di TOMMASO VERGA
MA CHI TE SE FILA!!! è stata, per anni, la replica effettiva al “metodo Morisi” dedicato alla mia persona che Vittorio Messa ha perpetuamente fatto mostra di voler emulare (sebbene l’abbia preceduto). Per chi non conoscesse il signore, dirò che si tratta di un missino poi Alleanza nazionale, poi La destra, poi Fratelli d’Italia fino alla Lega per Salvini (mi scuso se ho dimenticato qualcosa).
Il motivo: in occasione dell’uscita di Arianna Cacioni dal Carroccio, come riportato da hinterland, Vittorio Messa Maria ha nuovamente fatto ricorso al suo catechismo nel quale il dileggio è primo comandamento. Come sempre accompagnato dagli schiamazzi del coretto che li lega.
Un metodo. Che in questo caso asseconda la sola certezza che ne risulta, ovvero la vastità della ferita inferta da Arianna Cacioni nello sconfinato personale orgoglio.
Non avendo altro da fare, questa volta ho deciso di replicare, e rischiare di cadere nella trappola dell’ultima parola (ne sono consapevole ma quanno ce vo’ ce vo’). Oggetto dell’odierna esposizione i suoi commenti su Facebook (tanto per accontentare di una qualifica la scrittura).
«Le donne non le lega manco la Lega» il senso del mio articolo, che chiedeva semplicemente una interpretazione sulla transitorietà della presenza femminile nelle formazioni della destra cittadina. Non immaginavo fosse presunzione la mia chiedere alla Lega di esporsi in una materia – la “politica” –, sulla quale non evidentemente nessuno verrebbe mai promosso da qualsiasi commissione esaminatrice estranea al circuito. Lo dimostrano le rappresentanze dei vari partiti nel tempo, oltretutto in una “città di fondazione”: da che risiedo a Guidonia Montecelio, i valori numerici delle destre in Consiglio comunale, raffigurazione indiscutibile della volontà popolare, difficilmente si distanziano da 1 (uno) o da zero.
Risponde papà, tace Alessandro: chi coordina a Guidonia Montecelio la Lega per Salvini?
Prima di proseguire però, porgo le scuse ad Alessandro Messa, il figlio di Vittorio. Per aver creduto fosse lui il dirigente della Lega di Guidonia Montecelio – così i dispacci ufficiali –. Di qui le fotonotizie nell’articolo, coerenti con le pubbliche comunicazioni.
Invece no. Perché, a reagire, ha provveduto papà. «Non ti preoccupare, a quello ci penso io» si direbbe. Chissà, magari sperando di far cessare l’attenzione sulle beau geste dei destri cittadini. Risultato non colto dal giovin Alessandro. Neppure ricorrendo alla routiniera minaccia di querela. Tipo quella (ultima in ordine di tempo se non ricordo male) a seguito delle cronache, mie su hinterland e Federica Angeli su Repubblica, con oggetto la sezione leghista di Pichini, il più giovane quartiere di Guidonia Montecelio, quello con i 40 appartamenti confiscati e destinati alle forze dell’ordine. Che dopo il bando sull’assegnazione risalente al maggio del 2019, ministro dell’Interno Matteo Salvini, probabilmente avranno ormai deciso di troncare l’attesa e smettere di coltivare l’iniziale speranza; altrettanto il Comune di Guidonia Montecelio per i 132 locali tra appartamenti, garage e negozi. Quindi, per farmi retrocedere dalla fissa dei resoconti critici, è sceso in campo il ghe pensi mi (in riga con il gergo salviniano) del babbo.
La coalizione di governo cittadino con Fratelli d’Italia-Forza Italia-Udc/Ccd di «Tangentopoli 2»
Anche perché, come effetto delle cose che scrivo da anni, non posso contare richiesta alcuna di “elezione di domicilio” né altri atti giudiziari. Per il casellario sono vergine; così come in carichi pendenti. Nessuna indagine sul mio conto. A differenza di politici e amministratori del Comune di Guidonia Montecelio, protagonisti della “Tangentopoli 2”.
Perché quel due? Cosa vuol dire? Spiegazione per i più giovani. E anche per Vittorio Messa Maria. Che ha saputo della “Tangentopoli 1” e delle tangenti guidoniane per averlo letto su tendenze, il mio giornale di quel tempo, papà anch’esso: di hinterland. Se non fosse stato per il terzetto formato dal sottoscritto insieme con Mario Cioni e Sante Fioravanti, la storia dei “cessi d’oro” non sarebbe mai venuta alla luce.
La “Tangentopoli numero 1” guidoniana risale al 1992. Seppure assolutamente estranei ai fatti, Vittorio Messa, consigliere comunale, insieme all’altro missino Adalberto Bertucci – che con grande entusiasmo dovrà votare se fra un anno sarà il candidato sindaco della destra – (a Guidonia la destra è “familiare”, con i figli che fanno la staffetta con i padri, con i nonni chissà…). Interventi – almeno qualche interrogazione… – a comprovare lo scandalo che occupò paginate di giornali? sconosciuti.
“Tangentopoli 2” enumera lo scandalo più recente. E’ durato 13 anni consecutivi il governo della destra a Guidonia, durante i quali Vittorio Messa è stato anche vicesindaco. La fine degli ultimi sette è segnata dall’arresto del sindaco Eligio Rubeis e del vice Andrea Di Palma. Nella coalizione c’era anche il partito di Messa, nella giunta Rubeis-Di Palma sedeva un’assessora. Benefici per la città, la costruzione del secondo parco pubblico a Villalba, borgata della famiglia Messa; e i sinkhole? libertà vo cercando. Recriminazioni, scuse alla città, passo indietro di qualche centimetro? Nulla di ciò. Anzi: “quando torneremo a governare provvederemo noi” scrive il giovin Alessandro. Povera città, speriamo respinga questa prospettiva.
