FILIPPO LIPPIELLO SPIEGA LA «CONVENZIONE»
ELISABETTA DI MADDALENA, Anna Giansanti, Filippo Lippiello, Francesco M. Dandini (della F.lli Pacifici; presidente della sezione «Attività estrattive» di Unindustria), e i sindacati. Tutti «ospiti» partecipanti in qualità di «pubblico», questa mattina, alla riunione della Commissione ambiente cittadina. Un incontro che ha registrato l’assenza di Egidio Santamaria, il dirigente dell’Area VI del Comune di Guidonia Montecelio. Sostituito all’impronta dallo stesso Lippiello, che ha provveduto a «spiegare» le criticità della “convenzione travertino” ai presenti. Il che ha creato un problema di non poco rilievo. Anche «istituzionale». Perché il regolamento delle Commissioni consiliari prevede la presenza dei «non addetti» ma soltanto nella forma di spettatori, senza ricorso alla possibilità di parola. Fatto diverso e opposto nel caso di convocazioni finalizzate a specifiche audizioni. Che stamattina non erano contemplate.
All’inizio, evidente l’imbarazzo dei componenti della Commissione ambiente, con le domande di chiarimento sulla «convenzione travertino», impedite dall’assenza di Santamaria. A quel punto, Filippo Lippiello ha proposto di poter interloquire in proposito. Così, aspetto quantomeno curioso, ignorando il regolamento del Comune, Alessandro Cocchiarella, presidente della Commissione, ha chiesto ai presenti se poteva autorizzare l’imprenditore. Non registrando reazioni, una sorta di «silenzio assenso», ha dato il benestare. Ignote al momento le reazioni del sindaco e del presidente del Consiglio comunale.

di TOMMASO VERGA
«TRATTATIVA»? oppure «2.000 OPERAI»? Tesine del «compito in classe» del Consiglio comunale di Guidonia Montecelio di ieri, viazoom. Appiccicate al travertino. Il «2.000 OPERAI» – secondo Emanuele Di Silvio, Pd – corrisponde alla odierna quantità di addetti. Magari fosse! Invece ne sono rimasti 300, effettivamente. Che però, paragonati a 2.000, non fanno «numero», se vuoi farti notare devi ricorrere alla surroga, vuoi mettere? «TRATTATIVA»: «la fase preliminare e preparatoria di un contratto, di un accordo, di un patto o di un trattato» recita il dizionario. Si firma quando le parti si ritengono soddisfatte. Come il sindaco di Guidonia che ha accettato tutte le richieste delle aziende estrattive (dalla rateizzazione delle imposte alle polizze assicurative non rinnovate nonostante la legge vieti in difetto la prosecuzione dell’attività). Una firma «privata», visto che non si colgono benefici per la città da lui amministrata. Signor Barbet, Guidonia Montecelio cosa ci ha guadagnato?

Arianna Cacioni, Lega per…; a destra, Filippo Lippiello (sindaco); sotto, Emanuele Di Silvio, Pd; in basso, Giuliano Santoboni, 5stelle

