di TOMMASO VERGA
IL “PINQUA” E’ ANDATO A BUON FINE. Infatti, per l’esecuzione dell’acronimo (il quale, preso a sé, si presta a qualche ironia) nelle casse di Guidonia Montecelio – “promosse” soltanto altre tre città della provincia Roma compresa; 25 nel Lazio – affluiranno circa 32 milioni di euro (31.737.262, 49 € per l’esattezza). Si consolida così il finanziamento dei tre progetti (secondo la legge il numero massimo) presentati dal municipio, ed approvati dall’Alta Commissione per l’attuazione del «PinQua», sigla che sta per “Programma innovativo nazionale per la qualità dell’abitare”, dettato dalla legge n. 160 del 27 dicembre 2019.
Prima d’altro, una constatazione: “politica”. Con il «PinQua», si registra un nuovo intervento dello Stato nel comparto abitativo. Preceduto dal «superbonus», più noto come 110 per cento (“Decreto rilancio” del luglio 2020). Ce n’è a sufficienza per rimanere favorevolmente colpiti per il cambio di orientamento. Una sensibilità d’altro segno e opposta al durevole beneplacito della mano pubblica per la rendita fondiaria e i «palazzinari». Piano e obiettivi diversi, se la memoria non tradisce, l’ultimo atto comparabile con la scelta odierna, riporta al «piano Fanfani», come dire, sbrigativamente, all’«Ina Casa». All’indomani della II guerra mondiale (1949).
Per quanto necessiti (di regola) verificare il «detto-fatto», a conferma il commento del ministro Enrico Giovannini: «con “PinQua” la rigenerazione urbana a favore della qualità di vita delle persone diventa centrale nelle politiche nazionali».
Ne consegue un “infatti”. Perché – dopo essersi sorbiti l’esame dello sterminato numero di condizioni –, si consta che «PinQua» mostra riguardo non soltanto per il «disagio abitativo» (in particolare delle periferie) – motivazione che campeggiava già sull’iniziale decreto interministeriale firmato da Infrastrutture e trasporti (Paola De Micheli), Economia e finanze (Roberto Gualtieri), Beni e attività culturali e turismo (Dario Franceschini) – ma anche, insieme, per «riqualificare e incrementare il patrimonio di edilizia residenziale sociale, rigenerare il tessuto socio-economico, incrementare l’accessibilità, la sicurezza dei luoghi e la rifunzionalizzazione di spazi e immobili pubblici». Fino al proposito (alquanto spropositato in verità) «di migliorare la coesione sociale e la qualità della vita dei cittadini, in un’ottica di sostenibilità e densificazione, senza consumo di nuovo suolo e secondo il modello urbano della città intelligente, inclusiva e sostenibile».
Esaurite le procedure preliminari, a inizio mese, il 7 ottobre, è stato firmato il decreto di “avvio dei motori” del «PinQua». A principiare dallo stanziamento di 2,82 miliardi erogati dal Piano nazionale di ripresa e resilienza (Pnrr), dei quali il 40 per cento destinati al Mezzogiorno. Approvati 159 progetti di rigenerazione urbana e di edilizia residenziale pubblica avanzati da Regioni, Comuni e Città metropolitane.
I soli enti che potevano presentare progetti: le Regioni (anche come soggetti aggregatori di strategie di intervento coordinate con i Comuni); le Città metropolitane; i Comuni sede di Città metropolitane; i Comuni capoluogo di provincia; la Città di Aosta; i Comuni con più di 60.000 abitanti. Categoria nella quale ha trovato accoglienza Guidonia Montecelio, una delle 4 città della provincia di Roma, sola a nord-est della Capitale a poter usufruire del benefici assicurati dal «PinQua».
La delibera della giunta municipale di Guidonia Montecelio (la n° 144) risale al 15 dicembre 2020 (va precisato che la “vita di «PinQua»” ebbe inizio con la ministra Paola De Micheli).
A Guidonia Montecelio, la realizzazione dei tre piani ha impegnato in particolare Chiara Amati e Antonio Correnti, rispettivamente assessori all’Urbanistica e ai Lavori pubblici. Si immagina la complessità del raccapezzarsi nell’individuazione dei rapporti tra i vari modelli di organizzazione del territorio propri di una città policentrica ma decisamente disordinata come Guidonia Montecelio, diversi non solo tra loro ma dai classici contesti sociali ed economici propri della città e della campagna.
In conclusione, si sono delineati e poi decisi interventi dello Stato indirizzati a migliorare la qualità della residenza e, con essa, le condizioni generali delle città. Con «PinQua» (e «Superbonus»), può risultare che l’abitare di Guidonia Montecelio non solo risulterà migliorato ma, dove necessita, attestato su livelli decisamente diversi dal praticato. Ne risulterà superiore anche la qualità della vita. Quanto le due leggi si prefiggono.
Della Regione Lazio approvati 25 progetti, tre del Comune di Roma, altri tre della Città metropolitana
TRE I PROGETTI LICENZIATI PER IL COMUNE DI ROMA. Dei tre «PinQua» del Campidoglio, uno riguarda la riqualificazione dell’ex «Direzione magazzini commissariato», in via del Porto Fluviale. La nota di Roma Capitale afferma che questo progetto «riguarda il recupero e la trasformazione di un edificio di archeologia industriale vincolato, occupato dal 2003. L’obiettivo è di realizzare un edificio residenziale per 53 famiglie con un percorso partecipato, costruendo allo stesso tempo un modello di gestione con le associazioni del territorio per la gestione degli spazi comuni, della nuova corte pubblica e dei nuovi servizi che animeranno il piano terra».
Gli altri due progetti di Roma Capitale ammessi al finanziamento coinvolgono l’ex istituto Don Calabria, in via Cardinal Capranica, sgomberato il 15 luglio scorso, ed il recupero del «comparto R5» di via dell’Archeologia a Tor Bella Monaca.
Nel complesso, sono 25 i progetti selezionati nel Lazio, così suddivisi: Comune di Guidonia Montecelio (3); Comune di Pomezia (2); Comune di Fiumicino (1); Città Metropolitana di Roma Capitale (3); Comune di Roma (3); Regione Lazio (3); Comune di Latina (2); Comune di Aprilia (3); Comune di Viterbo (2); Comune di Rieti (3).