di TOMMASO VERGA
FIGURARSI LA MAESTOSITA’ DEI BULLDOZER che aggrediscono il “mostro dormiente” all’interno del Parco archeologico dell’Inviolata. E lo abbattono (comunque dovranno rinviare: a Natale l’impianto TMB ha annunciato che entrerà in funzione; la controprova nel consueto turbinio di fuochi artificiali della stampa accreditata che ha realizzato l’esclusiva della decisione). Ma non si diceva di rifiuti speciali interrati illegalmente? Tossici, cimiteriali, amianto, chi più ne ha ne metta. Nessun coup de theatre, la mercanzia si conosceva già. Tuttalpiù è stato rinverdito l’atto recente, il faldone denominato «ZADOTTI Francesco + 12”», del quale è stata resa nota la destinazione territoriale e l’elenco degli imputati. Tutti rinviati a giudizio per l’attività svolta «fino al 12 novembre del 2015, data del collaudo dell’impianto» TMB, si legge nell’ordinanza del gup Ezio Domizia. Un dettaglio che acuisce l’interesse per l’istruttoria e per il processo: salvo il luogo – l’Inviolata – cosa c’entra il TMB con l’interramento di rifiuti addirittura tossici? Si vedrà, al punto che non è escluso possa rappresentare il motivo dominante del dibattimento, che la sentenza possa concludersi – anche se il provvedimento si può assumere già oggi – proprio con l’ordine di abbattere la cattedrale nel Parco (fatte salve altre conseguenze sul piano civile).
Quello che si svolgerà a Tivoli sarà un procedimento del tribunale locale, che unisce reati e luogo nel quale sarebbero stati commessi (va comunque ribadito che – costituzionalmente – gli imputati sono, allo stato,
presunti innocenti). Ciò in conseguenza della decisione per la quale il Gup (il Giudice dell’udienza preliminare) Ezio Damizia, l’8 gennaio del 2020 ha deciso il prelevamento del fascicolo dal capitolino “palazzaccio” di piazzale Clodio, e il trasferimento a viale Niccolò Arnaldi 19, recapito della sede tiburtina. Correggendo un paio di errori. Entrambi relativi alle date. Il primo indicava lo svolgimento nell’anno 2021 anziché 2022, l’altro per uno degli accusati era sbagliato di 3 giorni il giorno di nascita.
Data per data, ci si chiede se ce la farà il processo, fissato per il 5 ottobre 2022, a superare la tagliola della prescrizione.
Veniamo alla novità decisamente di rilievo contenuta nell’ordinanza. Oltre all’interramento, la prima parte del rinvio a giudizio affronta fin nei dettagli le modalità di costruzione del TMB, l’impianto per il trattamento biologico dei rifiuti nel mezzo del Parco archeologico dell’Inviolata.
La constatazione essenziale: se fossero state rispettate le regole sulla distanza dall’autostrada, l’impianto TMB non si sarebbe potuto costruire
STANDO ALL’ISTRUTTORIA, siamo in presenza di una edificazione abusiva dovuta al mancato rispetto dei 60 metri di distanza obbligatoria dall’autostrada (a dire degli autori del “visto, si costruisca” ne sarebbero stati sufficienti 30). Quindi, sull’area vige ora il vincolo di inedificabilità assoluta che porta a giudicare il TMB una costruzione illegale che dev’essere abbattuta o acquisita al pubblico patrimonio (comunale).
Sono 13 i componenti dell’elenco sulle responsabilità, facente capo innanzitutto ai rappresentanti effettivi o individuati tali, dirigenti e figure di primo piano del “gruppo Cerroni”, dal «Co.La.Ri. Ambiente Guidonia srl» (Consorzio laziale rifiuti) al divenuto in seguito «Ambiente Guidonia srl» (denominazione odierna): Manlio Cerroni, Francesco Zadotti e Paolo Stella – tutti difesi dall’avvocato Alessandro Diddi –, dal 13 giugno 2013 legali rappresentanti delle società attive all’Inviolata; Gian Mario Baruchello, progettista dell’impianto, anch’esso difeso dall’avvocato Alessandro Diddi; rappresentato invece dall’avvocato Maurizio Trasacco, Francesco Raffaelli, capo della segreteria dell’assessore regionale Pier Michele Civita (non indagato).
