Da Associazione “Amici dell’Inviolata” onlus, Comitato Cittadini Marco Simone – Setteville Nord, Associazione “Sant’Angelo Romano – Economia e Territorio”, riceviamo e pubblichiamo
E’ STATA DEPOSITATA, a distanza di tre mesi dall’ultima udienza del 15 giugno presso il Tribunale di Tivoli, la «sentenza Inviolata» del giudice monocratico Giovanni Petroni sull’annosa vicenda dell’impianto Tmb di Guidonia, che aveva visto finire sul banco degli accusati i responsabili delle aziende che avevano progettato e costruito l’installazione, finita sotto sequestro cautelativo per vari anni.
Sentenza apertamente “buonista” che manda assolti Manlio Cerroni, Gian Mario Baruchello, Francesco Zadotti, Isabella Stolfi, Monica Cerroni e Paolo Stella, imputati di aver violato la normativa urbanistica (realizzazione d’un manufatto senza idoneo titolo abilitativo, in zona sottoposta a vincolo paesaggistico) e per aver modificato l’assetto paesaggistico d’un’area vincolata.
Il processo, originato da un esposto del 2014 da parte delle associazioni locali e rinforzato dalle segnalazioni della Soprintendenza paesaggistica del Lazio, s’è tenuto in quattro anni, con due differenti giudici e numerose udienze.
Tra i testimoni a difesa degli imputati, sono stati chiamati Umberto Ferrucci (ex responsabile Urbanistica di Guidonia Montecelio), Flaminia Tosini, Riccardo Ascenzo, Raniero De Filippis, Luca Fegatelli e Guido Magrini (tutti dirigenti ed ex dirigenti regionali), Stefania Panella (funzionaria della Soprintendenza archeologica), Filippo Avilia (archeologo), Francesco Zadotti e Roberto Loreti (manager delle aziende ‘cerroniane’). Per l’accusa, hanno testimoniato gli ex Soprintendenti Giorgio Palandri, Marina Sapelli Ragni, Elena Calandra, il maggiore dei CC Forestali Dario Burattini ed il presidente dell’Associazione “Amici dell’Inviolata”. Alcuni dei testimoni a difesa hanno preferito non parlare, in quanto indagati “in procedimento connesso”, presso il Tribunale di Roma, dove saranno sottoposti al giudizio del Gup nei prossimi giorni.
Nella «sentenza Inviolata», che ha mandato assolti tutti gli imputati «perché il fatto non costituisce reato», ci sono aspetti discutibili ed altri di notevole interesse. Da un lato, infatti, il giudice rimarca il fatto che manchi l’«elemento soggettivo» da parte degli accusati nella commissione del presunto reato: gli imputati non c’entrerebbero nulla con la concessione dell’autorizzazione regionale, se non per averla richiesta.
D’altro lato, l’autorizzazione rilasciata nel 2010 all’impianto Tmb all’Inviolata di Guidonia sarebbe del tutto “affetta da violazione di legge“: in poche parole, sarebbe illegittima (come più volte affermato da sentenze di Cassazione, dalla Soprintendenza paesaggistica, dalle associazioni locali).
Il giudice Petroni, in finale, fa salva «ogni valutazione da assumersi nella specifica sede amministrativa», vale a dire il Tar regionale. E’ presso il Tribunale amministrativo, infatti, che ora si sposta la partita. Sono in corso in questi giorni i depositi dei ricorsi al Tar contro l’Aia, l’Autorizzazione integrata ambientale regionale, firmata lo scorso 6 luglio dalla responsabile dell’Area rifiuti, Flaminia Tosini.
Ma sono anche all’attenzione del Consiglio di Stato gli appelli contro la «sentenza Inviolata» del Tar dello stesso luglio scorso, in cui si dava in modo largamente criticabile ragione alla creativa procedura regionale, supportata da un infelice Consiglio dei ministri (presieduto da Paolo Gentiloni), di rilascio della nuova Aia.
Appaiono chiare più che mai, sul piano penale, sia la nullità del rilascio dell’autorizzazione al Tmb nel 2010, sia la continua forzatura da parte della Regione Lazio di sanare l’iter autorizzativo ed il manufatto che Manlio Cerroni giudica la sua “perla”, l’impianto che può salvare Roma dall’essere sommersa dalle sue immondizie.
Ma la Regione Lazio, insieme ai politici che la rappresentano, ha deciso nel frattempo di favorire gli interessi del privato invece di tutelare le ricchezze del territorio, rilasciando la nuova Aia al Tmb, il 6 luglio 2020, senza aspettare le motivazioni di questa «sentenza Inviolata», in cui il giudice ha stabilito, al di là della rilevanza penale oggettiva/soggettiva degli imputati, che l’Aia regionale del 2010 rilasciata al Tmb è, ripetiamo, “affetta da violazione di legge”.
Delle illegittimità e dei maneggi vari, ma soprattutto dello sfregio al territorio, i cittadini dell’area circostante il Parco dell’Inviolata si sono accorti da parecchi anni. Sarà forse giunta l’ora che anche i tribunali finalmente si sveglino?