di TOMMASO VERGA
SE RISPONDE AL VERO CHE i «più anziani» sono naturalmente predisposti alla commozione, quello di ieri a Colle Largo, Guidonia Montecelio, si è rivelato un impegno contenente tutte le condizioni affinché il sentimento si esprimesse. Per la significativa quantità, parecchie decine di persone a prender parte alla fondazione della locale sezione dell’associazione dei partigiani, l’Anpi Guidonia Montecelio. Per la particolare «qualità»: giovani, anche giovanissimi, in numero probabilmente prevalente.
Impressionante ottenere un tale risultato in tempi oggettivamente complicati (si pensi alle indicazioni relative agli assembramenti), comunque preceduti da altrettante difficoltà in quelli precedenti il Covid-19. Nei quali mettere insieme qualcuno per svolgere un’assemblea dall’analogo oggetto – la politica, il partito, l’associazione –, rifletteva uno scambio tra pochi intimi.
Ebbene, nella conclusione del meeting, l’annuncio di Fabrizio De Sanctis, il presidente dell’Anpi provinciale di Roma, è andato ben oltre le attese: perché gli iscritti all’Anpi Guidonia Montecelio hanno superato il centinaio, il circolo costituisce il nucleo più numeroso dell’associazione nella provincia di Roma.
L’altro motivo che ha mosso i sentimenti – con il rispetto di ogni altro – è che ci si appella «compagni». Inequivocabilmente. Forse l’unica (l’ultima?) organizzazione politica di massa che non cela la sua natura, le sue scelte, la sua storia. Ce n’est qu’un début, continuons le combat!
E’ iniziata così, ieri pomeriggio, la “storia ufficiale” della sezione dell’Anpi Guidonia Montecelio. In una città dove gli artefici si mostrano orgogliosi di aver «spiccato» dall’omonima strada, di lato del palazzo comunale, la targa toponomastica di Antonio Gramsci, per sostituirla con quella di un fascista che aveva il vantaggio sull’intelletuale sardo, fondatore del Partito comunista, di aver partecipato alla «marcia su Roma». Agli ordini di Ettore Muti. Al quale, nella città, è intitolata la sezione della Lega per Salvini.
A Guidonia Montecelio sarà necessario non dimenticare né sottovalutare la presenza dei fascisti e dei loro epigoni. Poiché si illustrano le «gesta» accadute in una città che ha ospitato Luciano Liggio nella sua latitanza dopo la fuga da Villa Margherita. Che ha offerto la residenza a Natale Rimi, l’«armiere» di Junio Valerio Borghese, il “principe nero” protagonista del golpe che nella notte tra il 7 e l’8 dicembre 1970, avrebbe dovuto rovesciare il sistema democratico. Evento concordato a San Giovanni la Punta nell’agosto di quell’anno tra il capo delle X Mas e i «mammasantissima». Una union sacrée tra fascisti e mafia.
Una particolare attenzione va altresì posta al «territorio», alle ramificazioni interne alle «diverse» ma non distinte «espressioni». Perché i movimenti non interessano soltanto Guidonia Montecelio. Visto che a Tivoli, nelle amministrative per il rinnovo dell’amministrazione comunale, un anno fa, a braccia spalancate sono stati accolti nella lista capeggiata da Vincenzo Tropiano, il candidato di Salvini, i «nuovi fascisti del III millennio» di Casa Pound.
Il pericolo delle “forme del fascismo” oggi, è stato evidenziato da Emilio Ricci, vicepresidente dell’Anpi. Il quale non ha messo in discussione la richiesta di libertà di parola e di pensiero venuta quotidianamente dai fascisti. «I quali dovrebbero però riconoscere che parliamo di un diritto, “conquistato” con la Liberazione. Consiglio loro di leggersi i primi 12 articoli della Carta – ha concluso Emilio Ricci –. Se avessero vinto di queste libertà non ne avremmo certo potuto beneficiare».
Al termine, gli aspetti «organizzativi», conclusi con l’elezione (avvenuta all’unanimità) degli organismi dirigenti. Dell’Anpi Guidonia Montecelio è presidente Luca Brocchi, incessantemente impegnato in questi mesi nella costituzione del circolo, giovane «erede» di una lunga e manifesta tradizione.