di TOMMASO VERGA
MA DAVVERO SONO STATE CHIUSE? Sei cave di travertino tra il 7 agosto e l’altro ieri? («Caucci Mario ITR»; «Fratelli Poggi»; «S.T.R.» e «B.T.R.»; in precedenza, «Giansanti» e «Pirandola»). Lecita la domanda visto che, a quanto si vede (e risulta), non se n’è accorto nessuno. Nemmeno le aziende interdette (che a quanto pare proseguono l’attività…). E i sindacati? CGIL-CISL-UIL non vi hanno fatto caso. Così come il CVTR (Centro valorizzazione del travertino romano): che dovrà cambiare presidente visto che l’azienda dell’attuale, Filippo Lippiello, è «stata chiusa» (già predisposto lo spazio Facebook per la replica al post viperino della signora).
E gli effetti delle cessazioni? Licenziamenti? Cassa integrazione? In apparenza nulla. Vien da pensare che le aziende non abbiano dato esecuzione alle ordinanze del Comune di Guidonia Montecelio causate dalla mancata sottoscrizione delle polizze assicurative sul risanamento ambientale.

I lavoratori del travertino in una delle manifestazioni dell’estate 2018

Perché la materia non si presta a chiacchiere e nemmeno a conferenze stampa, dato che il contraccolpo delle sei ordinanze colpirebbe più di duecento famiglie. Va detto che il ricorso alle proteste non avrebbe avuto nemmeno bisogno di rodaggio. Perché le prove generali erano state fatte due anni fa. In quel caso, contro l’ordinanza di chiusura della «S.T.R. spa», la Società del travertino romano di Filippo Lippiello. Quasi un mese di agitazione che portò persino alla proclamazione (e allo svolgimento) di uno sciopero generale indetto da CGIL-CISL-UIL. Era il 12 settembre 2018. Eppure si trattava di un’unica azienda.
Si ricorderanno le manifestazioni, le astensioni dal lavoro di tutto il settore, i cortei, le urla d’una signora (dal phisique du role tutt’altro che una cavatrice) e la conversione letteraria d’un’altra, sino ad allora nemica per iscritto di Lippiello. Oltre alle intimidazioni al sindaco e agli assessori di Guidonia Montecelio, le incursioni dei partiti interessati a rimediare qualche grammo di consenso. Uno spettacolo concluso dalla «finzione» dell’accordo di programma sottoscritto in Regione Lazio il 30 settembre 2018 e immediatamente ignorato dalle parti contraenti.
Ora le aziende sono sei. Ma nessuno protesta. Perduti nello scavo anche CGIL-CISL-UIL.
Evidentemente, nel 2020, nessun posto di lavoro è andato perso. E siccome i titolari delle cave non esercitano la filantropia, qualcosa della procedura non è andata per il verso giusto.
Almeno fino a questo momento. Non viene segnalato alcun rigetto delle determinazioni della cabina di comando dell’«area 6» del Comune di Guidonia Montecelio (Egidio Santamaria e Paolo Sperandio). Eppure si tratta di aziende che hanno interrotto l’attività. E i lavoratori? E i loro sindacati? I confederali CGIL-CISL-UIL, così come quelli di categoria Fillea, Filca, Feneal che fine hanno fatto? i dipendenti delle cave interessate dai provvedimenti debbono immaginare la collocazione in cassa integrazione, il prolungamento del lockdown? Le società continueranno ad anticipare il salario? Oppure l’inadempienza delle aziende agli obblighi di legge ricadrà a suo tempo sul posto di lavoro dei dipendenti delle cave?

Le polizze fideiussorie sul risanamento ambientale e la soluzione delle “polizze a spicchi”

Egidio Santamaria, il dirigente di Guidonia Montecelio firmatario delle ordinanze di chiusura delle sei  cave di travertino

