Le responsabilità dirette sulla costruzione dell’impianto: dal «taglio» di 108 ettari di parco ad opera di Francesco Storace alla vendita dei 39 ettari necessari a Manlio Cerroni. Il «progetto Tmb» all’Inviolata non nasce a caso, né è figlio di m.ignota: Eligio Rubeis lo volle, fortissimamente volle
Si inizia con una riesumazione (dopo aver constatato defaillances della memoria)
di TOMMASO VERGA
2 AGOSTO 2002. la giunta di centrodestra della Regione Lazio presieduta da Francesco Storace (Alleanza nazionale, ex Msi, eletto il 16 aprile 2000), approva il taglio dei parchi Veio, Marcigliana, Decima-Malafede, Nomentum, Monti Lucretili e Inviolata: nella sola provincia di Roma verranno tagliati 15.000 ettari di parco (superiori di 3mila ettari al perimetro di Milano), che si aggiungono ai 2.700 già sottratti a Bracciano e Martignano.
Il Consiglio regionale delibera favorevolmente. Così l’Inviolata da 508 ettari passa a 400, stessa sorte per il Nomentum ridotto di 340 ettari; tagliati 1.340 ettari tra Marcellina e Palombara Sabina del parco dei Monti Lucretili.
13 OTTOBRE 2003. A Tivoli, davanti alla notaia Emma Anedda, Carlo Filippo Todini vende a Manlio Cerroni 39 ettari del suo terreno all’Inviolata da destinare alla costruzione di “un impianto meccanico biologico per il trattamento dei rifiuti”. Valore della transazione, 3 milioni e mezzo di euro. La cifra appare incredibile, ‘fuori mercato’. Perché l’area indicata nel rogito è a destinazione agricola oltreché interna al Parco dell’Inviolata, quindi vincolata dalla legge regionale. Chi non si pone dubbi è Manlio Cerroni, che sborsa 500 mila euro di caparra seduta stante, impegna 2 milioni alla stipula della compravendita definitiva e un milione per l’anno seguente.
23 GIUGNO 2004. Il Comune di Guidonia Montecelio – sindaco Stefano Sassano, maggioranza di centrodestra-Udc, in uscita – approva la messa a disposizione il proprio territorio alla Regione Lazio per ubicarvi un impianto di trattamento meccanico-biologico dei rifiuti, «al fine di chiudere l’attività della discarica dell’Inviolata».
4 APRILE 2005. A Palazzo di città entra un nuovo sindaco, Filippo Lippiello, Margherita-centrosinistra. Lippiello partecipa da protagonista alle manifestazioni degli ambientalisti, dichiarandosi intenzionato a ‘fare i conti’ con la discarica e con l’impianto Tmb. Capogruppo del suo partito in Consiglio comunale è Domenico De Vincenzi, Margherita anch’esso; che esclude la sede dell’Inviolata (“se necessita, il Tmb si deve costruire nella zona di Tavernelle”). Segretario della Margherita è Paolo Morelli, lo stesso che completerà la procedura dell’acquisto di Manlio Cerroni.
30 GIUGNO 2005. Ancora davanti alla notaia Anedda le parti convengono che la trattativa deve ritenersi andata a buon fine (l’area del Parco dell’Inviolata è stata “tagliata”).
Firmano la transazione Manlio Cerroni e Paolo Morelli, «delegato con procura speciale a rappresentare il signor Carlo Maria Filippo Todini».
Eligio Rubeis rivendica, decisamente rivendica…
NON IL CALDO, MA IL SOLE. Guai se ti prende un colpo. Ancor più per gli aderenti al Pdrddc (Partito dei ricordi dipendenti dalle convenienze) sui quali l’effetto assume contorni esponenziali. L’esempio è offerto da un seguace di Eligio Rubeis (ce ne sono ancora…). Il quale adepto, preso dalla voglia di strafare, animosamente nega quanto il suo ex sindaco diffonde a mo’ di mantra: «l’impianto Tmb l’ho voluto io, io mi sono accordato con l’avvocato Cerroni» ribadisce a piè sospinto. Che brutto negare il (de)merito per (diri)mere questioni di partito. Con l’aggiunta del colpo di sole. Che porta il cantore delle virtù rubeisiane a un inedito proposito: «Per una volta diciamo la verità ai cittadini». Una botta d’autocoscienza che conduce l’autore, novello capitano James Kirk, ad «arrivare laddove mai nessuno ha osato prima».
E’ incredibile la discussione-insulto sulle colpe relative al trattamento dei rifiuti. Acclarato che Eligio Rubeis su chiusura discarica (già al sesto invaso…) e insediamento Tmb non accetta censure, quel che non si comprende è il goffo tentativo dei suoi di sottrargli l’aureola, il momento di gloria.
