di TOMMASO VERGA
TRA «COLLEGATO» ED emendamenti. Sulle cave. Il primo è frutto del lavoro della commissione Ambiente e agricoltura, presieduta da Valerio Novelli, 5stelle; i secondi transitano per arrivare direttamente a Mauro Buschini, Pd, il presidente dell’aula, fino al termine ultimo fissato un paio d’ore prima dell’inizio del dibattimento. Un pot pourri quello che si sta svolgendo nel Consiglio regionale. Si è cominciato alle 10 con l’immondizia («Informativa della giunta regionale sul tema dei rifiuti nella Regione Lazio»), per proseguire con la «Proposta di legge regionale n. 194 del 31 ottobre 2019 “Misure per lo sviluppo economico, l’attrattività degli investimenti e la semplificazione”». Si è andati avanti fino alle 18, con l’esame delle pregiudiziali e la discussione generale; la ripresa domattina, 30 gennaio, dalle 10 si proseguirà ad oltranza.

Immagini della vertenza-travertino del settembre 2018

Per memoria, come si ricorderà, la necessità di mettere mano alla modifica della legge regionale su cave e torbiere scaturì dall’agitazione sindacale promossa da Cgil-Cisl-Uil a settembre di un anno e mezzo fa in difesa dell’occupazione. «Braccia incrociate» che impegnarono duramente gli addetti del bacino estrattivo di Guidonia Montecelio-Tivoli.
L’intesa infine raggiunta trovò spazio nelle «Disposizioni per la semplificazione e lo sviluppo regionale», la legge del 22 ottobre 2018, che stabilì una tregua di 18 mesi entro i quali nessuna delle parti avrebbe assunto provvedimenti controversi. Dal canto suo, la Regione avrebbe elaborato una proposta sui principali problemi, primo fra tutti la regolamentazione dell’apertura di nuove cave di travertino e/o di proroga delle attività in essere.
La discussione in corso dovrebbe condurre a sintesi questa parte della vertenza. Mentre almeno fino al 26 febbraio, rimane invece insoluto il «caso Str spa», allorché il Tar del Lazio (il tribunale amministrativo regionale) dopo il provvedimento transitorio favorevole all’azienda del 10 ottobre 2018, deciderà sul ricorso contro la decisione della Regione di archiviare la richiesta di rinnovo dell’autorizzazione del 2012 relativa alla prosecuzione dell’attività.

Il richiesto pronto soccorso dei leghisti: la procedura (via) in 36 mesi

Un paio di spunti preliminari. Intanto, l’aspetto «politico». A partire dal «collegato». Che approda in aula in quanto tale grazie alla convergenza tra 5stelle e Partito democratico sui punti di maggiore impatto.
A seguire, l’«appartenenza» del settore. Che Paolo Orneli, l’assessore allo Sviluppo economico, intende far passare quale mero fatto burocratico. Lo sarebbe stato, non contasse il «peso» dell’ambiente nell’escavazione, come ovvio d’altronde. A cancellare ogni diceria ha provveduto la Lega – forte probabilmente di altri due consiglieri, Laura Cartaginese e Pasquale Cicciarelli, entrambi eletti con Forza Italia: neanche il Presidente ha potuto granché – attraverso una «manovra» politica che approfitta di una «falla» nell’apparato della Regione: la carenza di organico di personale nell’assessorato di Orneli. Conseguenti le inadempienze negli atti e nella gestione. Il più rilevante, i controlli obbligatori nelle cave che non si concludono nonostante la legge consideri la periodicità dei 18 mesi improrogabile.
Deficit sul quale la Lega ha basato un suo assist preventivamente indirizzato: anziché porre la questione dell’adeguamento del personale, l’emendamento propone di prolungare le istruttorie a trentasei mesi. Un raddoppio con il quale si otterrebbe il risultato di rendere incompatibile l’iter autorizzativo con gli approfondimenti sui versanti ambientale e produttivo richiesti per un settore particolarmente delicato come le cave. Equivarrebbe a dire che dell’istruttoria non c’è più necessità. Mancava soltanto che qualcuno sussurrasse l’opportunità di abolire la Valutazione di impatto ambientale e il parere delle sovrintendenze, i vincoli dall’archeologico al paesaggistico. Si sarebbe assistito a una figura memorabile.

I Comuni preparano le istruttorie, la Regione riscuote e ripartisce

Nel «collegato», un “posto d’onore” va assegnato alla inedita formula che intreccia permessi, proroghe, benestare, con il ruolo dei Comuni e degli uffici regionali. Saranno due i nuovi iter – entrambi a firma Valerio Novelli, condivisi dal Pd ed dagli assessorati –. Il primo interessa appunto le autorizzazioni. Che saranno strettamente dipendenti dal pagamento di oneri, tributi, imposte, fideiussioni e via dicendo: se i conti non sono in ordine niente via libera.
Ma, dal canto suo, la funzione della Regione non termina qui. Perché nella proposta saranno i suoi uffici a svolgere la funzione di esattori, nell’incasso e nella ripartizione dirette ai Comuni. L’ampliamento delle competenze della Pisana si propone di sostenere le finanze degli enti locali, spesso privi di strumenti e quindi costretti a sottostare a restrizioni che, alla fine, si riversano sui cittadini.