di TOMMASO VERGA
COME CANTAVANO Ermal Meta e Fabrizio Moro (un guidoniano di San Basilio impedisce di andare fuori tema) «Non mi avete fatto niente». Prenderla sulla musica leggera rende giustizia al tentativo fallito di farne una questione seria. E’ il risultato. Per la semplice ragione che quanto in origine gli autori immaginavano – diciamo… sfracelli? – si è ridotto a un espediente. Ieri, in aula, tra un battibecco e l’altro, i protagonisti, indifferentemente se favorevoli o contrari, erano altrove. Tanto che, diversamente dal preventivato o temuto, l’offensiva imbarcata sulla mozione firmata da una parte delle opposizioni contro Davide Russo, il vicesindaco espressione del monocolore grillino, è stata respinta – con qualche slabbratura tra i 5stelle (a dimostrazione che il moVimento è partito come gli altri) – perché il presupposto s’era smarrito. Via via (con «strada facendo» ne risentirebbe il refrain).
Colpa della prefettura detta la cronaca. La quale su Davide Russo ha espresso un parere. Come di competenza. Che non ha soddisfatto le attese delle firmatarie (Giovanna Ammaturo, Fratelli d’Italia; Cacioni Arianna (Lega per Salvini; all’opposizione del monocolore pentastellato). Tra le critiche, è parso di sentire «non è una sentenza». Vero, non lo sarebbe mai stata, come sapevano coloro che hanno presentato l’atto, il 14 ottobre (protocollo 87082).
Un esito che entrambe conoscevano da tempo – hinterland l’ha scritto il 24 ottobre, la leghista ha mostrato in aula la propria invidia per ciò – utilizzato per elaborare una seconda mozione il 25 ottobre, stesse firmatarie, depositata in tutti i recapiti dell’apparato statale.
Per rimanere in sintonia si consenta una battuta: a prescindere se altrettanto o il contrario toccherà alla replica, si converrà che fissare-mantenere la riunione di ieri è stato del tutto inutile. Proprio perché prescindeva dall’esito della «gemella». Con un importuno riscontro: l’opposizione non nutre fiducia nei suoi atti altrimenti avrebbe atteso l’esito del ricorso presentato una settimana fa.
Orientamento messo in evidenza da chi ha scritto che la maggioranza non deve cantare vittoria per l’esito del voto a favore, occorre attendere il nuovo pronunciamento. Corretto. Giusto. Ineccepibile. Da condividere. Però se la maggioranza non deve cantar vittoria ne discende che l’opposizione non deve dolersi per la sconfitta. Verrà allora chiarita quanta avvedutezza si è mostrata con il mantenimento della riunione del Consiglio comunale di ieri? (si accettano solo contributi da chi ne abbia cognizione; saranno cestinati pareri che gli autori spacciano per sentenze).
CACIONI ARIANNA E LO IUS SOLI. Per motivi di atmosfera qualche cenno a un paio di dettagli della riunione. C’è da annotare l’exploit di Cacioni Arianna, firmataria dell’unico atto politico della serata. In coincidenza con l’approvazione in Senato della commissione contro la discriminazione, l’odio, il razzismo, l’antisemitismo, prima firmataria la senatrice Liliana Segre. Ordine del giorno che ha visto astenersi Forza Italia, Fratelli d’Italia e Lega per Salvini premier. Nessun miscuglio né equivoco, al centro e in periferia la destra è unita.
La capogruppo della «Lega per Salvini premier» (seppure in Italia il premier non è previsto dalla Costituzione: della quale Salvini è notoriamente feroce difensore), ha proposto al Consiglio comunale di esprimere «la propria contrarietà alla modifica dell’attuale disciplina normativa sul diritto di cittadinanza per tutte le ragioni premesse e considerate». In sostanza, gli stranieri hanno già dalla loro tutti i diritti «in virtù del principio della non discriminazione e uguaglianza».
Forse lei ancora non era al mondo quando il suo quartiere veniva appellato dispregiativamente «shangai» da chi viveva a Bagni di Tivoli o a Guidonia centro o a Tivoli, quando chi vi abitava rispondeva di risiedere «in provincia di Roma». In nome del «principio della non discriminazione e uguaglianza».
Occorre impedire agli stranieri, si legge nella mozione, l’«acquisizione della cittadinanza in termini di “automatismo” senza alcuna previa verifica, allargandone le maglie a dismisura». No comment. Nemmeno quando la «cittadinanza va chiesta e meritata – come dice ancora Arianna –, in quanto ogni tentativo forzoso di integrazione, attraverso politiche non selettive, ha partorito in molti casi, sacche di ghettizzazione se non addirittura radicalizzazioni terroristiche, come accaduto ai musulmani in Belgio, Francia, Scandinavia, formalmente cittadini europei ma sostanzialmente nemici della nostra cultura e identità». I musulmani francesi… i cristiani tedeschi…
LAVORI PUBBLICI A MONTECELIO. Vale 170 mila euro il «decreto crescita» con destinazione Montecelio: http://static.guidonia.org/uploads/Contributi-Fraccaro-Montecelio.pdf. Voto contrario di PD e minoranza; ci si tornerà su).
Per concludere, si ricorda che il motivo della mozione «Davide Russo va abrogato» risiede nel fatto che Russo ricopre due incarichi, assessore a Guidonia Montecelio e consigliere comunale (per surroga) nel paese natio, Bronte. Da qui la «presa d’atto cessazione sopravvenuta dei requisiti per la carica di Assessore del Sig. Davide Russo – Decadenza» (sarebbe necessario un corso specifico di lingua italiana alla burocrazia: per comprendere direttamente, senza sostegni, cos’è una «presa d’atto cessazione sopravvenuta dei requisiti»).
Sul documento delle due consigliere comunali, l’opposizione unita ha votato a favore, tre astenuti tra i consiglieri grillini, salvo Laura Alessandrini (assente per ragioni dipendenti dall’impiego) tutti gli altri hanno votato contro. Le previsioni ne davano cinque. Mentre gli astenuti 5stelle, sono stati tre: Angelo Mortellaro – il presidente dell’assemblea a suo tempo aveva chiesto al sindaco Michel Barbet di revocare con effetto immediato le deleghe a Davide Russo –, Laura Santoni e Claudio Zarro. A quanto risulta nessuno è ancora uscito dal movimento 5stelle.