di TOMMASO VERGA
ORDINA «LA IMMEDIATA SOSPENSIONE DEI LAVORI di coltivazione e ripristino ambientale»; «Il recupero ambientale in conformità al progetto estrattivo». Sono le due frasi che sorreggono le quattro ordinanze di cessazione dell’attività di altrettante cave di travertino. Si va dalla numero 9 interessante la spa «Caucci Mario ITR»; si prosegue con la «Fratelli Poggi» (ordinanza numero 10); la «S.T.R.» (numero 11); «B.T.R.» (numero 12); la numero 13, interessante la «F.lli Pacifici», esclude il provvedimento di cessazione dell’attività in quanto è in corso «la variante di recupero ambientale».
Tutte, nel testo, indicano la «via d’uscita» dalla restrizione risalente al Comune di Guidonia Montecelio: la possibilità, all’interno di «un periodo di 150 giorni, naturali e consecutivi, per conformarsi alla norme di legge ed adempiere agli obblighi ai fini della ripresa dell’attività estrattiva e nello specifico alla presentazione di idonea polizza fideiussoria atta a garantire il piano di coltivazione e quello di recupero ambientale così come autorizzato.
«Se il trasgressore (è scritto proprio così, ndr) non adempie a quanto sopra intimato entro i termini previsti e/o la polizza fideiussoria non dovesse risultare idonea a garantire il piano di coltivazione e recupero ambientale della cava, il Comune provvederà alla revoca definitiva dell’autorizzazione, con rivalsa sulle spese sull’obbligato così come previsto…».
Come previsto, contro il provvedimento è ammesso ricorso al Tar (il Tribunale amministrativo regionale del Lazio (entro i fatidici 60 giorni) ed eventualmente al presidente della Repubblica (qui i giorni diventano il doppio, 120).
Informati delle ordinanze, la direzione regionale dello sviluppo economico ed attività produttive della Regione Lazio, la procura della Repubblica di Tivoli, i carabinieri forestali di Guidonia Montecelio, ai quali è delegata l’incombenza di vigilare sul rispetto del provvedimento.