidonia Montecelio. Secondo il quale, il governo avrebbe dovuto considerare che gli antefatti della vicenda erano stati definitivamente superati dal «vincolone» apposto dal Mibact un anno prima, il 16 settembre 2016, sui 1700 ettari dichiarati di «notevole interesse pubblico». Ragion per cui, il provvedimento conservativo del ministero, circoscrivendo una «nuova superficie meritevole di tutela» – nella quale rientra la tenuta dell’Inviolata, integralmente –, modificò radicalmente la fisionomia dei luoghi, al punto di definire parametri del tutto diversi da quelli sui quali si era basato il decreto-Gentiloni.
Tesi ardita? Forse per la polemica politica e per la propaganda. Non per i giudici del Tar. Che accogliendo la richiesta di dibattimento avanzata da Guido Meloni hanno considerato gli argomenti forniti per conto del municipio «apprezzabili favorevolmente e tutelabili adeguatamente». Appuntamento a metà luglio.
Sui procedimenti intrapresi dalla Regione Lazio e dal Mibact, sempre sulle autorizzazioni inerenti l’impianto Tmb, davanti al Gup del Tribunale di Roma è parimenti aperto il dibattimento per il rinvio a giudizio di funzionari regionali, di un ex dirigente comunale guidoniano e di una funzionaria del Mibact, per le procedure seguite nell’autorizzazione regionale al medesimo impianto.
Il reato imputato dal Tribunale di Tivoli è sostanzialmente differente da quelli imputati ai funzionari suddetti dal tribunale di Roma.
Chi ha speso energie, tempo e risorse in questo annoso contenzioso resta in attesa che anche i giudici penali ed amministrativi si accorgano dello sfregio con cui i decisori regionali hanno voluto colpire questo storico lembo della Campagna romana.
Per il contributo, si ringrazia il «Cra, Comitato per il risanamento ambientale» di Guidonia-Montecelio.