Dalla Procura della Repubblica di Tivoli, riceviamo e pubblichiamo.
SI COMUNICA, nel rispetto dei diritti degli indagati (da ritenersi presunti innocenti in considerazione dell’attuale fase del procedimento – indagini preliminari – fino a un definitivo accertamento di colpevolezza con sentenza irrevocabile) e al fine di garantire il diritto di cronaca costituzionalmente garantito, che la Compagnia Guardia di Finanza di Avezzano, su delega della Procura della Repubblica di Tivoli, ha concluso una complessa attività investigativa volta al contrasto di reati fallimentari (bancarotta fraudolenta), che portava alla richiesta di rinvio a giudizio di vari soggetti aventi cointeressenze in società che gestivano punti vendita multi-mercato, nelle località indicate.
Le articolate attività di polizia giudiziaria, avviate a seguito di una denuncia per truffa presentata da alcuni dipendenti di uno dei punti vendita riconducibili ad una nota catena commerciale gestito da una società con sede in Tagliacozzo (AQ), si estendevano alla verifica dei fatti di gestione di altre società tutte esercenti le attività di supermercati, ubicate in Subiaco (in alto, il Sacro Speco), Tagliacozzo e Avezzano, come detto.
Le attività di indagine, protrattesi per oltre un anno, sono state eseguite attraverso l’analisi dei conti correnti nella disponibilità delle società e degli amministratori e sono state indirizzate all’accertamento degli effettivi flussi di cassa generati nel corso delle attività commerciali attenzionate. Sono stati posti in essere accessi ispettivi finalizzati ad inquadrare e distinguere i ruoli dei reali “domini” dai cosiddetti “prestanome” dei soggetti risultanti avere ruoli in seno alle società ispezionate.
Al termine delle attività, sono state individuate e deferite sette persone fisiche, ognuna delle quali risultata coinvolta a vario titolo, in più fatti ricondotti al reato di bancarotta fraudolenta.
Nello specifico veniva accertato che attraverso fatti di gestione strumentalmente posti in essere ed omettendo di onorare i debiti tributari e quelli contratti con vari fornitori di generi alimentari e bevande, gli indagati avevano generato, in breve tempo, un imponente passivo contabile, così determinando lo stato di insolvenza di una delle società, procurando così il suo fallimento tecnico.
Veniva inoltre contestata l’aggravante di aver cagionato un danno di rilevante gravità, i militari infatti, quantificavano il passivo in oltre 1.500.000 di euro, nonché per avere, uno degli indagati (noto professionista della città di Avezzano), esercitato un’impresa commerciale nonostante la pendenza di un provvedimento interdittivo emesso a suo carico dal Tribunale a quella sede.
Le attività poste in essere consentivano di far emergere condotte, il cui contrasto risulta essenziale ai fini della salvaguardia di una sana economia di mercato.