La conclusione di quella vertenza segnò il punto di non ritorno nell’originale impostazione politica tra amministrazione comunale e aziende del travertino. Certificato dall’accettazione e dall’esecuzione delle volontà padronali da parte del sindaco e del suo partito (gli ex 5stelle), proni ai desiderata delle cave. Talmente sottomessi da aver inventato un assessorato ad hoc. Che non occorreva né serve agli stessi travertinari. I quali hanno dimostrato di saper formulare e difendere le loro richieste senza bisogno di intermediari.
Un anno nel quale nel palazzo – in un progressivo tutt’uno tra dirigenti, sindaco, assessori, persone del tutto estranee all’apparato politico-amministrativo ma investite di funzioni governative, consiglieri comunali addetti al lavoro nero – la priorità si è rivelata quella di accontentare i novelli interlocutori, finendo per consegnare loro il potere decisionale onde superare le incertezze che hanno contraddistinto gli ultimi mesi.
Nei giorni passati, le voci più recenti sui tentativi di «sistemare» le polizze fideiussorie del settore, davano in pole position la possibilità che le assicurazioni sull’estrazione venissero sottoscritte «a spicchi». Ovvero, le compagnie assicuratrici (mediante i loro «stimati» broker scriverebbe Tiburno) avrebbero garantito la «copertura» per quantità, ogni tot metri cubi una polizza. In progressione.
Nessuna attestazione che ciò possa corrispondere al vero. Salvo il fatto che il totale disinteresse sulle conseguenze derivanti dalle sei aziende ferme darebbe corpo all’ipotesi. Questione di tempo. Quel che stupisce è l’accomodamento di CGIL-CISL-UIL. Resterebbe l’interrogativo su quanto tale soluzione obbedirebbe a criteri di legittimità (l’«honestà» dei grillini antichi). Fatto per nulla acclarato. Per più motivi. I principali: come sanare il debito pregresso: chi, quando e come «coprirebbe» le buche abbandonate a cominciare d quelle contrassegnate dalle fideiussioni false; come far corrispondere l’autorizzazione per l’apertura di una cava con la norma che dispone l’assicurazione del complesso; già che ci siamo: avendo approvato il regolamento, quanto ha incassato il Comune dalle «rateizzazioni»? un-debitore-uno ha versato una-rata-una dell’importo arretrato?

Il proclama di Michel Barbet, nel 2018, sul provvedimento contro la «S.T.R. spa»: «sono d’accordo con la revoca della autorizzazione a cavare o del diniego a proseguire con l’escavazione disposti dagli uffici. Revoca, tengo a precisare, obbligatoria laddove si riscontrino gravi inadempienze compiute dalle imprese rispetto al piano di sfruttamento della cava ed al relativo ripristino»

A distanza di due anni il sindaco di Guidonia ci ha ripensato: le cave di travertino vengono prima della città

Il sindaco Michel Barbet con l’assessora alle Cave Elisa Strani

11 SETTEMBRE 2018
«Ho voluto attendere qualche giorno prima di tornare a parlare della questione cave, per rispetto dei lavoratori che hanno giustamente paura per il proprio posto di lavoro. Prima di tutto vorrei ribadire quanto emerso nel Consiglio comunale di giovedì scorso, cioè che l’Amministrazione Comunale di Guidonia Montecelio sta cercando ogni strada possibile per evitare la chiusura delle aziende che può verificarsi a seguito della revoca della autorizzazione a cavare o del diniego a proseguire con l’escavazione disposti dagli uffici. Revoca, tengo a precisare, obbligatoria laddove si riscontrino gravi inadempienze compiute dalle imprese rispetto al piano di sfruttamento della cava ed al relativo ripristino.«Concedere una sospensione a questi provvedimenti si è rivelato impossibile, nonostante i numerosi confronti istituzionali con enti sovraordinati. Sospensione, che in ogni caso avrebbe rimandato di poche settimane l’efficacia del provvedimento, e che quindi non avrebbe risolto nulla. Nei prossimi giorni e nelle prossime settimane ci saranno altri provvedimenti, alcuni positivi, con la possibilità di continuare l’attività estrattiva, per le aziende che sono risultate in regola, mentre altri negativi verso quelle che non hanno fatto quanto previsto quando gli è stata rilasciata l’autorizzazione a cavare. Purtroppo è sempre difficile riuscire a far rispettare le regole in quei settori dove non lo sono mai state, dove la politica ha sempre evitato di entrare per pura e miope convenienza. E se a pagare le spese di questo è la parte più debole del sistema, vuol dire che la politica negli anni ha fallito la sua missione di corretta gestione del territorio e di protezione dei propri cittadini. Il mio impegno, vi assicuro, continuerà senza interruzioni per tutelare e dare futuro ai lavoratori e al settore estrattivo».