di TOMMASO VERGA
«PAGA O TI FACCIAMO SALTARE IL NEGOZIO». Inizialmente solo una minaccia. Diventata un obbligo contro il quale non tutti obiettavano. Al contrario di un commerciante di abbigliamento (“un” come numero non l’articolo). Notissimo a Tivoli, piuttosto che sottostare al ricatto del racket l’esercente scelse di cessare l’attività fino al ristabilimento delle condizioni «normali».
Fine degli anni ’70. Decisamente controversa la vicenda del «pizzo», imposto dalla banda formata dagli aderenti al circolo La Rochelle uniti alla famiglia di calabresi domiciliata a Tivoli dopo una condanna al soggiorno obbligato. Provvedimento ineguagliabile per l’espansione della criminalità organizzata.
Ai «fondatori» si aggregò la malavita locale, non particolarmente attrezzata ma numerosa per quantità. E fu racket.
Controversa soprattutto la reazione dei commercianti. Divisi tra chi accettò di pagare il “pizzo” – la grande maggioranza – oppure subire la condanna alla distruzione non solo della saracinesca ma anche dell’esercizio. Un rito praticamente. Ripetuto ogni notte. A Tivoli (centro e periferie), Villalba, Villanova, il bivio di Guidonia.
«O la tangente o chiudi bottega» era solo l’inizio. Seguivano poi le telefonate, continue, a ogni ora del giorno e a notte fonda. Le “poste” presso le abitazioni. Le tariffe: dalle 100 alle 200 mila lire-mese, per stare tranquilli.
Per chi si rifiutava non c’era scampo: il 19 dicembre dell’80, il titolare di un autosalone, Aserio Caccioni, 64 anni, fu aggredito e picchiato a sangue. Per diverso tempo restò tra la vita e la morte ma fortunatamente si salvò.
Altri fatti di sangue, esemplare dimostrazione della ferocia e del modo di pensare dei personaggi della banda. Il primo avvenne il 30 luglio del ’74 a Tivoli: una donna, Betty Cleonice, stava seduta in un ristorante. Alla portata del tizio – uno dei capobanda – al quale in quel momento frulla in testa la voglia di «provare» una pistola.
Spara. La malcapitata viene colpita dal colpo partito per gioco dall’abitazione di costui: uccisa. Indifferente il calcolo della traiettoria del proiettile. Il secondo, a febbraio dell’80: un automobilista viene accoltellato alla gola mentre fermo, aspetta di fare benzina. Il “reato”? Si rifiuta di dare la precedenza al «pistolero», non cede nemmeno di fronte al classico «ma tu sai chi sono io?».
I primi arresti, a fine marzo 1981. Otto persone, tra le quali Aldo Stefano Tisei (socio del «La Rochelle», il circolo fondato da Paolo Signorelli, l’insegnante dello Scientifico di Tivoli), già sotto processo per l’accusa di complicità per l’assassinio del giudice Vittorio Occorsio (Tisei era il «vivandiere» di Concutelli e della banda in via dei Foraggi a Roma).
Secondo round, il 15 aprile. Sette arresti in aggiunta, comprendente quello che la polizia ha definito il «vertice» della banda. Due fratelli di 37 e 45 anni, calabresi, inviati a Tivoli in soggiorno obbligato (la misura «repressiva» determinante per consentire l’espansione territoriale della criminalità organizzata). Con loro, «er giacchetta», «er cinese», «piccolo ladro».
Così come gli altri arrestati in precedenza, tutti colpiti dagli ordini di cattura firmati dal giudice inquirente Spinaci. Ipotesi di reato: estorsioni, tentate estorsioni continuate e aggravate.
Dal teschio in bocca alla cagnetta ai due cadaveri nel lago sant’Antonio. Sette i mandati di cattura, nomi grossi del neofascismo collegato al «circolo La Rochelle»: Paolo Signorelli, Sergio Calore, Carlo Todini, Bruno Mariani, Aldo Stefano Tisei e due egiziani
TRA AGOSTO 1980 E MAGGIO 1982 erano 11 i corpi delle persone ritrovate nel cosiddetto «triangolo», senza essere riusciti a dare un nome agli assassini. Di alcune vittime non si è riusciti nemmeno a individuare l’identità. Il lungo elenco dei ritrovamenti comincia nell’agosto del 1980 nei pressi di una cartiera.
18 agosto 1980: il guardiano notturno dell’impianto si accorge che «la cosa» in bocca alla sua cagnetta sono i resti di un teschio umano. Avvertita la polizia, vengono scoperte le altre ossa poco lontano. Rilievi antropometrici permettono di stabilire che si tratta di una donna.
6 settembre 1980: sempre vicino alla cartiera viene fatto il secondo macabro ritrovamento. Questa volta i resti umani sono stipati in una valigia di cartone. Stessa la tecnica del sezionamento, e in più un tentativo mal riuscito di far sparire il cadavere, bruciandolo.
