Stralci dell’ordinanza
della gip Annalisa Marzano
«UN MECCANISMO criminoso, ben collaudato, estremamente pericoloso e pregiudizievole sia per la corretta e trasparente individuazione di un sito idoneo alla destinazione dei rifiuti solidi urbani della Capitale, che nella complessiva gestione degli interessi inerenti la gestione delle attività dedite allo smaltimento dei rifiuti e alla gestione delle discariche».
Così un passaggio dell’ordinanza con la quale la gip Annalisa Marzano ha ordinato gli arresti domiciliari per la dirigente della Regione Lazio, Flaminia Tosini, e per l’imprenditore Valter Lozza, amministratore delle società «Ngr srl» e «Mad srl», accusati, a seconda della posizioni, corruzione, concussione e turbata libertà di procedimento di scelta del contraente nell’indagine della Procura di Roma coordinata dagli aggiunti Paolo Ielo e Nunzia D’Elia.
Per Annalisa Marzano «l’intero dipartimento della Regione Lazio, cruciale per la salvaguardia dell’interesse ambientale del territorio laziale, a causa delle condotte illecite poste in essere dalla sua dirigente è stato totalmente ripiegato sugli interessi privati di Lozza. L’indagata, pur ricoprendo un incarico piuttosto delicato, con una straordinaria astuzia e inconsueta disinvoltura, ha manipolato la procedura amministrativa volta alla individuazione della prossima discarica di rifiuti solidi urbani della Capitale e lo faceva ricorrendo ad indebite scorciatoie».
Nell’ordinanza la giudice afferma che Tosini «non contenta, orientava le determinazioni regionali, in tema di rifiuti, agli interessi dell’amico imprenditore che gestiva anche le discariche di Civitavecchia e Roccasecca: nel primo caso assicurando a Lozza l’ampliamento della discarica per rifiuti non pericolosi di Civitavecchia e nel secondo caso riuscendo a manipolare le determinazioni di altri organi dello Stato (la Presidenza del Consiglio dei ministri) assicurando a Lozza la conferma dell’innalzamento della quota della discarica di Roccasecca (a mt 16,70 come stabiliti originariamente dalla Regione Lazio)».
Fatti e vicende della Tosini tra cave di travertino, discariche e Tmb
di TOMMASO VERGA
SPERIAMO ORA CHE VIRGINIA RAGGI non si aggrappi all’abituale refrain indirizzato alla magistratura da tutti quelli che si trovano impigliati nelle maglie della giustizia. Lei, personalmente, non c’entra nulla, al contrario della discarica di monte Carnevale, designata ad accogliere i rifiuti prodotti da Roma dopo la cessazione-chiusura di Malagrotta del 2013. Ci si augura che la sindaca non ricorra alla consueta «iniziativa di qualche toga rossa» (o verde, o nera, o blu: per i grillini – in particolare quelli della sua “corrente” – tutti i colori sono uguali). Visto che il motivo ci sarebbe, dovuto agli arresti di Flaminia Tosini e Valter Lozza stamattina, azioni che rischiano di bloccare le procedure che indicano quell’area idonea a sotterrare la monnezza della Capitale. Come, appunto, vuole Virginia Raggi. Un orientamento che per i 5stelle ha voluto dire l’uscita dal partito e dal gruppo del consigliere regionale Marco Cacciatore.
Come si capì sin dai primi atti della Raggi, una scelta decisamente contrastata quella di monte Carnevale. Che, per quanto criticata persino dalla commissione bicamerale «Ecomafie», presieduta dal grillino Stefano Vignaroli, aveva trovato comunque accoglienza nella Regione Lazio. Dalla quale, già a dicembre 2019, Valter Lozza, amministratore della «Ngr srl» (New Green Roma srl), aveva ottenuto l’autorizzazione a realizzare un impianto di smaltimento di inerti e fanghi. Uno dei motivi delle «liti» tra i fautori della discarica di Rsu e gli oppositori che ritenevano incompatibili due servizi così vicini oltreché a 2 chilometri da Malagrotta.
Non bastasse, la «Ngr», secondo gli accertamenti, avrebbe ottenuto indebitamente dall’assessorato Politiche ambientali e ciclo dei rifiuti della Regione Lazio – diretto da Flaminia Tosini – il permesso di trasformare la discarica di inerti in un sito per lo smaltimento dei rifiuti derivanti dal trattamento di Rsu. Questa la motivazione degli arresti seguiti all’inchiesta dei carabinieri del Comando Tutela ambientale. L’indagine, condotta dalle pm Nunzia D’Elia e dal sostituto procuratore Paolo Ielo, è sfociata nelle accuse della gip Annalisa Marzano di «concussione, corruzione e turbata libertà di procedimento di scelta del contraente». La «Ngr srl» fa parte del gruppo «Mad srl», entrambe di proprietà Valter Lozza, descritto come il più agguerrito competitor di Manlio Cerroni, ancora il monarca dei rifiuti (non solo) nel Lazio. Infatti, la Mad è proprietaria di 2 delle tre discariche in esercizio nella regione.
