NEL DIBATTITO IN CONSIGLIO COMUNALE svoltosi ieri l’altro, 29 aprile, con inoltre all’ordine del giorno la tariffa dell’IMU cave per le aziende del travertino (come aveva anticipato hinterland il 12 del mese*), va detto prima d’altro che le sorprese sull’imposta non sono mancate.
A precedere (si consenta) una divagazione. Perché stupisce chi, in quel Consiglio comunale, ha trovato motivo di recriminare sulla mozione contro i provvedimenti di Giorgia sui consultori e sulla mancata partecipazione del sindaco di Guidonia Montecelio per il secondo anno consecutivo alle iniziative del 25 aprile, festa della Liberazione. Stupisce perché continua a ignorare la “regola” fissata da Mauro Lombardo nel suo ingresso-bis a Palazzo.
Nel personale manifesto con il quale illustrava il proprio pensiero sul metodo scelto per governare, il sindaco rese esplicito il modo di intendere il confronto politico: «Di ius soli, del governo, dell’Ucraina parlatene al bar. Non mi troverete disponibile per discutere di mozioni, ordini del giorno, dibattiti su temi generali» la sua “opinione”.
Una perfetta sintesi del celebre «in questo luogo non si fuma, non si bestemmia, non si parla di politica». D’altronde, l’alleato del sindaco fino a un mese fa, il Pd (tali i proponenti delle mozioni) poteva tentare di modificare queste strettoie. Recriminare adesso? Non risulta che i democrat abbiano almeno provato.
Le «sorprese». La maggiore è venuta dal Partito democratico. Il quale, ha trovato il modo di provvedere all’illustrazione delle radici causa della sua profonda crisi (irreversibile? la risposta può essere offerta dal numero di 3+1 consiglieri comunali in una città di 100.000 abitanti).
Trattandosi di travertino, si può ricorrere al Pd “convitato di pietra”. Che, nella circostanza, tramite la concione di Emanuele Di Silvio, a capo del gruppo consiliare nell’Assemblea cittadina, s’è espresso decisamente contro l’approvazione della delibera relativa all’imposta Imu di 35 €/mq per le cave di travertino (per ora; un fatto che sicuramente renderà Di Silvio ancora più ostile, quando apprenderà che l’Imu va applicata sull’intera area e non più esclusivamente allo scavo).
La motivazione del capogruppo Pd: «Tariffa troppo alta». Sull’imposta precedente, in vigore tuttora dal 2007, di €54,67, non risultano rimostranze del Di Silvio. Che, se fosse, avrebbe dovuto semmai rivolgerle a Filippo Lippiello, firmatario della proposta e della delibera in qualità di sindaco dell’epoca. A meno che recriminazioni non se ne incontrano perché su quella cifra si sono moltiplicate vertenze giudiziarie contro il Comune e l’agente per la riscossione, la TreEsse. Cause promosse altresì da parte di società che non hanno mai versato un euro di imposta per quasi vent’anni. Comunque, a fine-dibattito, la proposta della giunta s’è trasformata in delibera (immediatamente esecutiva) in quanto sostenuta da 13 voti a favore, 3 contro, 1 astenuto (anch’egli del Pd).
Non bastasse, Di Silvio ha arricchito l’intervento con l’affermazione che il Pil (Prodotto interno lordo) del Lazio è sostenuto dal settore estrattivo per il 4,5 per cento. Approfondire il motivo per cui a suo tempo, l’autore in origine, Filippo Lippiello – come ovvio in rappresentanza dei padroni delle cave – rilasciò tale affermazione non richiede sacrifici di traduzione. Diverso il fatto che ne faccia uso Emanuele Di Silvio: per gli stessi motivi di Lippiello? Al suo buon 1° maggio su Fb, con foto di una cava dedicheremo una futura puntata.
Conclusione, con un aggravio di 65.000€ a carico del Comune, i padroni delle cave hanno visto decisamente ridotta la tariffa di 54,67 €/mq. Tariffa risalente alla delibera numero 23 del 16 maggio 2007 a firma del sindaco dell’epoca Filippo Lippiello.
In aula, per bocca di Simone Guglielmo, tra l’altro, i presenti hanno appreso che alcune società del travertino sono fallite. Tra queste, Bruno Poggi e Saitrav. Un fatto che introduce la questione “polizze fideiussorie”.
Perché, a loro merito, le due aziende non appaiono nella lunga lista (di ben 14 società) delle «polizze contraffatte» elencate nel «libro bianco» compilato il 28 febbraio 2020 da Egidio Santamaria, ex dirigente dell’area IV del Comune di Guidonia Montecelio. L’attestazione ufficiale quindi di un reato, constatato dallo stesso Comune.
L’assenza delle due cave dalla tabella vuol dire che non ci sono intoppi nell’esecuzione del progetto di ripristino dell’area di lavorazione, a partire dal ritombamento. Proprio perché tutto il da farsi viene garantito dalle polizze fideiussorie “regolari”. Il che esclude che il costo del ripristino del territorio nelle condizioni pre-cava, come contempla la legge regionale, ricada sul bilancio comunale.
