di TOMMASO VERGA
TEMA, LA COALIZIONE M5S-PD a Guidonia Montecelio. Poi la modifica, causata dal premeditato disegno dei fascisti di mettere Roma a ferro e fuoco. Accuratissimo il non-stop di RaiNews e SkyTg24 di sabato pomeriggio. Anche se, causa-effetto, la narrazione riporta all’argomento originale. Per le attinenze tra fatti e protagonismi, comunque rispettando la indiscutibile diversa portata. Al più, l’obbligo di rivisitare la «scaletta» iniziale. Non al ritocco di quanto è successo. Perché, al riscontro, gli spunti offerti dal sabato romano hanno rivangato il ricordo – e i sentimenti! – del governo Tambroni, i morti di Genova, il 1960, il congresso del Msi (nella foto in alto, il comizio di Sandro Pertini del 28 giugno del 1960).
Sono i particolari ad assimilare quanto accaduto a Roma (ed anche a Milano) con il principio che ha guidato la redazione della “scaletta”. Perché, negli intendimenti, tra i fascisti aggressori alla sede della CGIL di corso Italia e le espressioni apparse sui social ad opera di “leoni” e “tigri” da tastiera – buona parte, naturalmente non tutti – non risultano sostanziali differenze. A controprova, fa fede lo schieramento, seppure distribuito (per convenienza correntizia) tra le diverse formazioni: quello e quello soltanto.
Infatti, al contrario, sarebbe stato utile se gli avversi alla politica del governo in tema di sanità, Covid-19, obblighi e green pass, avessero separato, in maniera esplicita, la loro dalla posizione delle canaglie che hanno assalito la sede del sindacato. Evitando così di essere sommati nel calderone dei manigoldi.
Cosa e come intendere l’invasione della sede del sindacato (e l’altra successiva del pronto soccorso del Policlinico Umberto I: non era uno sceneggiato tv), viene da Giorgia Meloni, allorché accusa Luciana Lamorgese, la ministra dell’Interno, di “non saper fare il suo mestiere”. Opinione che, alla luce di quanto accaduto, si può persino condividere, non fosse che “il pulpito dal quale viene la predica” è stato eretto a Madrid, visto che nel weekend la presidente dei conservatori europei era nella capitale spagnola per omaggiare il partito dei notoriamente (anche fuori Europa) bellicosi Fratelli iberici, partecipanti al congresso del “Vox” di Santiago Abascal.
La distanza (fisica) tra corso Italia e Madrid ha giustamente impedito a Giorgia di poter conoscere la matrice dei terroristi per i fatti di Roma. Ce ne voleva perché il piccione viaggiatore potesse recapitare le notizie provenienti dalla sezione del Colle Oppio. Poi, saputi i nomi, lo sfogo… «mo’ chi è ‘sto Roberto Fiore? Castellino? come fa’ de nome?, Giuliano? de che partito so’? de Forza nuova? e chi li conosce? Ahò, yo soy Giorgia, soy una mujer, soy cristiana, yo soy Giorgia».
Risibile l’assunto dell’utilizzo del periodo elettorale per mettere la destra d’opposizione alle corde in fase di ballottaggi. Come dire che il motivo della mostra dei muscoli in piazza aveva per obiettivo quello di intimidire gli elettori orientati a far prevalere la sinistra.
Quanto a facce toste (non) stupisce Matteo Salvini, per il quale “la violenza è sempre da condannare”. Dopo essersi terso le guance affaticate per tanta affermazione, Monsieur d’la Palisse ha aggiunto che la mozione per lo scioglimento di Forza nuova del Pd va estesa a tutte le organizzazioni terroristiche. All’ex ministro degli Interni va rammentato che è obbligo di ogni cittadino ed ancor più dei pubblici ufficiali quali un parlamentare, segnalare all’autorità giudiziaria i “terroristi” perché vengano adottate nei loro riguardi le misure previste dal codice. Un suggerimento che sgombra anche il campo dalla sensazione che per Salvini nella romana corso Italia si sono presi azzuffati tifosi del suo Milan e quelli d’un’altra formazione. Chissà se tra una dichiarazione e l’altra di segno opposto Salvini ha seguito le non-stop di Rai News e SkyTg24, prendendo nota che le squadracce fasciste che sabato pomeriggio hanno assaltato polizia e CGIL indossavano una virtuale mascherina con su scritto “…niente…”: a dimostrazione che del Covid-19 e della gestione della pandemia – ministero, Asl, ospedali, big farma, virologi, morti, terapie d’urgenza e quant’altro – non gliene fregava niente. L’unico sentimento unificante era la necessità di rendere impraticabile la convivenza fino a ottenere la prevalenza dell’antiregola. Si immagina il batter di baffi e la scossa di nervi tra costoro nell’ascoltare la “condanna” di Salvini.
Nelle conclusioni, un’osservazione critica necessita. Va detto che sabato, a Roma, i poliziotti in servizio sono stati esposti allo schifoso balletto di via del Corso e dintorni, a parare il lancio di bottiglie e la gragnuola di insulti. Siccome dalle prime indagini (e dagli interrogatori dei “fermati”) la risultanza indiscutibile, comune a tutti, è quella che l’assalto alla sede della CGIL era preordinato, sarebbe utile sapere in quali altre attività sono stati occupati in questi mesi i nostri servizi. Possibile (e ammissibile) che non ne sapessero nulla?