di TOMMASO VERGA
UN’INTERVISTA A GIUSEPPE Proietti, relativa al declassamento delle acque che alimentano le piscine dello stabilimento Acque Albule, ha effetti esilaranti. Il sindaco di Tivoli inizia con manifestazioni di stupore: «Le piscine non sono termali? Come? Quando? Perché?» e conclude con l’affermare che «da quanto mi dice la società, le acque non vengono pubblicizzate come termali: d’altronde sarebbe un controsenso considerato che nel 1984 fu la stessa Acque Albule a richiedere il declassamento».
Prima osservazione: quest’ultima informatissima dichiarazione contraddice l’iniziale manifestazione di stupore.
Poi, la «spa Acque Albule» non può negare di aver pubblicizzato le acque delle piscine come termali proprio al sindaco Proietti, relatore e proponente della delibera consiliare che nel 2018 ha rinnovato la subconcessione termale a tale società, sul presupposto necessario (per il rispetto della normativa europea) del fatturato prevalente per «prestazioni termali e piscine termali» (http://www.hinterlandweb.it/wordpress/2020/08/la-delibera-del-consiglio-comunale-di-tivoli-n-362018-non-e-conforme-alla-normativa-europea/)
Nella delibera è espressamente citata l’attestazione di detto presupposto da parte del Consiglio sindacale dell’azienda, prodotta a corredo della domanda di rinnovo della subconcessione.
Ora si afferma che «Acque Albule spa» non avrebbe pubblicizzato le acque (delle piscine) come termali – e v’è da chiedersi cosa possa essere più pubblico di una deliberazione del Consiglio comunale – e si manifesta stupore nell’apprendere una circostanza della quale contestualmente si ammette di essere stati informati dalla predetta società.
Al di là delle denunce, dello stupore, dei come e dei perché, comunque una semplice richiesta andava fatta al sindaco (in gergo si sarebbe definita «la domanda delle cento pistole»): ora che sa essere non veritiera l’attestazione di prevalente fatturato per «prestazioni termali e piscine termali» prodotta dalla «Acque Albule spa», presupposto necessario di legittimità della delibera del 2018 di rinnovo della subconcessione, quali iniziative intende assumere in autotutela degli interessi pubblici?
Ma gli interrogativi investono inoltre l’autorizzazione sull’uso semplicemente balneabile e non termale delle piscine «Acque Albule», e l’accreditamento (mancato?) delle «Terme di Cretone»
Altrettanto spinoso (se non di più) il problema sulla sussistenza attuale di autorizzazione alla spa «Acque Albule» dell’uso semplicemente balneabile e non termale delle piscine.
Il decreto di declassamento della Regione Lazio del 1984, infatti, si limita ad escludere l’impiego terapeutico termale delle acque minerali per le piscine dalle precedenti autorizzazioni del Prefetto e del medico provinciale.
Quindi l’esercizio delle piscine per la semplice balneazione su quali diverse autorizzazioni si regge?
Il quesito investe inoltre le Terme di Cretone, sia relativamente alla «qualità» delle acque che rispetto all’accreditamento con l’Azienda sanitaria Rm5. Titolo del quale disporrebbe la spa «Acque Albule» e non l’altra, pur dichiarando quest’ultima un’alimentazione delle piscine proveniente da «sorgenti termominerali sulfuree».
Questioni da approfondire, una serie, che richiedono decisamente un ennesimo, nuovo capitolo.