Il Consiglio comunale di ieri s’è svolto all’interno di tali convenute subordinate. Un rincorrersi degli interventi intesi a dimostrare agli (interessati) osservatori chi meritasse il titolo di più «dignitoso cortigiano» degli imprenditori delle cave.
Finita qui? Neanche per idea. Perché dev’essere aggiornato l’impegno. Quello in corso dell’amministrazione comunale si intitola «convenzione travertino». Prefazione: «Se non l’approvate voi la firmo io»: espressione di Egidio Santamaria, dirigente dell’area VI del Comune, nella riunione della Commissione ambiente del 28 maggio. L’ha riferito ieri Emanuele Di Silvio, in uno dei tanti interventi in aula consiliare.
Lasciamo stare la portata del «pronunciamento» rivolto a un’assemblea elettiva, esaminiamo piuttosto il detto dell’ingegnere. Un «ghe pensi mi» dal quale si arguisce che il responsabile tecnico-amministrativo dell’area VI sa perfettamente che la «convenzione travertino» deve passare per il voto del Consiglio perché è stata ridotta a uno sbiadito e balbettante certificato. Percorso inevitabile visto che le questioni «strategiche», decisive rispetto al recupero e alla pianificazione del territorio sono state del tutto depennate.
Poco per tanto: la subsidenza che si sta riproponendo; cosa fare delle «24 buche» costituite dalle cave dismesse e abbandonate mancando un programma di riqualificazione del bacino estrattivo; e le polizze assicurative?: la legge proibisce la prosecuzione dell’attività di cava in caso di assenza. Possibile se ne riparli giovedì prossimo, nuova riunione della Commissione (terza convocazione). Per essere chiari: sulla quale ricade la responsabilità di mantenere e incrementare nel bacino delle cave tutte le storture che ben si conoscono.
Il fatto è che nel Consiglio comunale di ieri (solo a Guidonia Montecelio si poteva menare scandalo per il ricorso alla videoriunione) oltre a ricomporre l’integrità del gruppo consiliare ex 5stelle (le due dimissionarie Laura Alessandrini e Laura Spinella sono state sostituite dai primi non eletti Domenico Gigliotti e Cristian Falconi) ci si attendeva una discussione al passo con i tempi, anche dividendo l’aula tra sostenitori del governo nazionale (e regionale) e oppositori. Un’astrazione? Ma se da ogni parte si dice che è necessario cambiare, che non si può proseguire come prima. In aggiunta, la settimana scorsa, al sindaco che esaltava la sua maggioranza l’opposizione replicava (quasi) unanime «al voto, al voto». Invocazione che ci sta tutta, tre anni dopo il voto Michel Barbet non può che registrare il fallimento della sua direzione della città.
Il fatto è che i protestanti non hanno colmato il divario (ammesso fosse tale). Gridare «elezioni» e non sapere cosa farci, pensare al voto come «soluzione organizzativa», che niente ha a che vedere con la politica e i programmi, aggregazioni tanto per vincere, sono soluzioni che Guidonia Montecelio ha sperimento per anni. Con gli effetti che si conoscono. Il dibattito di ieri è stato di chiarezza esemplare: «mai come oggi la nostra città ha bisogno di idee e progetti per contrastare la crisi economica che attraverseremo per gli effetti del Covid 19» si legge sul profilo Facebook di Emanuele Di Silvio. Al che si chiede quali sono i compiti dei consiglieri comunali.
Ancora sul travertino. Un’aspra polemica tra i consiglieri del Pd e i 5stelle sull’«istituzione tavolo attività estrattive». Non si capisce a cosa dovrebbe servire, per giustificarlo viene addirittura evocata la «guerra del ’18» con le manifestazioni dei lavoratori e quant’altro. Un’evocazione che vorrebbe dimostrare chi, due anni fa, era in piazza e chi respingeva i dimostranti. Il richiamo a quei fatti, oggi dovrebbe essere utilizzato per vidimare i «bollini fedeltà» verso le posizioni degli imprenditori delle cave. Che infatti non trovano critici in un Consiglio comunale che negli ultimi mesi è stato convocato per discutere esclusivamente di travertino.
La risposta più corrispondente (in senso formale) di questo teatrino dell’assurdo, è venuta dall’assessora Elisa Strani (sul conto della quale nessun «oppositore» ha interrogato il sindaco sull’astruseria della scissione delle cave dalle Attività produttive), la quale ne ha approfittato per ribadire che il «tavolo» è completo, i posti occupati, libero neanche uno strapuntino in piedi, impegnato com’è dalle permanenti riunioni «ristrette» tra Barbet, dirigenti, lei stessa e professionisti di varia natura e provenienza.
Eventuali modifiche? il tavolo non lo consente né sono previste. L’assessora non ha fatto nemmeno cenno al movimento dei “cavatori ribelli” dei quali è in fase di costituzione una loro organizzazione. Potrebbero essere loro a farsi sentire-vedere. A quel punto sarà necessario allargare il tavolo. Ci si tornerà su.