Del 20 agosto il comunicato dell’Urbanistica capitolina sul “Polo Est”          Obiettivo per i pendolari, la candidatura a Expo 2030

«UNA NUOVA POLARITA’ urbana come integrazione tra i due ambiti di Tiburtina e Pietralata, attraverso l’individuazione di un sistema di spazi che punti al recupero dell’esistente e a nuove progettualità. È l’obiettivo degli indirizzi contenuti nella delibera approvata dalla Giunta capitolina in merito al sistema denominato “Polo Est” – si legge nel comunicato reso pubblico quattro giorni fa, il 20 agosto 2021, dall’assessorato all’Urbanistica del Campidoglio.
«L’obiettivo dello schema di indirizzo è l’individuazione di progetti strategici che guardino ai due ambiti urbani come a un unico complessivo nuovo ambito, il “Polo Est”, per promuovere lo sviluppo di processi trasparenti e partecipativi basandosi sulla sperimentazione di una nuova qualità urbana e ambientale, definendo regole e strumenti per incentivare usi temporanei e progetti pilota. In tal senso, gli indirizzi approvati prefigurano in parte le linee di sviluppo delle aree espositive che saranno oggetto del masterplan per la candidatura di Expo 2030.

Il progetto della StazioneTiburtina respinto dal Comitato cittadini a luglio 2020

«Diversi gli elementi strategici che il piano individua e definisce.
– Mobilità, accessibilità e fruizione: lo schema punta a completare e valorizzare il nodo infrastrutturale della Stazione Tiburtina e la conseguente mitigazione di impatto del traffico su gomma (ignorando l’effettivo stato del servizio e le condizioni dell’utenza: si prenda a campione la finta stazione-capolinea FL2 a Collefiorito di Guidonia Montecelio, ndr).
Spazi aperti e connessioni: obiettivo è la definizione della gerarchia dello spazio pubblico in aree nevralgiche, individuando la centralità di alcuni nodi per il densificarsi delle attività all’intorno.
– Risorse naturalistico-ambientali e risorse ambientali-culturali: si vuole assicurare l’integrità fisica e il funzionamento del territorio da un punto di vista idrogeomorfologico e delle condizioni di regime idraulico, con la promozione di uno sviluppo sostenibile del territorio.
– Aree urbane edificabili: le azioni puntano all’individuazione di nuove aree per lo sviluppo dell’area est della stazione Tiburtina – con le regole insediative per il nuovo headquarter di RFI – nuovi spazi di rigenerazione urbana, un mix funzionale con tipologie insediative ed edilizie in grado di garantire qualità urbana e flessibilità di funzioni per rispondere alle esigenze future in maniera dinamica».

a fondo…

La Défense di Parigi

La decisione di ferragosto a poco più di un mese dall’elezione del nuovo sindaco di Roma                          Gli «spazi aperti» delle aree urbane edificabili

