di TOMMASO VERGA
“TIVOLI SILENTES” RIPORTA AL «CLAN MOLE’», la famiglia della ‘ndrangheta unita all’altra degli Strangio, protagonisti delle azioni criminali con base nell’area tiburtina, cessate con l’operazione «Tivoli silentes» della DIA l’8 marzo 2018. Sicuramente nota la loro attività nella provincia a est della Capitale, i Molè scelsero quale fulcro dei loro affari il comprensorio Tivoli-Guidonia Montecelio, utile a realizzare la massima espansione sul mercato romano degli stupefacenti.
Di Gioia Tauro entrambe le ‘ndrine, tra le gesta dei Molè, aver interrato in un agrumeto appartenente alla famiglia, cocaina per mezza tonnellata e 24 chili di marijuana, allo scopo di sottrarli a un intervento della DIA.
A far “piazza pulita” ci pensò la Dia (Direzione distrettuale antimafia), diretta dall’allora appena investito della carica di procuratore della Repubblica di Roma Michele Prestipino. Operazione che passò alle cronache come «Tivoli silentes».
Strangio sostituiti dai Piromalli. il 18 dicembre il «nuovo» clan ‘ndraghetista ha sommato 34 condanne e 200 anni di carcere, dai giudici del tribunale di Milano nel processo di primo grado.
Da «Operazione Propaggine» altre 4 interdittive antimafia della prefettura di Roma
A nord, il tribunale di Milano impegnato contro il clan Molè-Piromalli; nel centrosud la prefettura di Roma segna un altro passo in avanti per effetto dell’«Operazione Propaggine», che a inizio maggio di quest’anno consegnò alle patrie galere 77 aderenti al clan Alvaro-Carzo, di cui 34 di Roma.
Quindi, non era finita lì. Infatti, la prefettura ha comunicato che sono state individuate quattro imprese attive nel settore edile e nel commercio all’ingrosso di abbigliamento e accessori. Tutte colpite dall’interdittiva antimafia dallo scorso 27 dicembre comminate da Bruno Frattasi, il nuovo prefetto della Capitale.
Già impressionava il numero delle 24 società acquistate dalla ‘ndrangheta e scoperte nell’«operazione Propaggine». Un esito decisamente positivo, che mise fine all’ambizione di «alta imprenditorialità» della cosca, prima fra tutte il monopolio nazionale del pescato con base nel «box 32» del CAR, il Centro agroalimentare di via della Tenuta del Cavaliere a Guidonia Montecelio. Quelle aziende, distribuite in molteplici settori del commercio capitolino, dalle panetterie al pesce, cedono indubbiamente il primato a quelle rivelate dalla prefettura, tutte operanti anche in Lombardia, Emilia, Piemonte, Liguria e Valle d’Aosta.
Ma anche nei mercati europei certamente non marginali come Svizzera e Germania, e perfino in Canada e Australia. Indubbiamente una decisa rappresentazione della pervasività della ‘ndrangheta contro la quale la politica fa orecchie da mercante. A dimostrazione, la totale indifferenza (paura eh?) relativa alla “scoperta” – benché il riscontro risalisse al 2017 – della presenza attiva dell’organizzazione criminale nel Centro agroalimentare romano. Reazioni? nessuna. A favore di qualche passeggiatina tra i box. © RIPRODUZIONE RISERVATA – info@hinterlandweb.it