Il sindaco Michel Barbet strizza l’occhiolino al Pd; in alto, crisi del M5s, Beppe Grillo non sa a chi dare i resti
NELLA «MOZIONE DI SFIDUCIA» SUL BILANCIO NON C’E’ “BUCO”
Di un tema non si fa minimamente cenno nella mozione di sfiducia protocollata oggi alle 12.57 e firmata da quasi tutti i consiglieri comunali di opposizione (ignorate Lorena Roscetti – sincere condoglianze per il grave lutto che l’ha colpita –, e Anna Checchi): dei 3milioni e 600 mila euro che mancano nei conti dell’ente. Una somma che ricadrà direttamente sulla città in termini di tagli, ma sulla quale per i firmatari non suscita la benché minima doglianza. Bocche cucite anche sul «mistero» di quanto ha introitato il Comune con il regolamento relativo alla rateizzazione. Evidentemente è ampio il divieto di toccare l’argomento. Anche per gli «oppositori»: la politica sulle cave di travertino dell’amministrazione Barbet non «deve» prestarsi a critiche.

di TOMMASO VERGA
«IL SINDACO HA FATTO L’APPELLO».In ordine alfabetico?”. «Ma noooo, che hai capito… L’appello ai responsabili». «Ah, allora ce ne sono altri oltre lui?». «Uffa, possibile non capisci? … L’appello a sostenerlo».
Ma perché il Movimento 5stelle ha intrapreso quella che ha tutti i caratteri di un’avventura spericolata? E perché il Pd, unico tra i partiti non soltanto della città, s’è dichiarato disponibile? Gli ostacoli all’intesa 5stelle-Pd non sarebbero tra i due partiti, ma al loro interno.
Per la parte «governista» del moVimento, perdere il controllo della Città del volo avrebbe l’effetto di una sconfitta pesante. Guidonia Montecelio è tra i «grandi centri» amministrati dai grillini, forse il più importante sul piano seguente a quello dei capoluoghi di provincia. Facile immaginare di fronte allo scioglimento anticipato del Comune il «rimbalzo» in termini di effetto mediatico che ne deriverebbe, molto aldilà del fatto in sé.
Di qui, il gruppo dirigente – con significative divisioni all’interno – ha deciso di mettere in gioco tutti gli atout per non far saltare il banco. Non poche le resistenze degli «attivisti» schierati contro l’intesa 5stelle-Pd.

I rappresentanti cittadini dei due partiti cosa ne pensavano a settembre d’un anno fa

Sull’accordo (raggiunto; sarebbe stata definita anche la distribuzione degli assessorati), appare utile riportare le risposte al questionario che hinterland sottopose ai rappresentanti cittadini dei due partiti il 9 settembre d’un anno anno fa, in occasione della nascita del Conte-bis.

DOMANDA: «L’intesa 5stelle-Pd si può trasferire in periferia»?