di TOMMASO VERGA
DECIDERE. DECIDERE E BASTA. Si direbbe fosse impellente la necessità del “Polo Est” di impadronirsi dell’impronta “Virginia Raggi”. Comunque. E prima del voto che determinerà l’uscita della sindaca dal Palazzo Senatorio. Uscita definitiva. Tra un mese.
Modalità invalicabili che conducono a chiedersi perché non lasciare la responsabilità e l’incombenza di varare “Polo Est” al successore? a chi la sostituirà per volontà dei romani? Che potrebbe ricevere il mandato di respingere, di non attuare il verbale firmato dalle FS con Virginia Raggi il 24 luglio 2018. Una eventualità non esclusivamente teorica, bensì molto “attuale” – si vedrà a suo tempo quanto e se sarà possibile –, stando a come giudica la «partita 13 grattacieli» il Comitato cittadini stazione Tiburtina.
Stesso motivo, secondo aspetto. Avendo avuto a disposizione tre anni dalla firma di quel verbale, ci si chiede perché Virginia Raggi abbia voluto chiudere la pratica a questo modo. Perché lasciare l’impressione che tutto risponda a un «obbligo» non ad altro. La delibera di ferragosto si direbbe attendesse la sanzione, senza rinviare ad altri, tempi e persone, la conclusione.
A leggere il Comunicato-stampa del 20 agosto (2021), non si può non notare come un capitoletto sia dedicato alle «aree urbane edificabili». Si punterà, è scritto, “all’individuazione di nuove aree per lo sviluppo dell’area est della stazione Tiburtina – con le regole insediative per il nuovo headquarter di RFI (“sede centrale” non avrebbe reso, ndr) nuovi spazi di rigenerazione urbana, un mix funzionale con tipologie insediative ed edilizie in grado di garantire qualità urbana e flessibilità di funzioni per rispondere alle esigenze future in maniera dinamica”.
Non resta che chiedersi allora quanto il “Polo Est” rappresenti o meno l’evoluzione dello Sdo, un ragguaglio con i tempi e i problemi che il Sistema direzionale non è riuscito ad affrontare. «Se avessi la bacchetta magica trasferirei i ministeri fuori dal centro» dice a Giuseppe Pullara, Corriere della Sera, il 5 gennaio 2017, Luca Bergamo, l’ex vice di Virginia Raggi. La quale, però, intanto, cinque mesi dopo, firma il protocollo appoggiato sui 13 grattacieli delle Ferrovie dello Stato (riportato sotto), arrestandosi rigorosamente nel perimetro del territorio capitolino pur essendo sindaca anche della Città metropolitana, titolo che ostenta esclusivamente quando si tratta di individuare succedanei alla mancata raccolta differenziata nella capitale.

Edifici contemporanei alla stazione ferroviaria di quartiere Barcode, Oslo, Norvegia

Il progetto originale dello Sdo, asse portante del Piano regolatore di Roma del 1962, pur prevedendo il trasferimento di ministeri e centri direzionali nell’area est della Capitale, in particolare a Pietralata e nell’ex aeroporto di Centocelle, teneva conto e pianificava le relazioni territoriali tra la metropoli e i Comuni della «prima cintura», assegnando competenze e funzioni che svuotassero Roma da incombenze improprie. Impegno in parte assolto. In effetti, la Tiburtina venne interessata dallo sviluppo delle attività industriali di frontiera (nacque così la «Tiburtina Valley»), sviluppo accompagnato dal decentramento delle facoltà universitarie collegate e/o dipendenti. L’esempio “esemplare”, interessò «Selenia-Alenia», «Elettronica», «Vitrociset» e via dicendo, con Ingegneria aerospaziale che dalla Sapienza approdò nell’aeroporto «Alfredo Barbieri» di Guidonia Montecelio, accompagnando la ricerca interna alle aziende a quelle che – i tempi erano quelli che erano – impropriamente vennero definite “fabbriche d’armi”.
Stesso “modello” riguardò Tivoli per la quale si discusse a lungo su come trasferire sezioni delle facoltà di Archeologia o di Architettura al “Colle”, in una delle cartiere dismesse; non se ne venne a capo a causa della constatazione della mobilità diciamo scadente che avrebbe di fatto ostacolato se non impedito l’accesso alla Città antica.
Il paradosso è che nasce lo Sdo e proprio a partire dal 1962 si moltiplicano le difficoltà, provocate specialmente dai proprietari dei terreni: non soltanto il “popolino” dei piccoli proprietari di Pietralata, ma il latifondo controllato dalla Fiat e dal Vaticano (la dimostrazione? l’«Immobiliare» su tutta via dell’Acqua Bullicante fino a Torpignattara e da piazzale Prenestino a largo Preneste). Per l’altra sede, cambia la destinazione a centro direzionale dell’ex aeroporto di Centocelle, che, inopinatamente, viene trasformato in parco.
Non bastasse, dopo la “bocciatura di Tor di Valle”, su Pietralata sono in corso gli esami e le trattative per la costruzione dello stadio della Roma (in concorrenza con il gazometro di Ostiense ma favorita dal sistema viario), mentre i quattro candidati al Palazzo Senatorio, concordi, puntano alla conquista dell’Expo 2030 da tenersi sulla Tiburtina.
Cambiamenti, ripensamenti, «modifiche non sostanziali» – giunte, sindaci, revisione di leggi e decreti, con il protocollo d’intesa del 2003 si stabilisce che a Pietralata vengano trasferiti la Provincia di Roma, l’Università La Sapienza, l’Istat, più altre agenzie, con la costruzione di relative infrastrutture. Che seppelliscono l’asse attrezzato di Luigi Piccinato; lo Sdo, conseguente intuizione strategica di Pietro Samperi; la tangenziale Est di Kenzo Tange. Sia benedetto il connubio tra una certa politica ed il business edilizio.