Risale a Valter Lozza anche la proprietà di due dei quotidiani della catena del defunto senatore Msi Giuseppe Ciarrapico, Latina oggi e Ciociaria oggi (collegati, tra gli altri, con Guidonia oggi).
L’APPALTO DELLA MAD A TIVOLI _ Chissà se Valter Lozza rammenta le attività della «Mad» sul territorio tiburtino, gli appalti per la raccolta dei rifiuti, del 1979 a Tivoli, successivamente a Guidonia Montecelio, oltre al progetto (abortito) dell’ecocentro a Castel Madama. Così come la memoria dovrebbe sostenere Flaminia Tosini e ricordarle il sopralluogo alla «STR», cava di travertino del gruppo di Filippo Lippiello, il 21 febbraio 2020. L’unica – nel bacino non se ne rammentano altre, gli interrogativi sui motivi si sprecarono –, successiva all’ordinanza di chiusura dell’azienda, pubblicata sul Bollettino ufficiale della Regione Lazio (il Burl) del 16 ottobre 2018.
Provvedimento poi revocato. Non prima che il Pd guidoniano divulgasse un comunicato, nel quale si accusava il sindaco Michel Barbet, del tutto estraneo agli avvenimenti – e alla chiusura della cava – di puntare alla distruzione del settore.
Venne poi il sopralluogo che avrebbe dovuto confermare la regolarità dell’escavazione. Così avvenne. Se non fosse stato prodotto – prima firma Flaminia Tosini – un verbale ufficiale negato da un secondo ufficioso a smentita dell’altro, redatti entrambi da Egidio Santamaria, il dirigente del settore cave del Comune di Guidonia Montecelio.
Oltre al bis-verbale, di quell’ispezione restano altre due tracce decisamente significative. Interpellata sullo scandalo delle polizze fideiussorie false – è in corso una indagine del tribunale di Tivoli per accertare se furono i padroni delle cave di travertino a manipolare la documentazione –, la Tosini rispose che le sue mansioni non prevedevano intrusioni in quell’ambito, di pertinenza di assessori con compiti «monetari». Infatti, nel momento in cui i padroni delle cave chiesero di rateizzare le tariffe assicurative, la proposta di delibera della Regione Lazio per la giunta venne istruita da Flaminia Tosini, anche per la parte di competenza dell’assessorato alle Attività produttive. A supporto della dirigente, Filippo Lippiello, per conto del CVTR (Centro per la valorizzazione del travertino romano).
LA TOSINI NON VA “VIA” _ Altri sopralluoghi no, a iosa altre ordinanze. Una mezza dozzina interessanti l’escavazione, permessi acquisiti nei quali Flaminia Tosini esclude la Via (Valutazione di impatto ambientale) avanzata a corredo di ogni richiesta per l’apertura di nuove cave di travertino o rinnovo di attività esistenti. Aziende tutte insediate all’interno di un’area «ad elevato rischio sinkhole» come espressamente certifica la stessa dirigente regionale: in fin dei conti una buca (meglio voragine) vale l’altra.
La pratica che inizia con la «STR», cava di travertino del gruppo di Filippo Lippiello, 15 gennaio 2018, inframmezzata dalla «Degemar Cave» per concludersi con la «Giuliano Conversi & figli srl» alla vigilia dello scorso Natale. In corso, le procedure per i permessi chiesti da «E.L.T. srl» e «Fratelli Pirandola srl».
«L’indagata, pur ricoprendo un incarico piuttosto delicato, con una straordinaria astuzia e inconsueta disinvoltura, ha manipolato la procedura amministrativa»
Ed ora? Si definisce impianto per il «trattamento meccanico-biologico» dei rifiuti, TMB insomma. Che rende insonni le notti delle popolazioni di Guidonia Montecelio e Fonte Nuova. Flaminia Tosini non dipende ovviamente dagli stati d’animo delle persone che dopo aver subito per decenni gli effetti della discarica dell’Inviolata (da 6 invasi) si dovrebbero adesso adattare all’avvio dell’impianto. Che soltanto 5 giorni fa ha autorizzato, con l’ordinanza dell’11 marzo. L’impianto TMB può condurre a risultati positivi il conto economico se viene ottimizza la quantità di rifiuti. Pari a 190 mila tonnellate. Di qui l’assoluta necessità dei rifiuti romani. Che potrebbero, in via ipotetica, quotidianamente eccedere gli sversamenti nella discarica di monte Carnevale. Il TMB è a due passi.