di TOMMASO VERGA
E SE LA VENDITA SI RIVELASSE CONTROPRODUCENTE? Se non venissero onorate le obbligazioni assunte? Come potrebbero la giunta e il sindaco autonominatisi artefici della trattativa, tutelare le rivendicazioni dei loro cittadini privati di un bene pubblico? Dove andare a scovare la controparte collocata in un inesplorabile «fondo chiuso»? E’ la prima (e maggiore) anomalia di una vicenda che non lesina certamente in distribuzione di punti interrogativi. Aumentati a dismisura dopo l’intervento che avrebbe voluto essere chiarificatore di Michel Barbet nella riunione del Consiglio comunale odierno: «conosciamo la società»; «ha le spalle solide»; «conosciamo la solidità finanziaria» e via pontificando.
Più che benissimo. Nessun rilievo critico sui poteri miracolosi di Michel Barbet (il fatto stesso che si possa fregiare del titolo di primo cittadino di Guidonia Montecelio ne è dimostrazione). Non è da tutti essere riuscito a rappresentare I soldi degli altri senza indossare le mise di Danny DeVito? di Gregory Peck? Resta lo stupore che per ragioni legate al mandato sia riuscito a penetrare nelle pieghe intime della «Mazer», un «Fondo di investimento alternativo di tipo chiuso, riservato a investitori professionali»; società che attraverso la “casa madre” “KRYALOS SGR spa” (in alto, la sede centrale ex pptt di piazza Cordusio a Milano), “società privata e indipendente di gestione del risparmio soggetta alla normativa in materia di gestori di fondi alternativi” (in precedenza Henderson Global Investors SGR spa, entrambe di proprietà del medesimo fondatore, Paolo Bottelli), intende aggiudicarsi i lotti del Pip di Tavernelle messi in vendita dal Comune di Guidonia Montecelio.
L’inseminazione di quesiti avversi è assicurata da studiosi esperti nella movimentazione di denari senza identità. Che premettono: “Tavernelle”? «operazione ad alto rischio».
Perché, nei fondi chiusi, «sono sconosciuti i beneficiari» che però hanno rassicurato Michel Barbet, prima d’altro sotto l’aspetto etico, per lui nessun dubbio, un Comune può fare affari lasciando senza esito la domanda chi c’è dentro? chi c’è dietro? Per non dire la conoscenza trasparente dell’entità del patrimonio del Fondo medesimo.
Di lato, il sindaco, convinto del bene dipendente dalle sue azioni, non ha chiarito al Consiglio comunale il motivo per cui ha condotto personalmente la trattativa benché non rientrasse nelle competenze. Un compito secondo il Tuel spettante agli uffici dell’ente. I cui dirigenti si sono sostanzialmente astenuti dopo aver appreso le incongruenze della partita (forse qui risiede la scelta di Paolo Cestra, vertice dell’Urbanistica cittadina, per Latina). In sostanza, quanto contenuto nei pareri (due, entrambi negativi) rimessi da Loredana Fiore, l’avvocata designata dal Comune assistente al Rup (responsabile unico del procedimento), secondo la quale la faccenda va chiusa con un nulla di fatto, la trattativa è da annullare.
Pareri richiesti dall’ente. Rimessi ovviamente innanzitutto al Comune. Per essere ignorati dal sindaco Barbet e, puntata nemmeno a rischio (per rimanere in tema) dal suo cerchio magico. I dettagli? Contenuti nella “diffida” del 28 luglio, a firma delle consigliere comunali Anna Checchi e Loredana Roscetti del gruppo AttivaGuidonia, uniche a esprimersi in proposito nella riunione del Consiglio comunale.
In premessa, le ragioni alla base del commercio. A parte le doti di esperienza e competenza, che a Guidonia Montecelio vengono ritenute irrilevanti se non inutili, in ossequio al motto fondativo “uno vale uno”, le ragioni che hanno portato sindaco e giunta all’alienazione dei beni vanno ricercate nella asserita ma comprovata penuria di risorse, nella necessità di far cassa, permanente ostacolo che ha impedito a sindaco e maggioranza di governare come avrebbero dovuto (non è provato se anche voluto). Di qui la disperata ricerca di disponibilità finanziarie, da raccapezzare ovunque.
Mesi fa, nell’ultima o penultima sessione di bilancio, mancavano 4 milioni, indispensabili per evitare il default. Trovati. Nel Pip di Tavernelle. Il che ha permesso di man-tener fede al giuramento che prevede l’esclusione – rigorosa, programmata e fissata in atti ufficiali a firma di Michel Barbet –, dei 40 milioni di imposte maturate e non corrisposte dovute dai padroni delle cave di travertino all’ente. Ipotesi non presa in considerazione neppure in una fase non esente di drammaticità come quella della pandemia da Covid, l’unico bancomat a pieno requisito fornitore del Comune, guarnito da volutamente ignorate sentenze della Corte di cassazione (qualcuno dei condannati ha ingaggiato “principi del foro” per farsi dire come appellarsi).
Credito sul quale non solo in Comune vige il divieto di pronuncia, ma addirittura di citazione, per timore che si possa confondere con quella di un’aula di giustizia, come dovrebbe. Un debito impronunciabile insomma, persino nelle cosiddette «inchieste» sui “buffi” della città.
Di qui la “diffida” sulla vendita di alcuni lotti del «Pip Tavernelle 2» (il secondo Piano di insediamenti produttivi di Guidonia Montecelio) alla “KRYALOS SGR spa”, in rappresentanza di Mazer – «Fondo di investimento alternativo di tipo chiuso, riservato a investitori professionali», le cui attività prevalenti appaiono collocate nell’ambito della logistica; qualcosa probabilmente nel polo di “Cesurni” a Tivoli Terme.
In sintesi, da parte di Anna Checchi e Lorena Roscetti, si “diffida”, «dal voler procedere alla sottoscrizione del contratto preliminare (adempimento già svolto nel frattempo; si va verso l’alienazione tout court, ndr) relativo alla procedura di vendita dei lotti P.I.P.2 “Tavernelle” con la “KRYALOS SGR spa” e di revocare in autotutela la delibera di Giunta Comunale n. 57 del 10/06/2021 per l’approvazione dello schema e il conferimento dei poteri per sottoscrizione del contratto preliminare relativo alla procedura di vendita dei lotti P.I.P.2 “Tavernelle” con la «Kryalos Sga Spa».