Nel verbale di tre anni fa (24 luglio 2018) tra Campidoglio e Rfi ratificati i «diritti edificatori» di Ferrovie dello Stato a Pietralata

Il grattacielo (in utilizzo) di BNL Paribas

TREDICI GRATTACIELI (in alto, il rendering della «Abdr Architetti associati», Maria L. Arlotti, Michele Beccu, Paolo Desideri e Filippo Raimondo. Modello, la sede della Bnl, “stecche” più basse e lunghe, ricoperte di cristallo). Alti 90 metri i due della nuova sede delle Ferrovie dello Stato – grand commis dell’operazione «Defense» romana –, altri tre si alzeranno per 72 metri, uno per 60 e il resto sui 50 metri. “Battezzati” il già attivo di Bnl Paribas, i due che occuperà FS, «Cittadella Istat» quello che si sta edificando. La destinazione di tutti gli altri sarà decisa dall’ufficio vendite della stessa Ferrovie dello Stato
L’Agenzia Dire (grazie inoltre per le illustrazioni originali) così descrisse tre anni fa il «nuovo quartiere direzionale lineare, con al centro il nuovo quartier generale di Fs, schiacciato tra il fascio dei binari e un grande parco, con un asse pedonale tra le due file di modernissimi edifici. Ed infine la nuova stazione dei pullman regionali e internazionali.
«Sono queste le principali caratteristiche del progetto del nuovo centro direzionale nell’area est della stazione Tiburtina, almeno a leggere la proposta avanzata al Comune di Roma da Fs, sulla base delle elaborazioni dello studio di architettura Abdr.
«Dunque tra la stazione Tiburtina e Pietralata, in quello che un tempo veniva chiamato lo Sdo, nascerà un nuovo quartiere super moderno, che potrebbe ricordare, nell’immaginario collettivo, l’area dei grattacieli milanesi di Porta Garibaldi o la Defense a Parigi, magari con gli edifici un po’ più bassi, o meglio ancora il nuovo Barcode davanti ai binari della stazione di Oslo.
«La proposta di Fs e Abdr, frutto del verbale d’intesa per la “cura del ferro” del 24 luglio del 2018 sottoscritto da Roma Capitale e Rfi – conclude il “lancio” dell’Agenzia Dire –, va a completare il piano di assetto della stazione Tiburtina del 2000 attraverso, però, una revisione complessiva della situazione. Il vecchio assetto, infatti, è stato rivisto ed è stato deciso di concentrare a Tiburtina diritti edificatori di Fs prima sparsi in altre zone della città, a partire da quelli sul lato ovest dei binari e da quelli dell’ambito Trastevere (24.550 metri quadrati di Sul) il cui nuovo piano di assetto, alla luce delle novità, conterrà solo attività di ridisegno urbano non particolarmente invasive, al posto di nuovi palazzi».

