di TOMMASO VERGA
IL PROCEDIMENTO DAVANTI AL TAR INIZIA NEL 2016. Oggetto: l’«Agricola Lieta SpA» vuole la cancellazione del «Decreto Mibact del Lazio del 16 settembre 2016, recante “Dichiarazione di notevole interesse pubblico dell’area Tenute storiche di Tor Mastorta, di Pilo Rotto, dell’Inviolata, di Tor dei Sordi, di Castel Arcione e di alcune comunità limitrofe nel Comune di Guidonia Montecelio”»: ovvero abrogare il decreto meglio conosciuto come “vincolone”, interessante da 1700 a 2000 ettari di territorio della Città dell’aria. Fa parte dei ricorrenti, altresì un piccolo esercito capeggiato dall’ex sindaco Eligio Rubeis, per conto proprio e del Comune di Guidonia Montecelio. Ma non si ha notizia di una sola sentenza a favore
(in alto, la chiesa rupestre di Marco Simone Vecchio, a Guidonia Montecelio, situata su una collina del “Parco naturale-archeologico dell’Inviolata”, area dichiarata nel “vincolone” «di notevole interesse pubblico»). La collina è raggiungibile da via Tacito; di Zaccaria Mari
Il 14 maggio 2024, dopo 8 anni, pubblicata la sentenza che non accoglie le tesi di «Agricola Lieta SpA», condannata viceversa al pagamento delle spese. Vittoria del ministero. Infatti, non soltanto il “vincolone” risulta legittimo alla pari della contestata da “Agricola Lieta” procedura adottata da Alfonsina Russo, la sovrintendente dell’epoca. Rimane il ricorso d’appello, volendo, da indirizzare al Consiglio di Stato.
LA PIATTAFORMA LOGISTICA DI TOR MASTORTA. Il molto tempo passato dai fatti, obbliga a rievocare i contenuti essenziali di una delle battaglie più «nobili» degli ambientalisti cittadini (e non solo). Una vertenza allo stesso livello di quella – ugualmente vittoriosa – promossa dal compianto Mario Cioni, contro il disegno dell’Unicem di scavare Poggio Cesi.
I primi sussulti si pongono contro i lavori del cantiere incaricato di realizzare la via Selciatella-Tor Mastorta. Obiettivo, un interporto (nelle dimensioni di una piattaforma logistica) non indirizzato a ospitare bighe romano-cornicolane ma Tir e autotreni con rimorchio. Le proteste si concludono con la sospensione del cantiere.
I due scheletri femminili venuti a luce il 10 settembre del 2015, adornati da collana d’oro, segnano il capitolo conclusivo dei lavori in corso. Verrà poi la scoperta di una fornace e di manifatture d’epoca. Il forno, il cimitero, la fabbrica… Necessita approfondire visto che quanto si profila sta a indicare attività dell’uomo in quel territorio, forse la preesistenza di una città.
Al punto che l’origine degli approfondimenti, propriamente intesa, nel frattempo, viene contrassegnata il 14 agosto 2014 da un autonomo esposto alla procura della Repubblica di Tivoli del neonato Movimento 5stelle. I pentastellati sottolineano i pericoli per il patrimonio antico della città e del comprensorio a causa della realizzazione del nuovo sistema viario.
Una intensità e un crescendo. Che provocano la formazione del cosiddetto “vincolone” da parte della rappresentante del Mibact. E’ il 6 agosto 2015. Con la sottostante intenzione di spaventare, tra palazzinari e amministratori, chi dice 1700 ettari tra la Tiburtina e la Nomentana, chi, come Agricola Lieta 2000 ha. Cosicché il“vincolone” diventa una “punizione”, anziché il tentativo estremo di salvare il salvabile di un territorio di straordinaria bellezza e importanza, tanto da risultare nei secoli il prescelto da Papi, Nobili, Cardinali, Guerrieri per le loro vacanze. Una località che nasconde importanti e significativi monumenti come ville e residenze decisamente di qualità, lussuose e ricche di attributi.
Un luogo «rovinato» dai propri governanti: è dimostrato: su uno degli edifici del Municipio risalente alla «Città di fondazione» viene installato un impianto di aerazione caldo-freddo: nonostante quei locali ultracinquantenari facciano parte di un bene vincolato dalla legge. Amministratori che, con molta probabilità, avrebbero trasformato le tombe in villini residenziali.
