La «classifica» del «rosso» dei Comuni sopra i 50 mila abitanti; Guidonia Montecelio è al 5° posto (Il Sole 24 Ore, 21 settembre 2020)

di TOMMASO VERGA
QUINTA IN CLASSIFICA. Lo annotano Maurizio Caprino e Antonio Pellegrini su Guidonia Montecelio, nell’edizione odierna del Sole 24 Ore, elaborando i dati di «Efficientometro», il portale «che ha selezionato tra i dati di Siope (Sistema informativo delle operazioni degli enti pubblici, gestito dalla Banca d’Italia), quelli che possono essere più influenzati dalla pandemia, e su cui normalmente si sostengono i bilanci comunali: le entrate tributarie e quelle da sanzioni stradali». Quindi, una graduatoria a ciapa no (in milanese «tressette a non prendere») dove i peggiori stanno in vetta.
Per compilare la «classifica», gli autori spiegano di aver messo a confronto gli incassi dei primi otto mesi del 2020 «con la media dei corrispondenti periodi dei tre anni precedenti (2017-2019).
L’analisi ha esaminato i 145 Comuni con più di 50mila abitanti, oltre che escludere tutti gli enti locali non in grado di fornire le registrazioni compiute relative ai tributi e alle contravvenzioni
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Cosicché il rendiconto si è «accorciato» a 92 città «che hanno completato la registrazione di almeno il 90 per cento delle entrate – il resoconto di Maurizio Caprino e Antonio Pellegrini – e quindi hanno ridotto entro il 10 per cento la quota delle risorse da regolarizzare che risultano in cassa ma non sono ancora riferibili a un capitolo specifico».
Si tratta delle sei città costrette a contabilizzare nell’anno in corso una differenza delle entrate rispetto al triennio 2017-2019 per una media negativa che supera il 50 per cento.
L’esempio è Guidonia Montecelio (nella foto, la sede della società titolare della gestione delle imposte, la Tre Esse Italia), la quale nel 2020 ha incassato tributi e sanzioni stradali pari a 12,1 milioni di euro, meno della metà del triennio precedente nel quale l’introito raggiunse la cifra di 26 milioni: –53%.
Quello che non «soccorrerà» i «conti in rosso» è l’introito atteso dalla cave di travertino. Le quali, nonostante la disponibilità messa in mostra dal Comune del volo, non risulta (salvo smentite) abbiano messo mano al debito nonostante la delibera sulla rateizzazione approvata già l’8 marzo dalla maggioranza grillina.
Capovolgendo la «classifica», l’«ultimo Comune» in assoluto, a livello nazionale, risulta Civitavecchia che chiude la graduatoria con una percentuale positiva del 14 per cento.
Si dirà «effetto dei mesi in lockdown», dal ricorso alla cassa integrazione con riduzione delle retribuzioni – se non soltanto attese –, al rinvio delle scadenze tributarie dei mesi successivi (quella del 730 di quest’anno è stata fissata al prossimo 30 settembre). Figurarsi se il contribuente si fosse trovato a dover seguire il «trattamento Salvini» per il 2020. Un «anno in bianco», con il versamento dei tributi correnti rinviati a indeterminati tempi futuri – benché di effettivo il caspita-no non ha mai precisato niente, per lui lo Stato italiano potrebbe anche “fallire” –; naturalmente la norma sarebbe valsa per i contribuenti onesti, i soliti: lavoratori dipendenti e pensionati; diversamente dai soliti: gli evasori, che avrebbero potuto persino assicurarsi l’innalzamento a dettato legislativo dei 110 miliardi frodati allo Stato).
Rimanendo nei particolari, si nota che non hanno subito modifiche importanti le imposte sulla casa. A giudizio degli autori è che «le famiglie hanno cercato di adempiere il più possibile nonostante l’emergenza» mentre è la Tari ad aver subito significativamente gli effetti della pandemia: con la chiusura delle attività.