di IVAN M. VERGA
C’E’ CHI SOSTIENE CHE in Italia se prescriva tutto tranne che l’altrui successo. Se poi sto successo l’ottiene un pischello de Rebibbia, borgata che taglia la Capitale a Est, allora diventa veramente n’onta imperdonabile.
A rimettece, sta botta, è stato Zerocalcare, al secolo Michele Rech, fumettista, che con la sua miniserie “Strappare lungo i bordi” ha fatto stranì tutta na serie de giornalisti un po’ sfioriti, invecchiati male, co l’altarino de Michele Serra dentro casa e cor moccolotto acceso sotto, che stanno tutto er giorno a baccajà su Twitter sperando de fasse notà pe svortà n’intervistina, dù righe sur giornale, na menzione. Poi che ste zozzate se facciano sulle spalle de uno che quello che c’ha l’ha svortato perché è bravo passa in secondo piano.
Er motivo fa quasi ride: “il romanaccio” parola che fa venì i brividi solo a leggela.
Dice che ‘mpratica ‘sta miniserie lanciata da una cifra de Netflix de tutta Europa ‘nse capisce, che Zerocalcare parla troppo veloce, che se magna le parole, che ce vonno i sottotitoli, che è troppo romanocentrica, che come s’è permesso questo da dì tutte ste parolacce.
Ecco qua, tornamo ar discorso de prima, ar successo de chi non è “nipote de”. Se usa na stupidaggine come quella della lingua pe scredità uno che non deve dà resti a nessuno.
‘Sta serie prende a pretesto ‘na storiaccia capitata all’autore pe parlà de altre cose in maniera una cifra limpida e onesta. Zerocalcare usa un registro narrativo veloce e pieno de riferimenti, na cascata de flusso de coscienza che, dice, ha fatto ride e ha fatto piagne un botto de gente che non c’ha i casali a Capalbio, gente che se sbatte pe arrivà a fine mese, che s’arrabbatta pe mette insieme er pranzo co la cena, che sta co na scarpa e na ciavatta, ma nonostante tutto tira avanti co la schiena dritta.
Sarebbe giusto, arrivati a sto’ punto, fa delle precisazioni: innanzitutto quer gergo ciancicato sentito nella serie tv non è romanaccio, né romanesco. È borgataro.
Il borgataro è una neolingua? È una neolingua nobile? Boh, non famo come i laureati all’università della vita che ai mondiali erano tutti allenatori de pallone e mo so diventati virologi, lasciamo ste’ considerazioni a chi la materia la studia, non è questo er punto. Er punto è che, involontariamente, ‘sta serie ha svelato er lato più classista e becero de una certa sinistra italiana, sconvorta dar fatto che esista un mondo fori dai centri delle città che non parla come loro, che non pensa come loro e che c’ha un sacco de talento.
Che ce piaccia o no, “strappare lungo i bordi” c’ha questo, l’inconfutabile merito de avè indignato la cricca de cachemiristi da salotto che facevano i compagni e mo stanno tutto er giorno a piagne perché non se li copre più nessuno da anni.
A Dio piacendo, sto faro sulle borgate che (involontariamente?) Zerocalcare ha acceso rimarrà acceso, con buona pace de chi pensava de fa er simpatico e se ritrova stanco, senza idee, dentro casa ar buio, a spigne nervosamente i ditini sulla tastiera. Lui, Michele Rech, l’ha voluta chiudere proprio sul territorio nemico, Twitter, scrivendo er seguente tweet:
“Madonna regà ma come ve va de ingarellavve su sta cosa”.
Ebbene sì, voce del verbo “ingarellarsi”.