di TOMMASO VERGA
IN TERMINI SPICCI (spicci?, ehm…): da ripianare 45 milioni di debiti (ma non v’è certezza; diciamo: quanto sinora accertato); di contro, 25 milioni concessi in prestito. Da quel che si presume, nel decennio a venire l’intera somma dovrà essere restituita. Dai cittadini. Attraverso le imposte e i tributi locali.
Guidonia Montecelio esce dall’attesa lunga ben oltre un anno – il documento contabile sottoposto all’esame della Corte dei conti risale al prefetto Giuseppe Marani – visto che “nell’adunata camerale del 19 febbraio 2028 (certamente un refuso, ndr) la Sezione ha esaminato il Piano, anche sulla base degli atti istruttori con il seguente esito: ammesso ad approvazione“. Ammesso. E’ possibile – se le parole hanno lo stesso senso per gli umani e per la burocrazia – che occorrerà attendere ancora.
Anche se probabilmente non più di tanto. C’è un numero che in questi mesi di stop&go tra Comune e Corte dei conti è risultato il più appellato ed anche il più “ballerino”: il 22. Ogni mese l’attesa era rivolta a quel giorno, indicante la riunione della sezione della magistratura contabile incaricata di decidere. Per il Comune l’auspicato “via libera”.
Il 22 meno “gradito” risale al 10 ottobre dell’anno scorso. A quella sorta di lite tra la “direzione centrale della Finanza locale” del ministero degli Interni e la Corte dei conti. 14-15 milioni di debiti fuori bilancio del 2016 – un terzo dell’importo – inseriti dal prefetto Marani nel totale, che invece, a giudizio del ministero, andavano contabilizzati a parte e approvati dal nuovo Consiglio comunale.
Interpretazione che, se accolta, sarebbe risultata determinante per le finanze di Guidonia Montecelio e per il prosieguo della consiliatura. La somma, sottratta al piano di riequilibrio e inserita nella contabilità ordinaria, impossibile da onorare, si sarebbe tramutata in una certificazione di dissesto.
Superato quello scoglio, l’altra tappa d’un tran tran a bout le souffle ha riguardato il 22 dicembre, con le festività annunciate all’insegna del panettone e dello spumante e invece segnate dall’ennesimo rinvio della riunione della Corte dei conti. In quella circostanza c’è stato chi ha cominciato a immaginare che a determinare il no contest potesse essere qualche tramestio all’insegna della scadenza elettorale. Così non è stato. Deludendo più di un dirigente di partito. Nella maggioranza, chi sperava di tramutare la questione nell’ennesimo spot contro i cattivi, nella minoranza, chi annusava il vento delle elezioni anticipate a breve. Delusi entrambi. Alla pari.
L’assessore Alessandrini, “Dobbiamo continuare a lavorare con serietà per onorare gli impegni previsti nel Piano”
In una nota, Michel Barbet esprime “grande soddisfazione per un risultato che la mia amministrazione e la città di Guidonia Montecelio meritano pienamente”. Non v’è dubbio che l’ostinazione persino di valutare l’opportunità del dissesto depone a favore del sindaco.
Ma “la sfida è solo cominciata – per dirla con Alessandro Alessandrini, l’assessore che ha seguito passo passo sin nei minimi particolari tutta la procedura -. Dobbiamo continuare a lavorare con serietà per onorare gli impegni previsti nel Piano”. Quindi si tratta di governare. Anche per ristabilire un rapporto positivo con la popolazione.
Obiettivo impossibile se i componenti dell’esecutivo non capiscono che il giudizio su Guidonia Montecelio non può essere multitasking, quello del sindaco distinto e addirittura diverso da qualche assessore. Ripristinare la fiducia dei cittadini nell’istituzione-Comune è compito di Barbet. Così come è lui che deve provvedere quando si riscontrano strafalcioni d’ostacolo.
Ritombare il cratere lasciato in eredità dalla coalizione Forza Italia-Udc-Fratelli d’Italia, dalle giunte guidate da Eligio Rubeis e da Andrea Di Palma, comincia da qui.