di SALVATORE PARADISO
IL TAR HA DATO RAGIONE A GUALTIERI & A CERRONI. Effetto immediato: da ieri l’altro, 10 maggio, il divieto di accesso (mai fatto rispettare in realtà) in via dell’Inviolata è sospeso, non vale più, cosicché i camion della monnezza possono circolare. Il paradosso: la tesi dei giudici amministrativi si colloca in netto contrasto con quella del ministero della Cultura. Il sottosegretario Vittorio Sgarbi interpellato sul “tema Inviolata”, ha risposto: «le norme di tutela vanno rispettate».
Con l’ordinanza 05576/2023 il TAR del Lazio sradica in un colpo solo i cartelli di divieto di accesso ai camion dell’AMA del doppio sindaco Gualtieri, Pd (già, la questione avrebbe dovuto interessare anche il totalmente muto e indifferente partito di Elena Schlein, se al ballo non avesse preso parte – come per il termovalorizzatore di Pomezia – il sindaco di Roma e della Città metropolitana. Mai inteso «controparte» dai democratici di Guidonia Montecelio o Fonte Nuova.
Il provvedimento del Parco dei Monti Lucretili è stato sospeso con la formula del “periculum in mora”, in altre parole il tribunale deciderà se il divieto di transitare su via dell’Inviolata è legittimo o meno a ottobre, ma nel frattempo consente ai camion di entrare altrimenti verrebbero lesi gli interessi di Manlio Cerroni (proprietario dell’impianto TMB all’Inviolata) e di Roberto Gualtieri. Nessuna considerazione, quindi, per i ben più legittimi interessi dei cittadini di Guidonia Montecelio, Fonte Nuova e gli altri del NE Lazio, da sempre sul piede di guerra nella protezione del territorio dagli appetiti romani nello smaltimento dei rifiuti e per la tutela della salute pubblica.
E’ singolare poi che la sentenza arrivi a poche ore di distanza dal pronunciamento del ministero della Cultura, che per bocca del sottosegretario Vittorio Sgarbi, interrogato dalla parlamentare del M5S Ilaria Fontana, di fatto afferma che le norme di tutela nazionali e regionali su via dell’Inviolata sono pienamente legittime ed efficaci e interpretando l’articolo 142 del Codice dei Beni Culturali relativamente al passaggio dei mezzi a motore nelle aree protette, afferma senza dubbio che “non risultano compresi i mezzi di servizio dell’impianto [..] che si intende attivare”.
“Si intende attivare…” ..appunto. Perché tale impianto non è mai entrato in uso fino ad ora, non fa parte della disponibilità degli impianti compresi nel «Piano rifiuti 2021-2025», né nel precedente PTPR del 2019 né nell’ultimo approvato nel 2021 (le tavole comparate non evidenziano differenze ed i vincoli sono rimasti invariati in tutta l’area del TMB e dell’ex discarica dell’Inviolata).
Una evidente e classica discrasia tra poteri dello Stato, che di fatto contribuisce a spalancare via dell’Inviolata perlomeno fino all’udienza di ottobre ai camion di Gualtieri diretti al TMB di Cerroni. Sempre poi che in quel momento si riesca a far valere adeguatamente davanti ai giudici amministrativi le numerose ragioni da sempre evidenziate dal Parco dei Lucretili, dal Comune (fino all’anno scorso), dalle associazioni e dai cittadini.
Oltre alle “consuete”, ma evidentemente poco considerate norme nazionali e regionali sulla tutela ambientale, paesaggistica ed archeologica di tutta l’area dell’Inviolata, infatti, è incredibile che nonostante le molte sollecitazioni non vengano prese in adeguata considerazione le solide argomentazioni emerse negli ultimi mesi, a cominciare dalla possibile illegittimità da parte di Gualtieri a far partire un’attività di pianificazione con uno strumento nato per tutt’altre emergenze come le ordinanze contingibili e urgenti (lo ribadisce proprio lo stesso TAR LAZIO Roma nella Sentenza di Camera di consiglio n.6274/2021, in merito alla autosufficienza in termini di trattamento, trasferenza e smaltimento di rifiuti proprio del Comune di Roma). O anche l’incredibile situazione di ignorare totalmente la LR 44/2022 votata l’11.7.22 sulla costituzione per i rifiuti degli enti di governo degli ambiti territoriali ottimali, che sancisce l’autonomia del Comune di Roma con Ato a sé e di emettere 9 giorni dopo, come nulla fosse, l’Ordinanza, come sindaco metropolitano, prot. CMRC-2022-0117669 – 20-07-2022, per tentare di far partire un impianto di quella dimensione in un’area con una comprovata compromissione del terreno e delle falde acquifere a causa della vicina ed ingombrante discarica dell’Inviolata, dismessa per esaurimento nel 2014 e mai bonificata.
Da rimarcare poi la mai risolta questione del capitale sociale della «srl Guidonia Ambiente», titolare dell’impianto TMB, che all’interno comprende la «srl Pontina Ambiente» con a suo carico ben 2 interdittive antimafia. Per quest’ultima e grave situazione, l’ex prefetto di Roma Piantedosi, ora promosso a ministro dell’Interno, mise la “pezza” di commissariare l’avente causa società Ambiente Guidonia Srl per permettere all’AMA di firmare il contratto per far arrivare la monnezza al TMB, interpretando in maniera perlomeno originale e inedita la normativa contro la criminalità organizzata, che ha sempre utilizzato i commissariamenti per gestire contratti già in essere per concludere appalto e attività già avviata, non certo per portare nuovi e milionari vantaggi alle società sotto l’occhio degli inquirenti per possibili connessioni mafiose.
A proposito di ministri, chissà cosa pensa Gennaro Sangiuliano, titolare del dicastero alla Cultura, dell’operato inesistente e lacunoso del suo vecchio “compagno” di militanza nel Fronte della Gioventù e nel Movimento sociale italiano, il caro sindaco Mauro Lombardo che in poco meno di due mesi di apposizione del cartello di divieto ha mandato la polizia municipale solo due volte a controllare i camion romani.
Si vocifera che queste due e inutili sortite siano state fatte giusto proforma e per evidente timore degli esiti di un esposto per possibile omissione d’atti d’ufficio presentato in Procura a Tivoli, ma nulla di più è emerso anche sul recente trasporto in via dell’Inviolata di 4 tir carichi di tubature industriali nuove, con in testa, a far da guida, un compattatore AMA: considerata anche la Conferenza di servizi pendente in Regione Lazio – Direzione Ambiente (1-2022) e la mancanza, per ammissione diretta, del parere di Arpa Lazio per carenza di istruttoria che ha impedito l’emissione del parere e il monitoraggio sia nell’AiA originale del TMB del 2010 che nel rinnovo dell’autorizzazione del 2020, c’è da chiedersi se non si stiano predisponendo le condizioni impiantistiche per accogliere anche Rifiuti con Codici a Specchio dal tritovagliatore di Rocca Cencia, oltre a tutto il tal quale, conferito a scopo “collaudo”, oggi sicuramente non covid free e non controllato merceologicamente.
Quindi, mentre in occasione della chiusura del TMB di Rocca Cencia ad aprile proprio il sindaco Gualtieri asseriva «E’ bello poter vedere che un altro pezzo di un modello di trattamento dei nostri rifiuti superato e poco amico dell’ambiente finalmente può essere archiviato. Roma può guardare avanti e voltare pagina», ai cittadini del NE Lazio continua ingiustamente ad essere riservato a casa loro un trattamento da danni collaterali. © RIPRODUZIONE RISERVATA – osservazioni? info@hinterlandweb.it