di TOMMASO VERGA
E’ UN METODO. Quando non vuoi sentire commenti che non t’aggradano interpelli solamente quelli che speri non t’applaudano. Vale per tutti, partiti, sindacati, organizzazioni professionali, condomini. Un sotterfugio stupido. La dimensione del villaggio è circoscritta, non ci sono guardiani al confine. Quindi, stamattina sfogli Dentro e apprendi che Cgil-Cisl-Uil a due anni distanti dalla «rivoluzione del ’18», elogiano il varo dello «schema di convenzione» per le cave di travertino.
Il quale oggi va in Consiglio, si legge in un virgolettato (un comunicato si presume) «e speriamo venga approvata» (…) «la prevista convenzione necessaria a perfezionare la regolarità dell’attività di escavazione. La convenzione in vigore era ormai non più adeguata alle mutate condizioni normative. La discussione per aggiornarla è stata lunga e complessa e chi ne ha seguito come noi l’iter sa che è il frutto di una attenta e puntuale analisi della situazione e che in tal senso permetterebbe di mettere le basi per una più generale revisione del settore».
Righe che dicono molto. A cominciare da chissà quali «mutate condizioni normative». Sbavature che invece principalmente confermano la «natura corporativa» di Cgil-Cisl-Uil. Una qualifica che si immaginava morta e seppellita dopo gli approfondimenti sulla necessità di trasformazione del sindacato italiano, impostazioni dovute a Luciano Lama, a Pierre Carniti, a Bruno Trentin, a Giorgio Benvenuto, ad Agostino Marianetti. Riflessioni che avevano condotto al superamento del’angusto perimetro della categoria a favore della «condizione generale». Un argomento rientrato a pieno titolo nella formula sostenuta da Maurizio Landini, Annamaria Furlan e Carmelo Barbagallo.
Alla quale si immagina vorrebbe riferirsi quell’«attenta e puntuale analisi della situazione». Che però poi evita di esprimersi sulle 25 cave dismesse e abbandonate; sui cenni di subsidenza che riappaiono a Villalba; sul rischio idrogeologico; sull’attività che prosegue tranquillamente nonostante il mancato rinnovo delle polizze fideiussorie. Potrei elencare un’altra mezza dozzina di argomenti ma non voglio abusare. Salvo che per la formula del ritombamento, con le macerie delle costruzioni e/o dei terremoti, che finalmente si riuscirà a scaricare nelle buche. Il primo tentativo (fallito, come tutti i successivi; fino a oggi) risale al latifondo di Carlo Filippo Todini, quando le aziende del travertino pagavano il vuoto-per-pieno fosse torba, testina o cappellaccio. Alla testa di quel contrasto c’era la sinistra, c’erano Cgil-Cisl-Uil, attraverso i sindacati confederali di categoria.

Le sette lastre di travertino riscoperte al Pantheon

In effetti, oltre alla incompatibilità con il piano da presentare per l’autorizzazione – che non può non garantire le quantità necessarie di materiale lapideo –, messo come intende la «convenzione», il ritombamento, come sempre, punterà prima d’altro ad assicurare un vantaggio copioso, un lucro effettivo. Oggi, un camion che da Accumoli fa tappa al Divino Amore e capolinea alla montagnola di inerti a Ciampino, intasca mille, 1.500 euro a viaggio, due-tremila tra andata e ritorno.
Le diversità tra l’impostazione di chi ritiene lo «schema di convenzione» un moncherino, deleterio per (quasi) tutti gli addetti del settore – è quanto si imputa agli ex grillini di Guidonia Montecelio –, e quella elogiativa, non è dettata da chissà quale opposizione «sinistreggiante» ma dalla necessità irrinviabile che il bacino del travertino venga considerato parte integrale dell’ambito che lo ospita. Sul quale si deve intervenire con gli strumenti propri di un «sistema territoriale». Per rendere l’idea, come ricorrere a un Piano regolatore.
Nessuno vuole la chiusura delle cave (sicuramente non chi scrive), diversamente dall’estrazione (e dalla verticalizzazione) che deve intendersi compatibile con le condizioni di vita delle persone. Lavoratori e abitanti.
L’esempio di un modo di operare («di pensare» è pleonastico) e d’un «contenitore funzionale», l’ha offerto il signor Barbet. Quando ha creato l’assessorato alle Cave separato dalle attività produttive. Una distinzione ridicola per un’area che dal raccordo anulare a Pontelucano risulta occupata da sistemi produttivi di rilevante portata. A favore di chi? di cosa? Non di Cgil-Cisl-Uil che però, contraddittoriamente, non risulta disturbato. Se si replica che la cosa non può interessare un sindacato di categoria si conferma l’assunto. Quindi non andate fuori tema. Continuate a fare (possibilmente bene) i contratti.