Rubeis l’impianto lo ha fermamente voluto. Sbaragliando quelli che dentro Forza Italia, il suo stesso partito, puntavano su un nuovo inceneritore (insufficienti le caldaie della Buzzi-Unicem?). Per Rubeis l’investimento di Manlio Cerroni sarebbe stato un «bene per la città» perché, a suo dire, avrebbe consentito la chiusura della discarica. Convinto che l’ottavo Re di Roma ci avrebbe persino rimesso di tasca propria pur di vedere il Tmb in funzione. Lo scopo? «farsi beatificare per aver salvato Roma, ecco perché si è attestato a 190mila tonnellate l’anno». Eh no, avvocato Cerroni, facciamo la metà. «Ma sì, sì, ditegli che va bene…». Non basta, il sindaco chiede anche che venga tolta la discarica di servizio. «Ma sì, sì, ditegli che va bene…».
ANTIDOTO AL TMB? VOTA IL «POLO CIVICO» DI PAOLO MORELLI E ALDO CERRONI
Approfittando di tanta confusione (e della inanità degli altri, soprattutto dei numerosi iscritti al Pdqvmscs: «se voglio fare il sindaco il “Partito di quei voti mi servono comunque sia”») un ruolo di oppositore di primo piano contro il Tmb ha deciso di ritagliarselo il Polo civico guidoniano. Che sul proprio profilo Facebook si dilunga in un “poema” beatificante quelli che intendono la politica come un mazzo di carte da mischiare, tanto quel che risulta se va bene, va bene, sennò sarà per la prossima smazzata.
«Oggi potremmo dire “lo avevamo detto” nel 2017 – l’esordio dei “civici”; ultimi in ordine di tempo ad accorgersene, ndr – che questa questione sarebbe finita così: con i rifiuti di Roma destinati al Tmb nell’impianto di Guidonia Montecelio. All’epoca avevamo chiesto a tutte le forze politiche un sussulto di concretezza ed ai concittadini di scegliere le competenze e non il populismo votando il nostro programma. Ma in politica non serve avere ragione, serve risolvere i problemi.
«Questo del Tmb a Guidonia Montecelio è solo l’ultimo, e forse il più grave, dei problemi della nostra città che la Giunta 5 Stelle dimostra di non saper affrontare.
Infine, il «grido di battaglia»: «Senza piccoli calcoli politici di bottega chiediamo al PD di Zingaretti e al M5S di Virginia Raggi, registi fra i tanti (chissà perché omessi i nomi, ndr) di questa sciagurata “operazione”, di rinunciare, almeno questa volta, a sacrificare il nostro territorio per vincere le prossime elezioni capitoline». L’orazione prosegue di molto ma per plausibili ragioni ci si deve arrestare qui.
Anche perché alcune precisazioni sono necessarie. Intanto, occorre rammentare che il Polo civico di Guidonia Montecelio è il partito fondato da Paolo Morelli e (un gradino sotto) da Aldo Cerroni.
A prescindere dalle competenze, Paolo Morelli non è l’amministratore dei beni di Carlo Filippo Todini, proprietario dell’Inviolata?
A sua volta Aldo Cerroni nel 2008 dovrebbe essere stato il candidato alla Provincia per il Partito democratico. A seguire, fino alla conclusione traumatica della consiliatura precedente Michel Barbet, Aldo Cerroni è stato presidente del Consiglio comunale in quanto alleato del sindaco Rubeis (con il quale firmò l’apparentamento elettorale del 2014, necessario per sconfiggere il candidato dem Domenico De Vincenzi).
Allo stato, altro cambio: il civico Aldo Cerroni ora è a capo della segreteria di Marietta Tidei, nel Lazio consigliera regionale di Italia viva di Matteo Renzi.
Cosicché, al «protagonismo» a posteriori del Polo civico si può fornire un motivo, un argomento «forte» che lo renderebbe, questo sì, prim’attore di un atto decisivo, condiviso quasi all’unanimità (esclusi Forza Italia, Fratelli d’Italia e Lega per Salvini: sotto varie denominazioni tutti alleati di Rubeis). La proposta: il fondatore Aldo Cerroni deve intervenire sulla Tidei perché costringa Zingaretti a proibire l’insediamento di Cerroni (Manlio) all’Inviolata. Avrà pure un senso l’esposizione di un sì ragguardevole elenco di mostrine sul curriculum di Cerroni (Aldo).
Imperturbabile ancora il Polo civico: «Purtroppo non è la prima volta che scelte dei Partiti e dei Movimenti romani penalizzano il nostro territorio per le esigenze della Capitale». Siamo alla scoperta dell’acqua calda.
Perché Guidonia Montecelio, è il paradiso ideale per l’intreccio politica-affari, unico lasciapassare che abilita l’alternativa tra le forze politiche (tutti «a propria insaputa»). Lo dimostrano gli indisturbati caroselli e i permanenti interrogativi privi di repliche (il vero fallimento dell’assuefatta amministrazione 5stelle), necessari a salvaguardare l’identità dei protagonisti e delle comparse. Tutti si conoscono perché a tutti conviene convenire. In un’aula di giustizia si è sentita la definizione di «mafia culturale».