Si pensi che un paio anni fa, una indagine promossa dal Comune, portò alla conclusione che di cave abbandonate ce ne fosse una dozzina, per una superficie pari a 231,50 ettari. Oltretutto, per gran parte, si trattava addirittura di cave abusive, prive di autorizzazione, con i padroni scomparsi a esaurimento della materia prima o altri ignoti motivi. Però, va aggiunto, che quando estraevano travertino, illegalmente, della loro esistenza non se n’è accorto nessuno.
Gli interrogativi a proposito della gestione del settore e del sistema di relazioni tra le cave e la città, vanno rivolti direttamente a Mauro Lombardo (per dire: il sindaco ha presente il problema acqua?) perché è assolutamente necessario (e utile per la città di Guidonia Montecelio) chiedere come ha gestito la delega autoassegnatosi di assessore alle Cave di travertino, senza nemmeno provvedere alla nomina – come fecero in passato Eligio Rubeis, Michel Barbet – di un addetto che si occupasse full-time del comparto, munito dei relativi poteri.
La sollecitazione potrebbe apparire ultronea non fosse che a differenza del suo predecessore, Lombardo non si trovò dal primo giorno e per i 5 anni appresso, sulla graticola per quello che a Barbet addebitarono il Pd di Di Silvio, Fratelli d’Italia, Forza Italia, Cgil-Cisl-Uil, civici e altri che sicuramente mancano.
Dimenticato che la calda estate del 2018 passò in balia delle accuse – sorrette da scioperi e cortei per la città – sul misterioso piano di chiusura-abolizione delle cave? Che, infatti, non si sono ridotte manco di una unità (salvo quelle fallite).
Nell’oltre un anno passato con indosso la tuta da cavatore, Lombardo non ha partorito comunicazione alcuna. Minacce di chiusura cave evidentemente non ne ha protocollate. Mentre è viceversa indispensabile per il governo locale conoscere quanto travertino si colloca sul mercato, e quanto, quello detto di seconda qualità, prende altre direzioni contrariamente all’obbligo dell’abbancamento necessario al ritombamento delle cave esaurite. Lombardo converrà che si tratta di materia rilevante quanto a conoscenza della città.
Così come, stando alla legge, al municipio debbono andare 2€ a metro cubo «per la pietra ornamentale estratta», 30 cent. a metro cubo «per gli inerti venduti». A chi? Le due direzioni previste dalla legge, permettono di conoscere quanto le aziende versano al Comune e quanto abbancano per le operazioni di ritombamento. Invece Lombardo non ha mosso sillaba.
Un altro approfondimento si rende necessario. Sullo stato delle false polizze fideiussorie. Si tratta di verificare lo stato dell’istruttoria sulle 14 polizze «contraffatte», in corso nel tribunale di Tivoli, avviata a seguito di una circostanziata denuncia di assessore dell’esecutivo precedente quello di Lombardo.
Non avendo ricevuto l’autore comunicazioni contrastanti né di “conclusione indagini”, l’inchiesta sulle 14 «polizze fideiussorie contraffatte» sulle cave di travertino dev’essere tuttora in corso.
A meno che l’eventuale chiusura delle ipotesi di reato indicate in quell’atto non siano state “girate” in un’altra denuncia, sottoscritta dai padroni delle cave contro lo «stimato broker» di Villanova (così lo qualificò, ripetutamente, un periodico locale), autore della supposta truffa contro le aziende. «Siamo stati noi ad essere truffati»: crimine al quale ha fatto ripetutamente cenno Filippo Lippiello anche in conferenze stampa.
Necessita quindi che i due soggetti, ente locale e padroni delle cave, addivengano alla costituzione di parte civile.
Le polizze fideiussorie, per legge, costituiscono l’unica possibilità che le buche (meglio: voragini) formate dalle cave dismesse, vengano ritombate e poi seguite dal ripristino dello status quo ante sull’area della cava. Il sindaco non sottovaluti né dimentichi che, in assenza della fideiussione legale e in presenza invece della polizza contraffatta, dovrà essere il Comune a provvedere.
Da ultimo, le competenze. In tema, va detto che la relazione introduttiva sull’Imu è stata svolta da Paolo Ruggeri, assessore all’Urbanistica, coadiuvato da Cristina Zizzari, dirigente del medesimo assessorato. Tutto ciò mentre il motivo di interesse era costituito dall’Imposta sui terreni delle cave. Quindi di competenza di Valentina Rinaldi, assessora di Bilancio, finanze e tributi.
Aggiunta: il permanente mutismo della maggioranza nei Consigli comunali è contemplato nello Statuto delle Liste civiche? © RIPRODUZIONE RISERVATA – info@hinterlandweb.pdf
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