di TOMMASO VERGA
SI E’ RESO NECESSARIO il ricorso al ballottaggio. Così, dopo aver superato Francesco Lo Voi per 14 voti a 8, Michele Prestipino è stato eletto dal Csm (Consiglio superiore della magistratura) nuovo procuratore di Roma. La conferma di una solida previsione per l’aggiunto nella capitale, facente funzioni da quando è in pensione Giuseppe Pignatone.

Il «nuovo e il pensionato»: Michele Prestipino e (a destra) Giuseppe Pignatone

Favorevoli a Prestipino, il pg della Cassazione Giovanni Salvi; i cinque togati di Area; i tre di Unicost – che al primo turno avevano preferito Giuseppe Creazzo (arrivato terzo, quindi escluso dal ballottaggio) –; tre del gruppo di Autonomia&Indipendenza, Piercamillo Davigo, Ilaria Pepe e Giuseppe Marra; i due laici del Movimento 5stelle, Alberto Maria Benedetti e Fulvio Gigliotti.
A Francesco Lo Voi sono andati i voti dei tre togati di Magistratura indipendente, dei due laici in quota Forza Italia, Alessio Lanzi e Michele Cerabona, dei uno dei laici della Lega, Stefano Cavanna, di Filippo Donati, del M5S, e del primo presidente della Cassazione, Giovanni Mammone.
Tre gli astenuti. I due pm antimafia Sebastiano Ardita, di A&I, con l’indipendente Nino Di Matteo, entrambi al primo turno avevano votato per Creazzo; e il laico della Lega Emanuele Basile, astenuto anche inizialmente. Non ha partecipato al voto il vicepresidente David Ermini.


Romano di nascita, 62 anni, da dieci anni insieme a Giuseppe Pignatone, da Reggio Calabria alla Capitale, Michele Prestipino è il nuovo procuratore della Repubblica. Dopo aver trascorso gli ultimi dieci mesi nel ruolo di facente funzioni del pensionato Giuseppe Pignatone, oggi è stato eletto al suo posto. Secondo alcuni,  la nomina giudiziaria più importante, combattuta e avvelenata degli ultimi quindici anni.
A Giuseppe Pignatone e a Michele Prestipino – che, da procuratore aggiunto, ha seguito l’inchiesta «Mafia capitale» – si deve il rinnovamento della giustizia a Roma, per lunghi anni «porto delle nebbie». E insieme, la capacità di essere riusciti a contrastare l’aggressione della criminalità organizzata alla metropoli. In particolare della ‘ndrangheta negli anni più recenti (titolo: Il contagio; come la ‘ndrangheta ha infettato l’Italia, scritto a 4 mani). In ballo, il controllo del mercato della droga. I proventi derivanti dallo spaccio. Ma non solo.
La più recente, quella che tre settimane fa, a metà febbraio ha visto Michele Prestipino impegnato nel coordinamento della Direzione distrettuale antimafia, è l’operazione antidroga che ha messo fine alle attività della banda della «città del nordest», spacciatori impegnati contemporaneamente nelle «piazze» tra Monterotondo, Fonte Nuova, Mentana e Guidonia Montecelio. A fare da caveau, le casseforti messe a disposizione dai «colletti bianchi» complici, necessarie per custodire i sacchetti con il chilo di cocaina da smerciare.
L’ultima operazione nelle vesti di aggiunto, a capo della Dda; la prossima nella provincia nella qualità di procuratore generale.
Perché Michele Prestipino in questi anni ha avuto modo di esprimersi in forma compiuta e decisamente appropriata su quanto l’entroterra della prima cintura capitolina funzionasse da foresteria per le organizzazioni criminali. Non le uniche, ma certo le più significative per la sottesa strategia e per l’impiego di uomini e mezzi, senza dubbio le operazioni Babylonia, Tivoli silentes, clan Rinzivillo.

Nella «Babylonia» camorra con sacra corona unita pugliese

In particolare, relativamente alla prima – che ha interessato Monterotondo, Roma e, di lato, Pichini di Guidonia Montecelio, in una conferenza stampa il neo-procuratore, tracciò con nettezza gli obiettivi delle famiglie criminali – in questo caso si trattava della camorra insieme a sacra corona unita pugliese – relativamente alla periferia: I proventi illeciti sono stati reinvestiti non solo nel sistema delle slot, ma anche in altri settori più appetibili sul fronte del riciclaggio come tabaccherie e sale ristorazione. Altre attività investigative hanno confermato come il territorio periferico della capitale sia stato preso d’assalto dalla criminalità con numerosi apparecchi illegali in bar ed esercizi commerciali. Questa mattina abbiamo posto sotto sequestro diversi locali con stanze nascoste nelle quali vi era tutta una serie di apparecchi scollegati. Sono in corso approfondimenti, i metodi si sono evoluti a tal punto che anche le slot collegate alla rete dei Monopoli di Stato non garantiscono il Preu (ndr: prelievo erariale unico sugli apparecchi da intrattenimento».

Le ‘ndrine di San Luca nell’operazione «Tivoli silentes»

«Tivoli silentes» – matrice ‘ndrangheta – interessò una vasta «delegazione» territoriale, comprendente Tivoli, Guidonia Montecelio e Castelnuovo di Porto. A capo, Luca Cosmo, un 34enne nipote di Giuseppe Giorgi, a capo della ‘ndrina di San Luca: «Intendono gestire numerosi affari gli affiliati alle ‘ndrine reggine come i Pelle, Pizzata e Strangio, nonché il clan Muto di Cetraro (CS), specializzati nell’usura, nelle estorsioni, nelle rapine, nel traffico di stupefacenti ed armi, in ciò supportati da pregiudicati romani».

La filiera dell’ortofrutta Catania-Europa di Salvatore Rinzivillo

Michele Prestipino

Il disegno dei gelesi di Salvatore Inzerillo era decisamente ambizioso. Intanto, Roma come «capoluogo» della mafia. Con tanto di piani produttivi e finanziari. Dal punto di vista «imprenditoriale», la filiera dell’ortofrutta, attraverso il collegamento dei mercati generali di Catania, Fondi, il Car di Guidonia fino a Milano. A seguire, una presenza organica in Europa. Mentre il commercio si presentava nella forma tradizionale della «protezione» che dava luogo anche alla formazione del prezzo.
«Abbiamo accertato ancora una volta – disse Michele Prestipino nella conferenza stampa – una delle caratteristiche fondamentali delle mafie, una di quelle che ne fanno la loro forza, e cioè il sistema delle relazioni con il mondo non mafioso, sia nella terra d’origine sia in quei luoghi dove le organizzazioni si stabilizzano.
«Chiusa l’indagine sui Rinzivillo (37 arresti, ndr) – disse ancora Prestipino – ci sarebbe da riflettere. Le indagini ci dicono della presenza di personaggi… fra questi il dottore Giuseppe Guttadauro che è stata è una delle teste pensanti di Cosa nostra e che è libero, in circolazione, ed è fisso a Roma, dove si incontrava con Salvatore Rinzivillo. Da diversi anni sono presenti nella Capitale anche il fratello, la sorella e la mamma di Filippo e Giuseppe Graviano. […] dobbiamo cominciare a riflettere sul significato di questi spostamenti, perché se io voglio investire a Roma non ho necessità di portare la mamma, il fratello e la sorella, lo posso fare direttamente con altri soggetti. Se si spostano c’è un motivo ed è bene che noi lavoriamo per capirlo fino in fondo».