          Intanto Virginia sostituisce Roma Capitale con “Roma Coloniale”               «La Città metropolitana è utile: fornisce discariche ai rifiuti del Campidoglio»

Il «ferro di cavallo» dell’Istat in costruzione a Pietralata

I GRATTACIELI NON SONO IL PROBLEMA. Al contrario di quello che anche figurativamente sottintendono, replica di un «modello» che ha fatto strame della campagna romana, di quella in particolare a est della metropoli. Dove sono nate le «aree di servizio» formate da quartieri abusivi, espressione di una «ideologia» indirizzata a impadronirsi delle «terre di mezzo» per trasformarle in «servitù» del Campidoglio. Questione sociale? urbanistica? qualità della vita? Chiacchiere. Accanto all’obiettivo “politico”, quello che è risultato sono le plusvalenze venute dalle rendite sui terreni intimamente intrecciate con quelle sull’edilizia «palazzinara».
Il «merito» di Virginia Raggi – per quanto appaia più un paradosso –, eletta sindaca di Roma e quindi della Città metropolitana il 22 giugno 2016, è di aver posto fine alle ambiguità e agli equivoci, Roma Capitale è stata sostituita da Roma Coloniale (si ignora se Fratelli d’Italia continueranno a sviluppare critiche sul suo conto), la provincia interpretata e utilizzata come utility. Non solo in relazione ai rifiuti, la merce maggiormente visibile, quella che attira i titoli dei giornali, ma in quanto «dottrina». A dimostrazione proprio l’«avventura» del quartiere direzionale di Pietralata: quante volte ne ha discusso la Città metropolitana di Roma Capitale, ente inutile con sindaca Virginia Raggi – salvo il primo anno e mezzo durante il quale la sindaca nemmeno ha nominato il proprio vice –, quante volte ha affrontato il rapporto causa-effetto sui territori di cintura della metropoli?
Si direbbe che «Pietralata District» («Defense» sa tanto di brand), costituisca un’abbellita e raffinata riproduzione dello stesso pensiero, «le periferie debbono fornire quanto necessita a Roma». In questo frangente, non sono state salvate nemmeno le apparenze. Il sindaco Gianni Alemanno ha messo la pietra tombale sullo Sdo, il Sistema direzionale orientale, la sindaca Virginia Raggi ha sottoscritto per quello «verticale» .

Il rendering della «cittadella Istat»; otto le sedi a Roma, 2493 i dipendenti, tutti trasferiti a Pietralata

Tutto ciò, senza che nessuno dei contraenti o dei loro assistenti, tecnici, studiosi, progettisti, abbia chiesto o fornito un’ipotesi numerica, di tendenza, rappresentazione di quanti opteranno per la residenza nei paraggi del grattacielo-luogo di lavoro. Un aspetto, parziale, che solleciterà gli appetiti dei palazzinari da subito impegnati a fornire un’abitazione a una clientela che troverà, come in passato, di nuovo conveniente la scelta rispetto a un alloggio nella Capitale.
Una “mobilitazione” che pesantemente inciderà sulle condizioni di quanti ora vivono nelle slabbrate città della «prima cintura», nelle zone comprese in particolare tra le “convergenze parallele tiburtino-nomentane”, esattamente corrispondenti con il quartiere dei grattacieli. Ci si chiede inoltre come potranno gli stessi ambiti territoriali ospitare una domanda che si aggiunge alla residenzialità attuale, dividendo servizi insufficienti già ora per coloro che vivono nel “Polo Est”, in questi non luoghi; figurarsi quando dovranno rispondere altresì al «sistema» che si andrà sviluppando per l’«effetto Pietralata».
Pessimismo? Soccorre un’immagine (di minima, altre domande verranno): quali gli effetti sul pendolarismo? sono stati esaminati? Come si vede, occorre una seconda puntata, nella quale giudicare le scelte dei Comuni in fatto di costruzioni, le gesta dei palazzinari grazie al beneplacito venuto loro dalla politica. (Quanto peserà “Polo Est” sulle borgate della «prima cintura» della direttrice tiburtino-nomentana?). 1. continua