di TOMMASO VERGA
«LAVORI DI MANUTENZIONE URGENTE impianto di allarme del “Museo Rodolfo Lanciani”» l’oggetto dell’atto di liquidazione di 13.176 euro datato 8 agosto 2020, a dimostrazione degli avvenuti interventi riparatori del «sistema di allarme e di videosorveglianza ospitato nei locali del complesso monumentale dell’ex convento di San Michele» (già che ci siamo: del quale da quasi un paio d’anni risulta impraticabile il giardino abbandonato). Un sistema, installato «a tutela dei reperti archeologici ivi contenuti, primo fa tutti il famoso gruppo scultoreo della “Triade Capitolina”». Così l’introduzione al contenuto della determina 145 dell’8 agosto 2020, a firma di Egidio Santamaria, l’architetto dirigente dell’area VI del Comune di Guidonia Montecelio, lavori pubblici, ambiente e attività estrattive.
Perché, «in occasione del rientro nel museo di tale importante reperto, sono state condotte alcune verifiche in merito all’efficienza dell’impianto di allarme presente all’interno del museo e realizzato alcuni anni or sono, riscontrando che tale impianto ha necessità di interventi urgenti di ripristino di alcune funzionalità».
«Al contempo – conclude Santamaria – è necessario dotare la sala che ospita tale importante reperto di una telecamera di sorveglianza». Che il Comune non possiede e che nemmeno può/vuole acquistare. La decisione: «si deve trasferire una telecamera attualmente presente in un’altra stanza ove era precedentemente custodito il prezioso reperto scultoreo». Non si dice se sia sovvenuto il ricordo delle origini di Guidonia Montecelio, quando gli aerei si trasferivano da un aeroporto all’altro per mostrare la potenza dell’impero mussoliniano.
Vediamo di capire qualcosa nei limiti d’una descrizione sofferente di asfissia: il documento non riferisce nemmeno quando l’intervento del manutentore s’è svolto. Il fatto è corroborato dalla erogazione alla srl incaricata della messa in sicurezza della parte di museo di Montecelio ospitante la «Triade Capitolina».

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A girarla come vuoi, non puoi evitare di annotare nel corpo della determina, l’«urgenza», ripetuta e ripetuta, dell’intervento. Senonché, visto che dal «Santuario della Fortuna Primigenia» di Palestrina, dov’era custodita, la «Triade Capitolina» è rientrata a Guidonia Montecelio nel 2012, ci si chiede a quale urgenza ci si riferisce. Non certo al sistema d’allarme, che ha dovuto attendere il decennio successivo per essere messo in grado di funzionare. L’unica urgenza applicata effettivamente è la trascuratezza. Accompagnata da una bella dose di fortuna dato che nessuno ne ha approfittato per «attentare» alla Triade Capitolina e agli altri reperti del museo di Montecelio.
Si vedrà ora, con l’adozione della misura, se miglioreranno i rapporti tra il Comune di Guidonia Montecelio e il Mibact, rapporti deteriorati da anni di attesa della sistemazione degli impianti allarme-antifurto del «museo Rodolfo Lanciani» da parte della sovrintendenza (i reperti sono di proprietà del ministero).
Un clima che fece da quinta all’interrogazione critica – la 4-05902 – che il deputato Sebastiano Cubeddu, 5stelle, ex consigliere comunale della città, presentò il 4 giugno al ministero retto da Dario Franceschini, Pd.
Recriminava il deputato: «Ancora oggi, pur essendo tra i pochi presidi culturali presenti nel territorio comunale, il museo di Montecelio non si trova in condizione di operare, non essendosi concluso, a quasi un anno di distanza, l’iter di rinnovo del suddetto prestito temporaneo da parte della soprintendenza». Vero. Soltanto perché, non adeguato l’impianto d’allarme, il Mibact si sarebbe sempre rifiutato di aumentare la “capienza” del museo quanto ad affidamenti: che sarebbero stati messi a «rischio» come si capisce.
La sensazione è che nessuno, né sindaco né assessora, abbia mai avvertito Cubeddu sull’effettivo stato delle cose. Facendogli fare la figuraccia sottostante il contenuto dell’interrogazione. Alla quale, conoscendo il ministro lo stato dell’arte, non è mai stata data alcuna risposta.