di TOMMASO VERGA
ANNA CHECCHI INIZIA la seduta chiedendo ai consiglieri comunali della maggioranza pentastellata – interpellati nome per nome – cosa pensano della sentenza della Corte di cassazione del 9 giugno che ha chiuso la «partita» condannando le cave di travertino a versare 54,27 € a metro quadro di IMU (e altrettante per l’arretrato ICI). Come intendete agire? domanda la rappresentante di AttivaGuidonia, come pensate di recuperare il «bottino» di 40 milioni a favore dell’ente?
Annotazione (maliziosa per nulla): gruppo misto, Civici, Lega, Fratelli d’Italia, Pd, le cosiddette «opposizioni», non battono ciglio, non un intervento ch’è uno, a dimostrazione che l’argomento non le riguarda (è quanto in effetti risulta; scorrendo la “politica” di Guidonia Montecelio, le cose stanno esattamente così: alla maniera di questi 4 anni trascorsi con Michel Barbet e il movimento 5Stelle, tutti hanno confermato ai padroni delle cave che possono dormire sonni tranquilli; nessuno chiederà un euro. Si potrebbe scrivere “nessuno chiederà una lira” visto che i tributi non corrisposti risalgono addirittura ai primi anni Duemila.
Non va meglio sul versante opposto. Dal quale, soltanto due grillini rispondono all’interrogazione di Anna Checchi, Alessandro Cocchiarella e Maurizio Celani. Entrambi per sostenere che le sentenze si rispettano, si applicano, non si discutono. Un buon segnale. Mal gliene incolse. Provvede a smentirli, platealmente, il sindaco Michel Barbet: i milioni non sono 40 la premessa, «perché qualcuno ha cominciato a pagare»: (allora l’importo del debito-credito – secondo la visuale – salvo qualche ritocco, è quello, esiste, ndr) e con i padroni delle cave non si farà nessuna “transazione”, ricorreremo invece alla “conciliazione”. A Roma – espressione gergale di largo uso con Virginia Raggi – si direbbe che la toppa è peggio…
Infatti, secondo i sacri testi, la “conciliazione giudiziale” «è il mezzo attraverso il quale il contribuente può definire, in tempi brevi, un contenzioso, già in atto o anche solo potenziale, godendo di una riduzione delle sanzioni amministrative, variabile in base al grado di giudizio in cui si perfeziona». “Sanzioni amministrative” quindi; si pagano per intero “imposte”, “interessi”, “arretrati”, “spese giudiziarie”: capito bene?
Ne verrà che i padroni delle cave diranno al fedele Centro per la valorizzazione del travertino romano – che, stando alla legge istitutiva, deve occuparsi d’altro – di “invitare” Michel Barbet a ripensarci: «Signor Sindaco – dirà il CVTR –, noi vogliamo la transazione e tu ci offri la conciliazione giudiziale? (adrenalina che sale…). Pensi che a noi vada bene una limatina alle sanzioni? Che così ci accontenti? Ma chi ti consiglia?».
Una serie di punti interrogativi che prelude al mancato consenso sulla «conciliazione». In fin dei conti, una parola dev’essere una, non può ballonzolare da un’aula giudiziaria all’altra, diranno i padroni delle cave. Ne andrebbe di mezzo la coerente dialettica che dall’inverno 2019 sovrintende l’unisono ensemble cave-Comune.
A vedere, oltre che una “transazione” mascherata, la “conciliazione” di Barbet è una scelta stratosfericamente paradossale oltreché intrisa di rischi. Perché la “conciliazione” – il cui esame si svolge in tribunale – viene chiesta da chi ha perso una causa, da chi è stato condannato a pagare, non da chi ha prevalso. In Cassazione oltretutto.
Una “smagliatura” che potrebbe consigliare al giudice di domandare a chi ha vinto – ossia all’amministrazione pubblica – perché intende «perdere» almeno in parte somme assegnate a Guidonia Montecelio da molteplici ordinanze persino della Cassazione. Prefigurando, di conseguenza, un classico «danno all’erario», di competenza della Corte dei conti.
Michel Barbet, in aula, ha dichiarato, in sostanza, che sì, vabbè, tanto una sentenza vale l’altra. Mica vero. Infatti sull’ultimo grado di giudizio non si può ricorrere (che ultimo sarebbe?…): signor sindaco, ma chi la consiglia? (domanda retorica; alla pari di quella dei padroni delle cave, tutti sanno chi). Si vedrà come sindaco e gli altri protagonisti: consiglieri comunali, assessori, funzionari, giustificheranno il mancato introito.
Un altro faldone invece sarà utilizzato per protocollare i ricorsi di aziende, società, cittadini (tutti quelli che hanno perso una causa-tributi) che vorranno sapere da Barbet e dai 5stelle perché per loro la “conciliazione” non vale. Un bel «corto circuito» come si dice in casi del genere. Che potrebbe creare più di qualche problema di «compatibilità». A meno che, extrema ratio, il sindaco non prefiguri un provvedimento universale, valido per tutti. Un “condono” in sostanza. Un inferno per i conti di Guidonia? No problem, lui se ne va. Chi verrà dopo si arrangi.
La riunione del Consiglio comunale di Guidonia Montecelio si è svolta nel pomeriggio del 17 giugno; ancora in streaming.