18 ottobre 1980: dalle acque del laghetto di Guidonia Montecelio affiora il corpo di Tiziano Guerrini. 24 anni, pregiudicato di piccolo calibro. Ha ancora addosso i segni di tante piccole ferite da coltello, e sulla gola un taglio profondo, segno che prima di ucciderlo i suoi assassini lo hanno torturato. Cosa dovevano fargli confessare: un nome, uno sgarro?
12 ottobre 1981: Filippo Candidi viene uccìso a revolverate davanti a casa. La polizia parla di un regolamento di conti nella «mala» locale per il controllo dell’eroina.
11 ottobre 1981: Passeggiando lungo un viottolo che taglia il suo appezzamento di terreno (nei pressi di Marcellina), Sandro Passacantilli si accorge che la terra è stata smossa di fresco. Insospettito, si mette a scavare. A un metro di profondità trova sepolti due cadaveri. Sono due giovani di 25 e 30 anni di pelle scura. Non identificati.
16 gennaio 1982: nel laghetto di Collefiorito altri due cadaveri: Vincenzo Travaglione e Gennaro Mondella. Di loro non si avevano notizie dal “79. Gli inquirenti parlano di un’organizzazione internazionale di fascisti della quale fanno parte italiani, libici ed egiziani. Una storia di armi e di droga.
17 gennaio 1982: gli inquirenti mettono in collegamento l’uccisione di Mondella e Travaglione con un altro delitto avvenuto l’anno precedente a Torrita Marcellina.
Il 31 ottobre ’81: trovati due cadaveri, forse trafficanti di droga, uno di loro sarebbe stato un certo «Nerone», legato ai servizi segreti.
20 gennaio 1982: scattano sette mandati di cattura per l’assassinio di Mondella e Travaglione. Nomi grossi del neofascismo collegato al «circolo La Rochelle»: Paolo Signorelli, Sergio Calore, Carlo Todini, Bruno Mariani, Aldo Tisei e due egiziani.
22 gennaio 1982: il lago maledetto di Collefiorito restituisce un altro cadavere. Nessuno sa dire chi sia l’uomo assassinato; la polizia assicura che il delitto è avvenuto almeno un anno prima.
28 gennaio 1982: un’operazione di bonifica del lago porta al recupero di un vero cimitero di automobili: 110 veicoli. Nelle acque fangose del laghetto la mala buttava gli oggetti scomodi. Ci si domanda se la bonifica risulterà conclusiva o se il lago può riservare altre sorprese.
26 febbraio 1982: in un bar di Tivoli, a via di Villa Braschi. quattro giovani compiono una rapina per poter acquistare della droga. Con una Beretta minacciano il proprietario e si fanno consegnare il denaro. Altri due aspettano su un’auto e fuggono insieme. Ad un posto di blocco la polizia li ferma e li arresta.
«Ma tu non sei Tommaso Verga?»
AD APPELLARMI COSI’ lo sconosciuto mai visto cameriere. Siamo a cena, io e mia moglie in un ristorante. Ci è stato consigliato, a sentire, si mangia bene.
Gianna non mi dà tempo di replicare, intuisce l’andazzo, prende una sedia e fa il gesto di voler «accarezzare» la schiena del tizio.
«No signo’, ma c’ha capito? Io a su’ marito jo salvato la vita». Cioè? Si spieghi. di cosa sta parlando?
«Una sera ci siamo riuniti. A Villalba. Non mancava nessuno, c’erano tutti, da Mazzi agli uccelli. All’ordine del giorno la risposta su chi si sarebbe fatto carico di fare fuori Tommaso Verga».
Gianna parte con la sedia. Conoscendola, neanche con l’immaginazione riusciresti a fermarla.
Il cameriere continua: «Io jo debbo dì. Il baule all’ingresso di casa mia è pieno di giornali con gli articoli che suo marito ha scritto contro di me». E allora? «Quindi l’opinione di tutti i presenti era quella di farlo fuori. Io l’ho salvato». Cioè? Cioè ho detto: “ma che farlo fuori”, “ma siete matti?”. Nooo, farlo fuori non se ne parla, tutt’alpiù je sparamo alle gambe». La cena finìsce lì, così. Ops. meglio, più precisamente con il digiuno. © RIPRODUZIONE RISERVATA – info@hinterlandweb.it
LE TRE PUNTATE DELL’INCHIESTA SUL «CIRCOLO LA ROCHELLE»
01) https://www.hinterlandweb.it/wordpress/2023/04/fascismo-contemporaneo/
02) https://www.hinterlandweb.it/wordpress/2023/05/omicidio-di-vittorio-occorsio/
03) https://www.hinterlandweb.it/wordpress/2023/06/il-racket-del-pizzo/
A seguire, il commento sull’inchiesta dell’ex sindaco Piero AMBROSI