di TOMMASO VERGA
UN BRONTOLIO. PER ORA A FILO D’ERBA. Terribilmente somigliante a un film già visto, rendez-vous del ferragosto di due anni fa. Che potrebbe crescere fino a una «rivolta» simile o analoga.
Un preambolo è costituito dalle dieci ore di interrogatorio che hanno fornito al sostituto procuratore Giuseppe Mimmo quanto necessario per decidere se o meno chiudere la fase istruttoria del procedimento relativo alle polizze fideiussorie sulle cave di travertino. E ai soggetti preoccupati delle conseguenze l’aumento della temperatura corporea.
Le polizze fideiussorie sulle cave di travertino, con la dicitura «contraffatta» apposta al fianco di ciascuna dai funzionari del Comune, passerebbero così all’esame dei giudici (accompagnate da voci, sussurrii e ammissioni di discolpa; il buon esempio di Elisa Strani: «le aziende sono state truffate»; a una che fa l’assessora a Guidonia Montecelio, si chiederebbe maggiore prudenza, esempio «attendiamo le conclusioni dell’istruttoria»; tantopiù che la signora si professa avvocato). Spigolature nel decadente buio cielo degli ex 5stelle.
Per giunta, polizze-false bis? E’ quanto dirà il sostituto procuratore della procura di Tivoli. Perché, dopo il primo faldone depositato in Comune, ne è nato un secondo – come richiesto dall’assessorato dell’ente –, arricchito dalle aziende del travertino che hanno scelto di guarnirlo ricorrendo alle stesse modalità dell’altro. E al medesimo broker. Scegliendo però «base» la Sicilia, Paternò per l’esattezza. Una dislocazione che ha attirato l’attenzione della commissione parlamentare antimafia. Quali convenienze può lucrare un’azienda di Tivoli-Guidonia Montecelio-Roma che si assicura nell’isola? Mah… Dubbi e sospetti che comprenderebbe un bambino.
Poi le altre polizze, quelle che non ci sono, che non sono state rinnovate alla scadenza. Sulle quali pesano i penultimatum di Egidio Santamaria, il dirigente del settore cave del Comune di Guidonia Montecelio. Per citare, nota fin nelle virgole, quella scaturita dal sopralluogo alla «Str spa» del «gruppo Lippiello». La delegazione di 8 persone presenti – Filippo Lattanzi, Valentino Di Giovanni, Nicola Martino, Vanda Martelli, Andrea Guarino per la «Str spa»; Egidio Santamaria e Paolo Sperandio per il Comune di Guidonia Montecelio; Alberto Orazi, Vincenzo Manzo, Flaminia Tosini per la Regione Lazio – firmò il verbale di un’ispezione basata su «carte generiche e vautazioni a occhio». Era il 21 febbraio.
In quel documento si legge: «La cava attualmente viene coltivata in regime di prorogatio in assenza della polizza fideiussoria (della fallita danese «Alpha Insurance A/S», ndr). Il Comune ha concesso 60 gg per ottenere le garanzie di legge, in mancanza si procederà alla sospensione dell’attività e della relativa autorizzazione».
Dal 21 febbraio, i 60 giorni risultano superati da tempo. Convenendo sul «tratto» unitario dell’ordinanza di Santamaria, ci si chiede quante aziende hanno superato i 60 giorni di «scopertura» assicurativa. Quante invece hanno adempiuto all’obbligo anche a prescindere dalla minaccia dell’ordinanza di cessazione?
Ricapitolando, tra polizze fideiussorie contraffatte e polizze mancanti, c’è la normativa evasa, la legge non rispettata. E penalità da applicare. A meno di non voler «puntare» sulla disponibilità del dirigente comunale di farsi carico di responsabilità che non gli competono (anche perché il buon esempio glielo fornirono i reggitori del Comune, che ad agosto 2018 mostrarono tutta la loro inaffidabilità, in un primo tempo condividendo le azioni contro la «Str spa» di Paola Piseddu, la dirigente d’allora, per sconfessarla poi, a seguito della reazione della controparte).
Contromisure? Si cerchino nel Palazzo comunale. Se ne faccia carico la politica. Per i rappresentanti di maggioranza e di opposizione nuova occasione per mostrarsi «il cortigiano più dignitoso per i cavatori».