Consiglio comunale di venerdì 27 agosto 2021, minuto 20.17 dei “preliminari”. Giovanna Ammaturo (fratelli d’Italia): «Signor sindaco, lei dovrebbe chiamare scienziati e dirigenti dell’Acea, farci un Consiglio comunale per parlare di un eventuale termovalorizzatore…»
di TOMMASO VERGA
C’E’ L’IMPIANTO TMB, SERVE UN TERMOVALORIZZATORE. E’ il convincimento di Giovanna Ammaturo, capogruppo di Fratelli d’Italia. La motivazione, esposta durante l’intervento nel Consiglio comunale di ieri: Guidonia Montecelio per disfarsi della propria immondizia ricorre al Tmb di Viterbo. Evitiamo questa spesa e installiamo un termovalorizzatore nella città. Che non fosse soltanto il lancio d’una proposta, la consigliera comunale l’ha dimostrato fornendo altresì l’indicazione del primo atto da compiere: il sindaco Michel Barbet deve convocare l’Acea (l’azienda per l’energia del Comune di Roma) e si/ci faccia dire cosa bisogna fare per costruire un termovalorizzatore.
Intanto: se la memoria non tradisce, nel piano regionale dei rifiuti non si ricorda la previsione di un termovalorizzatore da queste parti. Ma c’è di più. A maggio, dalla Regione Lazio, è stata respinta la richiesta di un impianto analogo da installare a Tarquinia (evidentemente i monnezzari hanno in particolare simpatia i luoghi-simbolo della storia dei popoli). Maliziosamente, la verità in un paio di righe su alcuni giornali, i soliti, sono state spese per interrogare Nicola Zingaretti se il “non si può” non fosse dovuto al fatto che la società proponente il termovalorizzatore di Tarquinia fosse la «A2A», l’azienda di Brescia semipubblica, della quale è azionista Matteo Salvini. Un dispetto al rivale politico insomma (rinviata, se dovesse trasformarsi da eventuale a verifica la possibilità che «A2A», avendo a portata di pc il dossier di Tarquinia, non s’affacci da questa parti; in concorrenza con la citata «Acea»).
Ancora nel merito, i dubbi – ad essere buoni – appaiono moltissimi. Prima d’ogni altro, quali le conseguenze per la salute dei cittadini? Tenendo in assoluta evidenza che si tratterebbe dell’ennesimo contributo negativo in un’area a elevatissimo rischio ambientale (chi vuole è invitato a esprimersi nel merito: info@hinterlandweb.it).
Poi, cosa avverrebbe dell’impianto di Tmb (ammessa e non concessa la possibilità che entri in funzione: allo stato non può)? si assisterebbe al virtuale applauso per un lay out che, a produzione verticalizzata, dai rifiuti ricaverebbe panetti o balle di combustibile atti a far funzionare un impianto produttore di energia. Cosicché si formerebbe la filiera (altro termine di largo consumo di questi tempi: un’attività, un settore che fornirebbe prodotti – definizione: “CDR”, combustibile da rifiuti – indirizzati alle caldaie di un cementificio (che so? la Buzzi-Unicem) o di altri impianti che ne godrebbero in alternativa a gas, elettricità, carbone, petrolio e altro(?).
Da ultimo, quando erano al governo della città (per sette anni di fila), non se ne ricorda nessuna, nemmeno un «pizzino» per dire “però”. Oggi, invece, la destra guidoniana si fa notare per la furbesca protesta elettorale contro l’arrivo all’Inviolata dei rifiuti di Virginia Raggi, sindaca di Roma e principale alleata di Manlio Cerroni, alla pari di Eligio Rubeis e soci di coalizione. Se non li ospitasse, secondo i protestanti – tutti allineati con l’ex sindaco al momento delle trattative con Cerroni (omonimo incluso) –, l’impianto Tmb della società del Cerroni «supremo» potrebbe funzionare, sarebbe gradito. Una finzione. Perché i recalcitranti sanno perfettamente che quell’impianto di Manlio Cerroni venne costruito in base a un accordo con il berlusconiano sindaco di Guidonia Montecelio del tempo interrotto per disavventure giudiziarie.
Non è tutto. Perché, l’autorizzazione al varo del Tmb, di Flaminia Tosini, ufficializzata dal Burl dell’11 marzo 2021, fa diretto riferimento alle difficoltà di Roma in tema di rifiuti. Quindi la destinazione si conosceva. Silenzio assoluto. Scrive l’ex dirigente regionale che «l’impianto risulta fondamentale (anche a seguito degli incendi avvenuti negli impianti di Albano Laziale e di Roma, via Salaria), per la chiusura del ciclo integrato di rifiuti urbani all’interno dell’Ato Roma». Una formula per ora, che diventerà oggetto di esame nella debita sede tra poco più di un mese. Magari approfondendo anche il motivo per il quale la Tosini ha ripristinato la portata dell’impianto dell’Inviolata da 104 a 190mila tonnellate l’anno.