di TOMMASO VERGA

Gianluigi Nuzzi

Gianluigi Nuzzi

DIECI ARRESTI, tra i quali due suore, Marcella Cesa (assistita dall’avvocato Francesco Paolo Sisto), madre superiora della Congregazione Ancelle della Divina Provvidenza, e Assunta Puzzello, nonché il “nome eccellente” di Antonio Azzollini, senatore dell’Ncd-Ap (il gruppo formato dagli eletti nei partiti di Alfano e Casini), presidente della commissione Bilancio. Ed anche 25 indagati nell’operazione “Oro Pro Nobis”, primo atto della conclusione traumatica dell’indagine della Procura di Trani sulla “Casa di cura Divina Provvidenza”. Tutto in conseguenza del passaggio dal regime di amministrazione controllata al fallimento. Per una somma di tutto riguardo, circa 500 milioni di euro. Ma come è arrivato a tale risultato un ente come quello che chi vive nel comprensorio a est di Roma e non solo, conosce molto bene, da moltissimi anni (magari appellato come “Martellona”)? E che incassava dallo Stato italiano 100 euro al giorno pro capite per circa 800 pazienti?
A giudicare soltanto la sequenza degli avvenimenti, al primo posto certamente si trova l’abbandono dei principi che indussero don Pasquale Uva a fondare l’Opera nel 1922. Le indagini infatti coinvolgono direttamente le Ancelle della Divina Provvidenza, almeno alcune, protagoniste negli ultimi decenni di un processo che ha portato la congregazione a servire e servirsi di poteri politici e ad imbastire trame fondate sulla finanziarizzazione delle attività. Con la partecipazione attiva dello Ior (Istituto opere di religione), la banca off shore vaticana protagonista e partecipe di molti fatti oscuri dell’Italia del dopoguerra (Marcinkus, Sindona, Calvi). Almeno fino alla riforma avviata da Benedetto XVI e portata a compimento da Francesco che ha consentito all’istituto di uscire dalla black-list bancaria compilata dal Dipartimento di Stato Usa nel 2012. Anche se netta è l’impressione che si sia chiuso il recinto dopo che i buoi con quel che segue.

Ancelle della Divina Provvidenza

Ancelle della Divina Provvidenza

Siamo nel 2009. Gianluigi Nuzzi, nel suo Vaticano spa, elenca una serie di conti correnti depositati presso lo Ior. Compreso quello denominato “Fondo San Martino”, aperto nel 1987 da un fantomatico “Roma”, sul quale il commendatore Luigi Leone, di Bisceglie, nell’aprile del 1991 versa 100 milioni di lire. E’ la prima conferma del sospetto che dietro “Roma” si celi proprio il dominus della “Divina Provvidenza”. In “chiaro”, presso lo Ior risultano altri due conti, uno denominato “Suore Ancelle della Divina Provvidenza-Bisceglie” e un altro, “Comm. Lorenzo Leone-Bisceglie”. Secondo il giornalista, enormi le somme depositate: «Nel conto delle suore erano giacenti al momento della verifica, circa 56 miliardi ovvero 43,5 milioni di euro dei giorni nostri con la rivalutazione monetaria. Mentre il comm. Leone era titolare di conti variamente intestati di natura personale e vincolati da disposizioni testamentarie che prevedevano la destinazione dei beni alla figlia ed ai nipoti. Totale 16 miliardi di vecchie lire, con la rivalutazione più di 12 milioni di euro».
Nuzzi viene sentito dagli inquirenti a ottobre 2013, come persona informata dei fatti. Il verbale viene secretato ma tutto fa presumere che sia conseguente il sequestro, avvenuto nel febbraio d’un anno fa, di 750 mila euro su due conti correnti intestati a «Istituto Don Pasquale Uva Casa Divina Provvidenza onlus» con sede a Bisceglie, e «Istituto Don Pasquale Uva onlus» con sede a Potenza.
Veniamo ai giorni e ai sobborghi nostri, allorché, il 15 aprile, la Cassazione ritiene inammissibile l’istanza di dissequestro di 27 milioni e mezzo di euro risalenti alla casa di procura “Istituto suore Ancelle della Divina Provvidenza” di via Pantano 35 a Guidonia Montecelio. A fondamento della decisione, i giudici convalidano la relazione della guardia di Finanza di Bari, che rimarca come la responsabile legale di “casa di procura” fosse anche economa generale della “Congregazione delle Ancelle della Divina Provvidenza”. E che in via Pantano 35, indirizzo indicato della “casa di procura”, ha invece sede il “centro disturbi del comportamento alimentare e obesità” dell’Ihg (Italian hospital group). Quindi nessuna istituzione riconducibile alle suore.

L'Ihg di via Pantano 35 a Guidonia

L’Ihg di via Pantano 35 a Guidonia

Né indicazioni precise sull’immobile posto sotto sequestro. E neppure l’indicazione circostanziata del bene oggetto della “vendita fittizia” sospettata dagli inquirenti. Per Francesco Giannella, procuratore aggiunto della Repubblica di Trani, Guidonia sarebbe stato un paravento dove dirottare quattrini. Denaro sottratto ai bilanci della congregazione, una somma di cifre che certamente avrebbe evitato il fallimento e la perdita di molte decine di posti di lavoro.
Riferendosi agli sviluppi recenti dell’indagine, Carlo Maria Capristo, procuratore capo di Trani, ha voluto sottolineare l’apporto venuto alle indagini dallo Ior. Merito del Papa, ha detto. Anche se appare eccessivo voler mettere ciò in relazione al nome dato all’operazione. Quando “Oro Pro Nobis” iniziava, Bergoglio era di là da venire.

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