di TOMMASO VERGA
NON E’ VERO CHE l’impianto Tmb può essere avviato; non è vero che i camion dell’Ama possono scaricare la mondezza romana. E’ vero che «il giudice ha bocciato la chiusura di via dell’Inviolata disposta il 4 agosto dal sindaco Barbet» mentre è frutto della fantasia il fatto che «Manlio Cerroni può bonificare la strada dai rifiuti e smaltirli nell’impianto». Lo stesso dicasi su «da oggi il Tmb è funzionante e accessibile ai mezzi dell’Ama».
Il tribunale amministrativo non ha autorizzato il “libero accesso” a via dell’Inviolata da parte dei camion carichi di mondezza. Né poteva farlo. Per il semplice motivo che «Ambiente Guidonia srl», la società di Manlio Cerroni, non l’ha chiesto, per altro per una questione di competenze. Infatti, la “sospensiva” del 4 agosto (decreto 4455 a firma Elena Stanizzi; la camera di consiglio il 13 ottobre), non poteva che prendere in esame le proibizioni di Michel Barbet, il sindaco di Guidonia Montecelio. Un gesto di natura politica il suo, per far vedere da che parte sta (adesso) l’amministrazione comunale sulla nauseante materia. Mentre i divieti per via dell’Inviolata e le attività collegate allo smaltimento dei rifiuti sono da ricondurre a un ministero e alla Regione Lazio.
L’utilizzo del Tmb e della discarica di servizio è stato proibito dal «vincolone» del 2016 della sovrintendente Alfonsina Russo; a fine maggio scorso, l’atto è stato inserito nel Piano territoriale paesistico regionale
Dal canto loro, i «cerroniani» sapevano perfettamente (e sanno) che il percorso per utilizzare via dell’Inviolata non sarebbe stato reso comunque agibile con la bocciatura dell’ordinanza di Michel Barbet.
Come detto, «Ambiente Guidonia srl» non poteva neanche chiederlo. Perché, conoscendo a menadito il tran-tran che da mesi le impedisce l’uso di via dell’Inviolata per accedere all’impianto Tmb, sapeva che i suoi camion (così come quelli dell’Ama, la consorella capitolina della monnezza di Virginia Raggi) avrebbero ottenuto il via libera a condizione che autisti e datori di lavoro avessero messo in preventivo fare i conti con i carabinieri.
Perché via dell’Inviolata è interdetta dal ministero dei Beni culturali e dalla Regione Lazio (il Piano territoriale paesistico regionale di fine maggio – il Ptpr –, con le sue Norme tecniche d’attuazione, è molto chiaro nel regolamentare quel che si può e quel che non si può fare in quell’area). Una precisazione indirizzata ai “Rubeis-follovers”, gli ignoranti-con-rimpianto-dei-bei-tempi-andati, avvinghiati agli insulti per penuria di argomenti e conoscenza.
Nell’eventualità, il procedimento sarebbe molto semplice, elementare. Entrano gli automezzi, scaricano l’immondizia, la Sovrintendenza (l’architetto Raffaella Strati, l’archeologo Zaccaria Mari) interpella i carabinieri e la questione comincia lì. Quanto a provvedimenti giudiziari. In alternativa, qualora trovasse difficoltà l’intervento del ministero, la sostituzione verrebbe dal Parco dei monti Lucretili, ente che ha in custodia l’Inviolata a seguito della legge regionale numero 12 del 10 agosto 2016.
Effetti dell’ordinanza del Tar? Nulla cambia, assolutamente nulla, nella «struttura» del Parco. Ma allora perché «Ambiente Guidonia srl» ha avanzato una richiesta che evoca nient’altro il braccio di ferro Cerroni-Barbet (chi fa Popeye?), ma del tutto priva di effetti pratici e/o risolutivi?
L’impressione, a studiare le carte, è che la «sfida» su via dell’Inviolata miri a un orizzonte ben diverso dalla contesa immediata e locale. Alzare la posta onde trovare una posizione favorevole per «Ambiente Guidonia srl». Preoccupata di non riuscire a trovare il bandolo della matassa sull’impegno «bonifica», con il rischio di dover rendere conto dei risultati non esattamente entusiasmanti quanto a “salute” dell’Inviolata.
Di qui la scelta da parte della srl di ricorrere a una sorta di «guerriglia», ma senza tirare troppo la corda. Che potrebbe comunque spezzarsi, magari per doversi difendere da un’accusa di «disastro ambientale» a fronte del parere di un giudice non collimante con quello della società.
Da qui si capisce che al centro della contesa tra le parti, c’è l’inquinamento delle falde acquifere causato dalla discarica (l’amministrazione comunale e i partiti dovrebbero rendere edotta l’intera città della gravità del fatto). Effetti nocivi che continuano ad aumentare, come attestato dall’ultimo controllo in ordine di tempo. A dicembre 2020 ben sei pozzi – proprio nell’area di pertinenza del Tmb (il capannone a nord degli invasi) – hanno registrato preoccupanti superamenti di nichel, manganese, arsenico e ferro nelle acque. Oltretutto, tra i pozzi del monitoraggio e controllo dell’impianto sono inseriti piezometri (due a monte e due a valle) da cui sono regolarmente attinte acque contaminate.
Tutto «preso in carico» nella “conferenza di servizi” del 20 aprile scorso, la più recente (resa pubblica il 1° giugno a causa di “un disguido informatico”): «Completamento piano caratterizzazione della discarica loc. Inviolata» il titolo dell’affollatissimo incontro. Riepilogato in 14 pagine che offrono un’impressione decisamente “disordinata” con quanto annunciato nella denominazione.
Di quale “completamento” si parla visto che i rilievi dell’Arpa hanno condotto a un ulteriore installazione del numero dei piezometri (almeno altri 11 par di capire)? Azione che si è tradotta in procedure organizzative, amministrative ed esecutive che richiedono tempo, cosicché il prossimo resoconto sulla bonifica non si avrà prima di un paio d’anni. Parimenti, non c’è nulla di certo-certificato in positivo sul capping definitivo della superficie della ex-discarica.
Posizioni che, com’è noto, hanno condotto all’approvazione d’una mozione unitaria in Consiglio comunale (movimento 5stelle-Partito democratico con il consenso di Attiva Guidonia).
Un atto nelle premesse di sicura valenza politica. Così come la smentita di ieri della versione dei cronisti su «Tar, utilizzo Tmb e discarica Inviolata» oggetto della replica del sindaco Barbet. Affermazioni che debbono tradursi ora in atti risolutivi. Valutare se è opportuno e possibile – dopo aver verificato se sussistono le condizioni – “commissariare” le società responsabili delle “bonifiche” in corso all’Inviolata. Il motivo? Basta considerare che la cessazione della discarica risale al 2014. L’attesa dovrebbe aver finito il suo tempo.