Legislatura 18ª – Aula – Resoconto stenografico della seduta n. 340 del 23/06/2021 – Atto n. 3-02641
CORRADO, ANGRISANI, GRANATO, LANNUTTI ai ministri della Cultura e della Transizione ecologica
Premesso che, per quanto risulta agli interroganti:
in merito alla realizzazione del contestatissimo impianto di trattamento meccanico biologico (TMB) dell’Inviolata, in agro di Guidonia Montecelio (Roma), oggetto di un’indagine della guardia forestale, che ha esaminato contestualmente anche il caso dell’ex discarica, la Procura di Roma, dopo averli iscritti nel registro degli indagati nel 2018 (si veda “Carte false in aiuto a Cerroni: indagati dirigenti regionali” su “roma.corriere”), il 10 giugno 2021 ha rinviato a giudizio 12 tra dirigenti del Comune, della Regione Lazio, del Ministero della cultura e di Autostrade per l’Italia, contestando loro i reati di falso e abuso d’ufficio per avere consentito alla proprietà di ottenere tutte le autorizzazioni richieste, nel biennio 2013-2015, violando una serie di vincoli (si veda in proposito “Guidonia – Discarica e Tmb, 12 finiscono a processo” su “tiburno”);
per il proprietario dell’impianto TMB, Manlio Cerroni, che a giugno 2020 era stato assolto dall’accusa di avere infranto il vincolo paesaggistico del “parco regionale archeologico naturale dell’Inviolata”, istituito con legge regionale n. 22 del 1996 e gestito dal parco regionale dei monti Lucretili (si veda “Guidonia – Tmb, tutti assolti e l’impianto torna a Cerroni” su “tiburno” e “Depositata la sentenza del tribunale di Tivoli sull’impianto di Cerroni all’Inviolata. Nonostante l’assoluzione degli imputati (‘perché non c’entrano con l’autorizzazione’)” su “hinterlandweb”), si profila, così, una sorta di “processo bis”;
considerato che:
oltre a Cerroni, ai due amministratori della sua “Ambiente Guidonia S.r.l.” (già “Co. La. Ri. Ambiente Guidonia S.r.l.”) e al progettista, sono stati chiamati a rispondere delle loro azioni dirigenti comunali, regionali e una dipendente del Ministero;
nel merito, se all’ex dirigente dell’urbanistica di Guidonia degli anni 2012-2013 la Procura contesta di non avere risposto a tre note della Soprintendenza per i beni archeologici territorialmente competente, all’ex dirigente della Regione che nel 2015 autorizzò la variante non sostanziale dell’autorizzazione integrata ambientale (AIA) del 2010 che rinunciava a realizzare un capannone su area a vincolo archeologico per concentrare tutte le attività su un altro, già esistente, si imputa di non avere annullato in autotutela l’AIA originaria, benché mancasse del parere archeologico, appunto, e non garantisse la fascia di rispetto autostradale; alla dottoressa Stefania Panella, allora funzionario ispettore della Soprintendenza archeologica, si contesta, invece, l’omesso accertamento della presenza di beni archeologici nell’area;
Panella era già finita a processo nel 2018 per l’autorizzazione all’ampliamento della discarica dell’Inviolata (si veda “E fu di nuovo Cerroni: le accuse del pm Galanti centrate sull’Inviolata” su “globalist”);
valutato che:
benché l’area del TMB sia stata sequestrata dall’autorità giudiziaria il 30 luglio 2014 e una seconda volta il 7 aprile 2016, dopo l’ultimo dissequestro e il collaudo, l’8 marzo 2021 la Regione ha autorizzato l’apertura dell’impianto, mentre la popolazione locale, organizzata da tempo in associazioni che confluiscono nel comitato per il risanamento ambientale (CRA), continua a chiederne la demolizione e il ripristino dello stato dei luoghi, tanto che a maggio ha proposto l’ennesimo ricorso al TAR del Lazio contro la determina regionale;
nel frattempo, lavori di pavimentazione, funzionali a rendere via dell’Inviolata percorribile dai camion di rifiuti diretti all’impianto TMB per “chiudere il ciclo”, erano stati autorizzati nella conferenza dei servizi convocata dalla Città metropolitana di Roma capitale il 23 febbraio 2021 omettendo di invitare la Soprintendenza per l’area metropolitana di Roma e la provincia di Rieti, sul presupposto che, qualificandosi l’intervento come manutenzione straordinaria che non altera lo stato dei luoghi, non occorressero i nulla osta archeologico e paesaggistico, benché il decreto ministeriale 16 settembre 2016 di dichiarazione di notevole interesse pubblico “tenute storiche di Tor Mastorta, Pilo rotto, Inviolata, Tor dei Sordi di Castell’arcione e loc. limitrofe”, pubblicato nella Gazzetta Ufficiale n. 226 del 27 settembre 2016, stabilisca che ogni e qualsiasi trasformazione dello stato di fatto ambientale, urbanistico e paesaggistico va autorizzata dal Ministero della cultura e dal parco regionale dei monti Lucretili, sentito il Comune di Guidonia Montecelio;
all’inizio di aprile, però, l’intervento della Soprintendenza, che ha dato alla Città metropolitana due settimane di tempo per rivedere la decisione del 23 febbraio, mentre anche dalla Regione arrivava un fermo, ha prodotto la sospensione del progetto (“Lavori sospesi dopo l’ultimatum della Soprintendenza. La Città metropolitana di Roma Capitale ha reso noto il dietrofront al ministero: su via Inviolata non si può intervenire, il vincolo sul parco vale anche per la strada” su “hinterlandweb”),
si chiede di sapere:
se i Ministri in indirizzo siano al corrente di quanto descritto;
se il Ministro della cultura sia in grado di riferire su che cosa fosse fondata l’istruttoria della funzionaria ministeriale, in base a quali elementi oggettivi e a quali considerazioni, cioè, ella abbia potuto esprimere il parere favorevole all’ampliamento che la Procura le ha contestato, omettendo, se l’accusa per la quale da ultimo è stata rinviata a giudizio è fondata, il dovuto accertamento della presenza di evidenze ascrivibili al patrimonio archeologico;
quali iniziative intenda assumere, nei limiti delle proprie responsabilità e competenze, per assicurare anche in futuro, eventualmente rafforzando le tutele esistenti, il pieno rispetto del decreto ministeriale 16 settembre 2016 all’interno del “parco regionale archeologico naturale dell’Inviolata”;
quali azioni si proponga di mettere in atto il Ministro della transizione ecologica, nei limiti delle proprie attribuzioni, al fine di verificare se il provvedimento di riapertura dell’impianto TMB sia legittimo.