di GIULIANO SANTOBONI
DIFFICILE PENSARE CHE SIA DI NUOVO UN CASO. Altresì difficile pensare che sia una disattenzione, una svista. Fatto sta che Ecoitalia 87, la società orbitante nella galassia di Manlio Cerroni che gestisce la discarica esaurita nel 2014, per l’ennesima volta non presenta un progetto considerato accettabile dalla Regione Lazio per realizzare il tanto desiderato (e costoso) capping, la copertura definitiva della montagna di monnezza che ridurrebbe l’inquinamento delle falde e mitigherebbe anche lo scempio visivo in una zona vincolata paesaggisticamente.
A scriverlo nero su bianco è Vito Consoli, direttore dell’Ambiente della Pisana, che nella determina G05823 del 17 maggio 2024, pubblicata sul BURL del 30 maggio, diffida “Ecoitalia 87” a presentare un congruo piano di finanziamento in quanto la società di Cerroni “si è limitata a rappresentare che è in corso una negoziazione per l’ottenimento delle garanzie […], omettendo qualsiasi riferimento alla necessaria acquisizione […] delle garanzie di gestione post operativa parimenti obbligatorie per legge”. Decisamente troppo poco per essere prese in considerazione.
Ad essere strano è anche il fatto che una società dalle infinite risorse e tanta esperienza presenti una pianificazione così carente. Lascia pensare ad un ennesimo tentativo di melina, buttare la palla in tribuna per far passare ancora tempo prima di spendere soldi, in quanto come dice il vecchio adagio, per pagare e morire c’è sempre tempo.
L’interdittiva antimafia della Ecoitalia 87
Allora con l’impianto TMB come la mettiamo?
Un dato numerico è che in 20 pagine di provvedimento, la parola antimafia venga riportata dagli uffici regionali ben 16 volte.
Risale al 2014 l’iniziativa della Prefettura di Roma, che colpisce la società cerroniana di un provvedimento interdittivo in virtù del quale la stessa non potrebbe avere rapporti commerciali con le pubbliche amministrazioni. L’interdittiva è una misura di prevenzione, agisce cioè verso quei soggetti che a seguito di indagini e considerazioni effettuate dalla Prefettura, abbiano fatto insorgere dubbi inerenti alla “fiducia sulla serietà e sulla moralità dell’imprenditore, necessario presupposto della capacità di contrarre delle Pubbliche Amministrazioni” (Consiglio di Stato, Sezione III, Sentenza n. 2774/2016” e con i quali quindi è vietato intavolare trattative.
Tale incresciosa situazione non era però conosciuta dalla Regione Lazio. Come scrive Consoli, infatti, la circostanza del provvedimento antimafia, è stata resa nota alla Pisana soltanto nel 2022, grazie ad una nota del dirigente comunale Alberto Latini, all’epoca responsabile del settore ambiente.
Un ulteriore dubbio grande come un capannone industriale viene fuori facendo una semplice considerazione. Accertato che la Ecoitalia 87 è sotto stretto controllo con misure interdittive, come ha fatto il sindaco metropolitano Roberto Gualtieri a intavolare un mega contratto per trattare parte dei rifiuti romani al TMB di Guidonia? Lo stesso infatti risulta essere di proprietà della sorella gemella Guidonia Ambiente, sempre di Manlio Cerroni. Perché l’antimafia permette una cosa del genere?
A trovare un possibile escamotage, fu l’allora prefetto Piantedosi (attuale ministro dell’Interno), commissariando la società e conferendo quindi ogni potere decisionale a due amministratori straordinari che avrebbero il compito di garantire che le scelte e la gestione dei contratti con AMA siano fatti secondo le regole. Un artificio non da poco.
Ed è anche singolare poi, come ben spiegato nell’atto regionale, che nel progetto diffidato dalla Regione, la Ecoitalia 87 insista ad utilizzare la FOS come materiale di copertura definitiva della discarica. La FOS, ricordiamo, è la Frazione Organica Stabilizzata, cioè una terraccia costituita da residuo organico trattato dell’immondizia indifferenziata che viene prodotto dai TMB, tra cui anche quello dell’Inviolata gestito dai commissari prefettizi. I tecnici regionali vedono nell’utilizzo del materiale, una possibile violazione delle misure antimafia, in quanto realizzerebbe un “circuito finanziario […] con proventi per il gestore non consentiti […]per società sottoposte a provvedimenti interdittivi antimafia come è il caso di specie”. Senza contare, poi, che gli ultimi orientamenti tecnici cercano di escludere l’utilizzo del FOS per questo genere di utilizzi in quanto sembra essere particolarmente portatore di miasmi maleodoranti avvertibili anche a distanza notevole.
Sorpresa! Spunta un nuovo impianto rifiuti all’Inviolata. Non bastano direttive antimafia, piani finanziari irricevibili, puzze e commissariamenti
A far balzare sulla sedia quanti hanno letto in maniera approfondita la determina regionale sono anche i riferimenti ad un possibile nuovo impianto per il trattamento rifiuti. Che poi, se si facesse bene la copertura della discarica, sarebbe quasi inutile.
Dopo sette invasi di discarica, un TMB e un impianto per l’umido, viene fuori l’ipotesi avanzata sempre dalla società colpita dall’antimafia per le sue attività sul ciclo dei rifiuti, di realizzare un impianto (di rifiuti) che tratti il percolato, i liquami cioè che si depositano sul fondo alle discariche e che hanno un potenziale inquinante devastante.
Il percolato è prodotto dalle piogge che cadendo sulle discariche, si contaminano con i rifiuti e si depositano sui teli di plastica che rivestono le buche nel terreno dove viene riversata la monnezza, per limitare l’inquinamento delle acque e terre sotterranee.
E quindi il dubbio viene fuori prepotente: ma se il capping, la copertura della discarica, è fatto bene il percolato sarebbe poco e non troppo inquinante. Che bisogno c’è di fare un nuovo impianto? In area vincolata dove è espressamente vietato, poi?
Dopo ben 10 anni dalla chiusura dell’Inviolata, continui rimandi e danni all’ambiente tutti ancora da quantificare, appare chiara la mancanza di volontà di chiudere il capitolo discarica. © RIPRODUZIONE RISERVATA – info@hinterlandweb.pdf