Viene poi Graziella Zizi, (difesa dall’avvocato Maurizio Pellicciotta), «dipendente della società Autostrade per l’Italia, soggetto responsabile del rilascio di nulla-osta in relazione alla realizzazione di parte dell’opera all’interno della fascia di rispetto autostradale».
Anche la Zizi è collocata nella parte alta dell’elenco (delitto p. e p. 110-323 c.p.); perché in concorso tra loro e nelle qualifiche dianzi descritte (i primi 4 in qualità di destinatari del provvedimento, il quinto in qualità di intermediario tra i primi quattro e la Zizi) «omettendo intenzionalmente di approfondire l’istruttoria relativa alla mancanza di parere di Autostrade per l’Italia, nell’Aia dell’impianto del TMB, in relazione alla realizzazione di parte dell’opera all’interno della fascia di rispetto autostradale».
La donna avrebbe mancato di attivarsi “avallando una interpretazione totalmente priva di fondamento secondo cui per effetto del rilascio illegittimo dell’Aia si sarebbe verificata una trasformazione della destinazione urbanistica dell’area tale da far scendere la fascia di rispetto a soli 30 metri dal confine autostradale». Effetto: si consentiva «alla società richiedente di conseguire un ingiusto profitto pari al valore dell’impianto realizzato abusivamente».
L’addebito della pubblica accusa a Umberto Ferrucci (delitto p.e p. dagli artt. 81-323-479 c.p.), dirigente dell’Urbanistica di Guidonia Montecelio con sindaci «alternativi» Filippo Lippiello (Margherita) ed Eligio Rubeis (Forza Italia) è invece quello di aver procurato al «“Co.La.Ri. Ambiente Guidonia srl” un ingiusto vantaggio patrimoniale pari al valore della realizzazione dell’impianto TMB, e comunque alla rimozione degli ostacoli amministrativi alla sua realizzazione».
L’accusa contesta a Ferrucci di non aver risposto a tre note della Soprintendenza «per poi rispondere a seguito della sospensione dei lavori (i cui effetti sarebbero ricaduti sulle aziende di Manlio Cerroni e non sul Comune di Guidonia). Ferrucci è difeso dall’avvocato Vittorio Messa, ex consigliere comunale di Guidonia Montecelio nonché ex deputato del Movimento sociale italiano.
Al dirigente dell’Urbanistica del municipio, i giudici contestano di aver comunicato all’amministratore unico del “Colari”, Francesco Zadotti, una nota che costui avrebbe girato alla Regione Lazio, nella quale si affermava di ritenere i lavori regolarmente autorizzati e quindi che il fermo cautelare disposto dal sovrintendente Palandri dovesse essere rivisto.
Su richiesta Nipaf (Nuclei investigativi di polizia ambientale e forestale), «certificando falsamente» che, come previsto dall’Anas, «in tali zone la fascia di rispetto della rete autostradale è di 30 metri». Come dire che si replica la misura visto che, anche per Umberto Ferrucci, vale la distanza corrispondente alla metà di quanto previsto dalla legge.
Tutto questo non soltanto a corredo dell’udienza del 5 ottobre ma anche per rendere noto l’effettivo stato delle cose. Sull’area dell’impianto è in funzione un vincolo del Mibact – il cosiddetto “vincolone” – al quale si è aggiunto nell’istruttoria del descritto processo il resoconto dei carabinieri del Nipaf. Tutto fa volgere il capo in direzione della revoca delle tentazioni che da varie angolature si esprimono sull’area: all’Inviolata non c’è nulla da lucrare; Ernesto Nathan, sindaco di Roma (la cui famiglia – quella della nipote in particolare – è stata proprietaria del terreno passato alla storia di Tivoli come “lottizzazione Nathan”) avrebbe detto: «All’Inviolata nun c’è trippa pe’ gatti».
“Persone offese”: Regione Lazio; ministero dei Beni culturali.
“Parti civili”: Associazione Codici; Associazione Codici ambiente; Associazione Earth; Autostrade per l’Italia spa; Comune di Guidonia Montecelio, difeso da Emiliano Fasulo, avvocato di fiducia di Virginia Raggi.
(1. continua – sugli altri imputati – Ivano Felici, Paolo Magrini, Flaminia Tosini, Stefania Panella Prosperetti e Paolo Scarocci – si tornerà in un successivo capitolo del servizio).