M. Vittorio Messa fa l’esame ai giornalisti del suo periodico (anche se l’ha mollato pure lui)
E veniamo alla solfa, a quella preferita da Vittorio Messa. Lascio stare la foto, i voti e altre facezie (che pure costituiscono l’ossatura della Bestia e delle sue imitazioni). Mi soffermo invece sulla rubrica “i giornalisti veri secondo loro”. Scrive M.V.: «Elisabetta Aniballi e Marcello Santarelli (loro sì giornalisti) sostengono che il poveretto non sia un giornalista, però deve essere senz’altro un esperto di burka». “Poveretto”, la straordinaria illustrazione della statura dell’autore; venendo al burka fa pendant con quanto scrive una fedele sui miei rapporti con le donne. Ha ragione, quelle servili o/e che vogliono imitare l’uomo mi fanno… Convinto come sono che saranno le donne a salvare il pianeta. Come ho già scritto. Da tanto tempo.
Tutto ciò per mettere in ombra il fatto che a non voler avere rapporti con la Lega sono le due donne che hanno preso i voti dei cittadini. I voti, quasi dimenticavo: la Lega è stata determinante per eleggere non so chi al Parlamento. Per questo vi siete scordati di far eleggere qualcuno/a al Comune di Guidonia Montecelio?
La danza sui giornalisti è materia tribale prediletta dal Vittorio Maria Messa. Consapevole di contenere in sé l’impianto mentale e professionale necessario all’impiego. Dote immagazzinata a causa dell’esistenza fallita di un suo periodico (che mi pare si titolasse “Iniziativa”).
Un periodico sul quale, in occasione di una conferenza stampa sul Parco termale, Messa accolse l’ingresso delle mie inviate con «due conturbanti redattrici…»; per tutta risposta venne gratificato con «Messa va in giro la notte per Villalba abbaiando alla luna». Firma, Elisabetta Aniballi e Marina Orlandi. Entrambe addestrate alla “scuola” di tendenze e di hinterland. Alla pari di un’altra dozzina di ragazzi (di quel tempo) diventati giornalisti full time. Uno ha persino diretto un quotidiano nazionale. Qualcun altro ci ha lasciato prematuramente.
Di Messa M.V. alle prese con le notizie rimane l’indelebile ricordo di quando scrisse, letteralmente, «Tommaso Verga è il trade union di Sabatino Leonetti». Da morire soffocati dal ridere.
Descritta la Bestia, torno a Messa. Che fa sfoggio di esaminare la qualità (argomento solidissimo com’è noto, basato sul mi piace e/o il suo contrario), oppure conviene sulla (ormai non più) vexata quaestio secondo la quale si è giornalisti se si è iscritti all’Ordine.
Che lui preferisca la seconda non fa una piega. Nel regno di Sciaboletta e di Mussolini il ministero dei fasci e delle corporazione emanava i decreti con i nomi di chi poteva lavorare e di chi doveva essere licenziato perché non iscritto al partito. Come tradire una impostazione tutta ideologica? Giammai!
Le corporazioni sono sopravvissute al fascismo per tale motivo. Così ci sono quelle degli avvocati e/o dei giornalisti. Diversamente invece dalle indispensabili dei medici e degli infermieri.
Siccome evidentemente ignora come ci si iscrive all’elenco dei giornalisti, manco fossero oggetti Vittorio Messa butta lì due nomi, cancellando tutti gli altri; persino di iscritti ai suoi partiti.
Non il mio. Perché, per quanto mi riguarda, io non ho tessera, quindi non devo essere cancellato da nessuna lista. Se avessi voluto, l’adesione alla lista risalirebbe a una trentina d’anni fa. Invece ho scelto il rifiuto. Contro le corporazioni, contro un residuo di fascismo, organizzazioni incompatibili con lo Stato democratico e la Costituzione. Oltre al fatto che, salvo rare eccezioni – riportate sopra –, ritengo gli Ordini del tutto inutili. Comunque, per farla breve, il tema non m’appassiona, né disturba il mio riposo notturno. La gara dei bravi ricorda Don Rodrigo. Preferisco la Carta costituzionale, indiscutibile garanzia. L’ex vicesindaco e chi non condivide se ne facciano una ragione.
Semmai, rinfrancato da sì ragguardevole giudizio, «aumenterò la produzione» sulla destra. Magari citando di più M.Vittorio Messa affinché non s’annoi e possa ricorrere più di frequente al “metodo Morisi”.
Da ultimo (a dimostrazione che sono un “buono”), consiglio a Vittorio Messa (e a chiunque altro volesse) di «scaricare» dal web la «Rassegna dell’Arma dei Carabinieri», luglio-settembre 2020. La pubblicazione contiene resoconti mai resi noti di storia della Mafia provvista di protagonisti a Guidonia Montecelio.
Un’«esclusiva» della quale vado particolarmente orgoglioso (non so perché – ma lo immagino – nessuno abbia mai scritto nulla in proposito). Lascerò la Rassegna in eredità ai miei figli e ai miei nipoti (però la consiglio a tutti). Se il tempo soccorrerà a sufficienza, la prossima inchiesta verterà sui terroristi neri del circolo La Rochelle. Un altro pezzo di storia rigorosamente tenuto fuori dall’informazione locale.
Il link per scaricare la «Rassegna dell’Arma dei Carabinieri» (tutto legale; semmai, munirsi di pazienza, le pagine sono tante): https://riviste.unimi.it/index.php/cross/issue/download/1625/302