LE RISPOSTE DEL MOVIMENTO 5STELLE:
MICHEL BARBET: Estendere l’accordo M5s-Pd in periferia? Credo sia possibile ma soltanto nelle Regioni, nei Comuni non mi pare esistano, almeno per ora, le condizioni.
LAURA ALESSANDRINI: Guardare oltre il patto nazionale? No, non sono disponibile. Per quanto M5s-Pd siano due forze politiche che viaggiano in parallelo è bene restino su binari diversi. Si vedrà in seguito, oggi no.
ANNA CHECCHI: Occorre che il Pd maturi una grande consapevolezza interna per ottenere un effetto locale. Allo stato, a livello generale, la collaborazione può esserci, ma soltanto per materie, argomento per argomento, livello per livello.
CLAUDIO ZARRO: Unica possibilità, apertura alle liste civiche, nessuna al pd locale.
ALESSANDRO COCCHIARELLA: Nessun accordo locale, tutt’alpiù un appoggio esterno. L’esempio è il Lazio e l’accordo tra Nicola Zingaretti e Roberta Lombardi.
L’obiettivo dev’essere quello di non far cadere il governo, il che non vuol dire che possiamo fare il governo insieme.
MATTEO CASTORINO: Allo stato non ritengo utili accordi con il Pd negli enti locali. Preferisco giudicare l’attuale come momento di sperimentazione e divenire, ritengo rischioso avventurarsi su questo terreno in periferia.
GIULIANO SANTOBONI: Trasferire l’accordo con il Partito democratico in periferia? No. Tuttalpiù, si può convergere argomento per argomento, volta per volta. Sono del parere che sarebbe più utile la ricerca di consonanza con le liste civiche.
LE RISPOSTE DEL PARTITO DEMOCRATICO
MARIO LOMUSCIO: Localmente credo che il m5s dovrebbe approfondire le modalità d’approccio all’amministrazione. A Guidonia si sono misurati questi limiti già nella scelta degli assessori, sulla quale hanno pesato i forti contrasti nei 5stelle. Per quanto le basi dei due partiti siano sostanzialmente le medesime, non si potrà ragionare sulle prospettive.
SIMONE GUGLIELMO: Restano differenze con il movimento 5stelle. Sui territori il Partito democratico è presente, comunque sa governare, mentre i 5s non sono pronti. A Guidonia Montecelio si sono perduti due anni.

Dai «responsabili», esclusi il Pd e Attiva Guidonia Montecelio, tutte col segno di «picche» le risposte. Dalle due consigliere dei tre partiti della Casa delle libertà (o come si chiama adesso); da Loredana Terzulli e Claudio Zarro, i due ex grillini usciti anzitempo dal patatrac di questi giorni (lasciando il sospetto che un’intesa 5stelle-Pd allontanerebbe nel tempo l’ambizione di Zarro di candidarsi a sindaco di Guidonia Montecelio); dai tre della civica «il Biplano» (che potrebbe planare nell’alveo di «Italia viva» di Matteo Renzi).
L’inizio della cronaca di una settimana decisiva per molti versi, risale a lunedì mattina, all’incontro tra Angelo Mortellaro, presidente del Consiglio comunale di Guidonia Montecelio, con Laura Santoni e Mario Lomuscio, i due vice. La riunione dei vertici del parlamentino municipale dovrebbe essere servita a comunicare l’uscita dal Consiglio al terzo, il vicepresidente piddino superstite. Un passaggio di consegne, in sostanza. Comprensivo delle relative incombenze. Quella obbligatoria: la convocazione del Consiglio comunale da svolgersi entro dieci giorni dalle dimissioni. Non soltanto per la loro surroga ma perché l’assemblea dovrà provvedere all’elezione del presidente del Consiglio. Che sarebbe lo stesso Lomuscio. Qualora mancasse il numero legale, fatto probabile, paradossalmente derivante dalla surroga, si passerà alla seconda convocazione.

