di TOMMASO VERGA
VOLGE A CONCLUSIONE, FORSE DEFINITIVA, la vicenda processuale tra la «spa Acque Albule» e i cosiddetti «laghetti del Barco», dopo la sentenza del 10 marzo, che, allo stato, e forse definitivamente, ha visto vincente la «Romanzi Franco srl», proprietaria del laghetto del «Bambù».
Come si ricorderà, con provvedimento del 2020, numero 875, il tribunale di Tivoli, giudice Francesca Coccoli, aveva ordinato ai gestori dei laghetti del “Barco” l’immediata cessazione dell’attività di balneazione.
Un ordine conseguente all’istanza di Bartolomeo Terranova, tuttora incontrastato dominus della Acque Albule spa, che aveva chiesto quindi al «giudice dell’esecuzione» dello stesso tribunale di attuare forzatamente l’ordine, chiedendo che tutti gli invasi fossero riempiti di pietrame di cava, in modo tale da rendere impossibile la balneazione.
Dopo che il perito nominato, ingegner Sappa, aveva confermato la validità di tale soluzione, nonostante le opposizioni delle difese dei gestori dei laghetti avessero evidenziato il contrasto con le norme europee, nazionali e regionali a tutela delle acque ed il concreto pericolo di soppressione o deviazione delle polle sorgive, la procedura esecutiva era andata avanti.
A questo punto, la proprietaria del laghetto “Bambù”, non essendo stata parte nel giudizio definito con la sentenza numero 875, ed essendo quindi estranea a tale contenzioso, ricorreva alla Corte d’appello di Roma, dove tuttora pende il processo di appello contro tale decisione, lamentando che la sentenza stessa ledeva direttamente il suo diritto di proprietaria e proponendo formale opposizione di terzo per far dichiarare la sentenza inefficace nei suoi confronti.
La spa «Acque Albule» fa causa ai conduttori dei terreni e non anche ai proprietari (così la «Romanzi Franco srl» ricorre e vince)
«Acque Albule spa», accortasi dell’errore (aver fatto causa ai conduttori dei terreni e non anche ai proprietari) iniziava una nuova causa, tuttora pendente davanti al tribunale di Tivoli (prossima udienza fissata a novembre 2023) contro tutti i proprietari ed i gestori dei «laghetti».
Nel frattempo, tuttavia, la corte di appello di Roma, sezione quinta civile, su ricorso di urgenza della proprietaria «Romanzi Franco srl», con provvedimento del 10 marzo scorso, disponeva la sospensione dell’esecuzione nei confronti di tale società e quindi relativamente al laghetto “Bambù”. Che può così disporre di tutti i richiami propri alla vigilia della nuova stagione balneare.
Appare verosimile che, a questo punto, identica opposizione sarà proposta dagli altri proprietari dei laghetti del «Barco” (Eden, Albulé, Parco Tivoli eccetera) e che l’intera procedura esecutiva vada ad estinguersi.
Bartolomeo Terranova sarà quindi costretto a fermarsi definitivamente, perché nella decisione finale prevista per l’udienza del 27 novembre appare assai improbabile che la Corte d’appello di Roma possa mutare parere, considerato che non è contestato né contestabile che la «Romanzi Franco srl» sia proprietaria e che non abbia partecipato al giudizio definito con la «sentenza Coccoli».
Anche per il nuovo giudizio dinanzi al tribunale di Tivoli, le prospettive non sono favorevoli per la «spa Acque Albule», in quanto è stata contestata la nullità della sua subconcessione mineraria, sia in quanto in contrasto con la direttiva europea Bolkestein in materia di tutela della libera concorrenza (vedi le note sentenze 17 e 18 del 2021 del Consiglio di Stato, in tema di rinnovo delle concessioni balneari), sia perché ottenuta con la non veritiera attestazione di un fatturato prevalente per prestazioni termali e piscine termali, rispetto al fatturato complessivo: ma la termalità (ovverosia la destinazione terapeutica) delle acque che alimentano le sue piscine, per legge, non sussiste più fin dal 1984 a seguito di decreto di declassamento della Regione Lazio. © RIPRODUZIONE RISERVATA info@hinterlandweb.it