di TOMMASO VERGA
FUORI DELL’EDICOLA DI GINO, la locandina “strilla” il titolo del Messaggero: Guidonia vende per tappare i buchi. In “soldoni”, si tratta dei soliti 4 milioni che non riesce a rimediare. Disperato, il sindaco aveva fatto pure cenno al pronto soccorso dei padroni delle cave (corrispondente alla cifra ambita che sostituisce i 35-40 milioni di € dovuti: la definiscono “transazione”). Senonché il dirigente delle Finanze gli ha fatto notare che quei quattro soldi sono obbligatoriamente destinati al «ripianamento». Une vieille chansonnette, che il sindaco Michel Barbet vorrebbe musicare ma non riesce, nemmeno nella traduzione francese. Lui e la sua giunta ex-grillina da quando sono in carica più volte hanno postato tra le “entrate” i proventi derivanti da beni messi in vendita. Nei bilanci consuntivo e preventivo, indifferentemente. Risultato? quasi zero. Spaccato. Ora, oltre a terreni e locali, si ripristina la vendita di box-posti auto-stalli collocati all’interno del parcheggio multipiano di Montecelio. La speranza è che qualcuno si decida a staccare l’assegno per il passaggio di proprietà. Attesa iniziata il 4 dicembre 2019.
Ma perché il Comune di Guidonia Montecelio non riesce a far quadrare i conti? Per quanti milioni è esposto? Ci sono somme a credito? C’è la classifica dei debiti padrone per padrone delle cave?
Ma davvero nelle casse del Comune non ci sono ristori? Perché il piatto piange (a dirotto)? Secondo Anna Checchi e Lorena Roscetti, le consigliere comunali del gruppo AttivaGuidonia, occorre chiarezza; nessuno può illuminare meglio della TreEsse Italia, concessionaria per la riscossione-tributi del Comune di Guidonia Montecelio. Nessuno meglio della srl conosce lo stato dei crediti. Audiamola in Consiglio comunale la conclusione. Azioni e iniziative in totale consonanza con l’incarico. Travolto dai regolamenti. L’articolo 14 sbarra l’«irrituale formulazione» replica la firma di Loredana Terzulli, presidente del Consiglio comunale (per memoria, si tratta della grillina uscita dal partito in aspra polemica con le scelte del sindaco e rientrata grazie all’assegnazione dell’incarico di presidente dell’assemblea (https://www.tiburno.tv/2020/07/16/guidonia%E2%80%88-il-ritorno-della-figliola-prodiga-cosi-barbet-mantiene-la-maggioranza-podcast/ ).
In sostanza, TreEsse Italia viene considerata «persona esterna al Consiglio comunale». Pur agendo a Guidonia Montecelio dal 26 ottobre 2006. Allorché l’affidamento avvenne per decisione di Filippo Lippiello (Margherita), eletto sindaco un anno e mezzo prima, il 3 e 4 aprile 2005. Al quale ha fatto adesso seguito l’accordo rinnovato da Michel Barbet per altri nove mesi, a far data fine marzo 2021.
Brutti scherzi dovuti alla memoria. Da esempio, in una intervista, la recrudescenza su un argomento che periodicamente riappare: «i nemici del settore». Se Lippiello l’avesse dissepolto qualche anno fa, avrebbe raccolto con molte probabilità totale consenso. Fa sorridere parlare oggi di chi, divenuto nel frattempo paggetto-cortigiano, nell’estate del 2018 voleva chiudere le cave, liquidare il travertino. E’ un peccato che, nell’intervista, oltre a qualche spunto (non molti) interessante, ci siano cadute ad altro non addebitabili che alla memoria.
Paradossale quella degli «oneri tributari pesantissimi» del 2011, addossata all’ex sindaco Eligio Rubeis. Sulle imposte Ici/Imu per le aree industriali, delle cave in particolare, si direbbe che Filippo Lippiello abbia dimenticato che i 54 € a mq risalgono a lui (decisione del 2007); diversamente dai 7 € del 2008, assunti con una delibera di giunta mai approvata dal Consiglio (una cosa da nulla per i virologi del travertino, che però dovrebbero evitare di ritenersi nel Far-West: dove, è indubbio, le leggi dello Stato italiano non valgono).
Si potrà, stando così le cose, replicare la richiesta di audizione della TreEsse Italia? Magari aggiungendo la classifica dei renitenti all’obbligo fiscale? Sicuramente. Ma non in Consiglio. Sarà opportuno accontentarsi di una esposizione in commissione Finanze. Hic Rhodus hic salta.