Angelo Mortellaro e Laura Santoni

Ma perché Angelo Mortellaro e Laura Santoni se ne sono andati dal parlamentino di Guidonia Montecelio? A dar retta alle lettere di dimissioni pubblicate su Dentro si coglie non altro che il grado di sopportazione delle pecche giunto a esaurimento. Inconsapevole responsabile, il sindaco Michel Barbet. Defaillances delle quali neanche i due si sarebbero accorti né in passato e nemmeno di recente. Fatta salva la vigilia delle dimissioni. Vigilia altresì del possibile scioglimento del Consiglio per dimissioni del sindaco (o per mancanza di rimpiazzi; in tre anni sono stati sostituiti, nell’ordine, Stefano Bufalieri, Laura Alessandrini e Laura Spinella, Angelo Mortellaro e Laura Santoni; ora dovranno entrare due tra i rimanenti non eletti, tra Alessandra Sabatini, Maurizio Celani, Roberto Verrengia, Luca Stancapiano).
LA «BOZZA» SULLE CAVE IN COMMISSIONE IL 16 LUGLIO. Sempre in tema di impegni urgenti o non prorogabili del Consiglio, la bozza di «schema di convenzione» per le aziende del travertino (da calendarizzare). Sulla quale dibatterà in precedenza la Commissione ambiente, il 16 luglio, data fissata da Alessandro Cocchiarella, il presidente grillino dell’organismo. Al punto numero 7, l’ultimo.
Cosicché, dopo la mancata discussione di quasi due settimane fa, causata da inconfessabili «motivi di urgenza» – poi si è capito: era un omaggio alla «trasparenza» –, la bozza viene riportata in Commissione come nulla fosse. E, a seguire, in Consiglio comunale. Dal quale, fatti due conti, il documento dovrà essere approvato entro la fine del mese.
Perché, mancasse di andare a buon fine l’intesa 5stelle-Pd, l’evento più probabile – non prima di inizio agosto –, sarebbero le dimissioni di Michel Barbet, il sindaco. Probabili, non «certe». Perché il sindaco sta giocando a seminare confusione in ogni dove. Si pensi che, proprio oggi, ha detto di reggersi sulla maggioranza formata dai 5stelle con Attiva Guidonia Montecelio. A parte ogni precisazione (Lorena Roscetti e Anna Checchi sono uscite dal M5s annunciando che avrebbero valutato volta per volta il voto sui provvedimenti), ci si domanda allora qual è la ragione dell’appello ai (supeflui) responsabili e la ricerca dell’intesa 5stelle-Pd. Se i numeri ci sono…
In realtà, come ribadito ripetutamente, la “bozza” sul travertino, senza modifiche non verrebbe approvata da Attiva Guidonia Montecelio ma da una sezione del Partito democratico, impegnata nell’impegno da tempo. I seguaci di Barbet sanno che non si può prescindere da una «parola d’ordine»: «Non si può pensare di far licenziare lo “schema di convenzione” dal commissario». Chissà perché…

Elisa Strani

ELISA STRANI «LANCIA» IL DOPO-BARBET. Un “ammonimento” identico sul bilancio. Che gli «eletti» devono approvare entro il 30 settembre (l’ennesimo rinvio; come dire che mai come quest’anno il bilancio è una finzione). Quello di Guidonia Montecelio «è sotto» di 3milioni e 600mila euro, il 10 per cento della massa creditizia. Nessuno ha chiesto ai debitori del Comune, le cave di travertino, di rifondere almeno parzialmente.
Certo non Elisa Strani. Che invece avrebbe capito l’improponibilità di proseguire, troppe le contraddizioni, ancor più a suo giudizio in un’intesa 5stelle-Pd, scarsissimi i risultati (togliendo gli autoelogi). Un proprio post su Facebook le assegna il merito di aver realizzato il «paradiso delle cave», avendo risolto o essendo sul punto di farlo, i problemi irrisolti. Come, appunto, la «convenzione», «vecchia di 40 anni». Chissà come l’ha presa Filippo Lippiello, sindaco di Guidonia Montecelio dal 2005 al 2009.
Con questo post, la signora ha lanciato la sua candidatura per il dopo-Barbet. Nell’elencazione, Elisa Strani Assessore alla Pubblica Istruzione, Cultura, Sport e Turismo ha illustrato quanto la città ha guadagnato dalla sua attività sullo scranno assessorile. «Le classi-pollaio»?; i «Doppi-turni nelle scuole a settembre»?; «Le palestre sostituiranno le aule affollate»?; «Avete elaborato un piano-scuola? Avete chiesto un intervento straordinario ai costruttori guidoniani? Ai Terranova, ai Bernardini, ai Romanelli e via elencando?». Le risposte sono sul post della signora. «Ma lì si parla di cave». Appunto, le priorità vengono dopo. Per l’apertura dell’anno scolastico c’è tempo. E potrebbe dover provvedere qualcun altro.