Cosicché, sui beni pubblici, piomba il rimprovero-vincolone definitivo, tale inteso anche dai magistrati del Tar del Lazio, a firma della sovrintendente Alfonsina Russo, contraria altresì alla manipolazione dei rifiuti nel Parco dell’Inviolata – discarica (chiusa nel 2014), Tmb, eccetera –. La sovrintendente proveniente dall’Etruria, oggi è a capo del Parco archeologico Palatino-Colosseo. Come lo è stata per l’area tiburtina nel periodo qui descritto.
PER “AGRICOLA LIETA” I VINCOLI DOVEVANO ESSERE DUE. Perché un solo provvedimento, contesta al TAR “Agricola Lieta”, «assoggetterebbe ad un unico regime di tutela bellezze d’insieme e zone d’interesse archeologico». Ragion per cui, il provvedimento, «imposto con un’unica dichiarazione fondata su un unico impianto motivazionale ed emessa all’esito di un’unica procedura istruttoria, distinte tipologie di beni» avrebbe richiesto distinte procedure dichiarative, motivate in base al diverso interesse pubblico che con ciascuna di esse si persegue».
Il Tar lo esclude: «L’area individuata conserva “un insieme particolarmente armonico di elementi agricoli e naturali, scarsamente antropizzati se non dalla realizzazione, nel corso del tempo, di interessanti esempi di insediamenti agricoli tipici della Campagna Romana (…) inscindibilmente coniugati con una numerosissima serie di preesistenze architettoniche (castelli e torri) e archeologiche di grande rilevanza storico-artistica, alcune emerse e sottoposte a tutela diretta ed altre ancora non portate alla luce, così come riscontrabili nelle carte archeologiche storiche e recenti che testimoniano l’antica vocazione rurale di questi luoghi, rimasta pressoché inalterata fino ai nostri giorni».
Oltretutto, il “vincolone” ha confermato la disciplina contenuta nel Ptpr del Lazio adottato nel 2007 (Piano territoriale paesistico regionale), mantenendo invariate, per alcune delle aree ubicate all’interno dei confini ivi individuati, le classificazioni di “paesaggio” previste dalla Tavola A del piano territoriale e modificandole per altre (ad esempio con trasformazione in “Paesaggio naturale agrario” e “Paesaggio agrario di rilevante valore”).
La sentenza del Tar propone nuovamente la necessità di dare soluzione al problema-Inviolata, la compatibilità di un impianto come il Tmb con la ribadita a questo punto, inviolabilità del parco come definito dai giudici del Tar. Un annotazione a prescindere, merita la visita di Pichetto Fratin, il nuclearista ministro per l’Ambiente, a Forza Italia di Tivoli e Guidonia Montecelio. Dove non si è scovato un associato che abbia chiesto se riteneva tollerabile che un parco naturalistico-archeologico (l’Inviolata) si mischiasse con la monnezza. E neanche un altro iscritto che domandasse, perché no? chi e come metterà a posto la fossa vecchia di anni ormai da Villanova a Villalba causata dalla cava di travertino esausta? Era il ministro per l’Ambiente in fin dei conti. Occuparsi soltanto del nucleare non lo promuove.
RIQUALIFICARE L’INVIOLATA. Nella sentenza del TAR è citata anche l’Inviolata. Una registrazione evidente che intende far risalire il peso del problema-Parco a quello di sette-otto anni fa.
Decisamente ora non ci sono possibilità di rinvio o altro. La sentenza del Tribunale amministrativo deve giudicare se è lecita, legittima la sopravvivenza del TMB, l’impianto per il «trattamento meccanico-biologico» dei rifiuti. Quello costruito e funzionante per conto dell’associata «AMA spa» del Comune di Roma rappresentato da Roberto Gualtieri, il sindaco delle promesse e degli impegni: «Mai i rifiuti di Roma a Guidonia», con la srl Guidonia Ambiente del gruppo di Manlio Cerroni.
Vedremo chi sosterrà che in un’area protetta, vincolata per le proprie qualità, può mantenere le funzioni a sostegno della gestione di un ciclo dei rifiuti con tanto di quantitativi non irrilevanti del prodotto-monnezza proveniente dal Campidoglio retto da Roberto Gualtieri.
Chiaramente, ribadire la continuità del servizio nell’area protetta dell’Inviolata non potrà che significare la denuncia contro i protagonisti per l’inosservanza della sentenza d’un tribunale dello Stato italiano. © RIPRODUZIONE RISERVATA – info@hinterlandweb.pdf