Riprendendo il titolo del grande giornalista Tommaso Besozzi sulle pagine dell’Europeo a proposito della morte del bandito Salvatore Giuliano, sembrano appropriate le stesse parole
di GIULIANO GIRLANDO

Sergio Calore

ERA IL 6 OTTOBRE 2010 quando venne trovato il corpo di Sergio Calore in un casolare di Guidonia, dove l’uomo si recava per lavorare la terra. Dopo la telefonata alle forze dell’ordine da parte della vedova Emilia Libera, il ritrovamento del cadavere; con nei pressi un piccone insanguinato e la gola tagliata. Una scena che farebbe pensare al fatto che questo omicidio non era stato preparato e che non fosse stata solo una persona ad attendere Sergio Calore al casolare ma più di uno. Sergio era pedinato? Oppure aveva un appuntamento col suo o i suoi assassini?

A dieci anni esatti dalla sua morte, nulla si sa ancora delle indagini svolte dagli inquirenti e su quale pista stesse indagando la procura di Roma.
Eppure non era proprio un cittadino qualunque.
E’ stato definito dal giudice Guido Salvini «testimone e pentito più importante dell’estrema destra che ha contribuito a chiarire le posizioni di Ordine Nuovo e dei Nar negli anni di piombo». Calore, va ricordato, fu braccio destro di Pierluigi Concutelli e vicino a Stefano Delle Chiaie. Ma il 6 ottobre di dieci anni fa, il testimone di giustizia sotto protezione viene letteralmente preso a picconate e sgozzato.

Credibile e tuttora aperta la «pista» dell’Eta?

TRA DOMANDE E RISPOSTE, un regista spagnolo che nel 2007 si occupò della figura di Sergio Calore, Miguel Amigo, documentarista che nella pellicola «El año de todos los demonios», indaga sulla misteriosa scomparsa del dirigente militare Eduardo Moreno Bergaretxe, detto «Pertur», avvenuta nell’estate del 1976 nel paese di confine San Juan de Luz, scomparsa contraversa e famosa della storia basca. La tesi di Amigo è che la scomparsa di Bergaretxe sia avvenuta per mano di neofascisti italiani su ordine dei servizi segreti spagnoli e quindi del governo.
Miguel Amigo indaga sulla teoria che militanti dell’estrema destra italiana abbiano collaborato in Spagna con le forze di polizia e l’intelligence per contrastare elementi terroristi dell’estrema sinistra, soprattutto dell’«ETA»

Miguel Amigo

Secondo quanto riportato da un articolo del Corriere della Sera e dal sito web Spazio70, un interessante archivio sul terrorismo di matrice nera, la pista di investigazione più accreditata per la sparizione del militante Pertur, è stata quella di un regolamento di conti interno all’Eta tra la fazione moderata di cui Pertur era rappresentante e quella radicale dei «Bereziak», che spingeva per la lotta armata e i cui due luogotenenti Francisco Mújica Garmendia detto «Pakito» e Miguel Ángel Apalategi detto «Apala», furono visti in auto con Pertur il giorno prima della sparizione.

Nel 2007 Miguel Amigo intraprende la pista italiana, nata da presunte dichiarazioni di Pierluigi Concutelli a un compagno all’epoca in galera, Angelo Izzo – il «mostro» del Circeo –, al quale avrebbe riferito di aver partecipato attivamente al sequestro di un militante etarra in corrispondenza di quei giorni. Su queste basi il giudice istruttore spagnolo Fernando Andreu del Juzgado numero 4 della «Audencia Nacional» ordina una investigazione chiedendo la collaborazione dell’Italia da cui ottiene il nulla osta nel 2009 per interrogare il Concutelli, Angelo Izzo e Sergio Calore.
Angelo Izzo conferma le dichiarazioni secondo cui Concutelli all’epoca gli avrebbe parlato del rapimento e dell’uccisione di un militante etarra (membro dell’Eta), senza però identificarne l’identità. I fatti sarebbero avvenuti nella tenuta de «La Factoria», un possedimento rurale adibito a prigione per i sequestrati di ben due gruppi anti-ETA italiani, due colonne separate che operavano in Spagna e Francia, chiamate «gruppo Madrid», di cui avrebbe fatto parte anche Augusto Cauchi e «gruppo Barcelona», con elementi provenienti dall’estrema destra internazionale al comando del neofascista Jean-Pierre Cherid. Entrambi i gruppi si sarebbero relazionati con il riconosciuto gruppo dell’ultradestra spagnolo «Batallón Vasco-Español».
Le dichiarazioni di Izzo non offrono risposta al caso Pertur sul quale Miguel Amigo indaga ormai da anni, ma avrebbero potuto farlo quelle di Sergio Calore, che ha affermato di essere stato personalmente a «La Factoria» e di aver visto foto, documentazioni e luoghi sui prigionieri passati nella proprietà, dove sarebbero anche stati sepolti dei corpi. A Sergio Calore e alle sue dichiarazioni, alla sua morte proprio a ridosso di quella che poteva essere la soluzione del mistero Pertur, il regista dedica un documentario-inchiesta, «El caso Calore – Asesinato de un testigo protegido», dove oltre all’esposizione di documenti originali dei tribunali italiani e spagnoli, intervista anche il procuratore Giovanni Salvi e il giornalista italiano Guido Caldiron, il sociologo Lorenzo Castro e l’analista basco Mikel Aramendi.
Ad oggi entrambe le indagini sul caso Pertur e su quello di Sergio Calore sono racchiuse in un mistero.

La deposizione a Guido Salvini sul golpe del principe Junio Valerio Borghese

Il libro del giudice Guido Salvini sulla strage di piazza Fontana del 1969

ALTRA «PISTA» A BEN VEDERE interessante, le dichiarazioni relative al fallito golpe di Junio Valerio Borghese, un progetto eversivo nel quale ebbero un ruolo di primo piano le «famiglie di mafia». Le dichiarazioni di Sergio Calore risultano verbalizzate il 21 settembre 1991 da Guido Salvini – pubblico ministero nel processo di piazza Fontana e altri procedimenti sul terrorismo –: «In merito a quel periodo, posso dire che mi fu riferito un discorso relativo agli attentati del 1969 in relazione al progetto di golpe. Quand’ero ancora libero, mi fu detto (da Amos Spiazzi, il “nero” fondatore della Rosa dei venti, ndr) che secondo il programma del cosiddetto golpe Borghese, che fu tentato nel dicembre del ’70, doveva avvenire in realtà un anno prima e che la collocazione delle bombe, nel dicembre 1969, aveva proprio la finalità di accelerare questo progetto comportando nel Paese una più diffusa richiesta d’ordine e il discredito delle forze di sinistra in genere, che sarebbero state additate come responsabili e corresponsabili dei fatti».